per l'etica laica, sociale e autodeterminata
Introduzione
Parte prima: il passato recente (1982-2012)
Parte seconda: Sarteano, oggi e domani (2013-2022)
Laura ed io siamo arrivati a Sarteano nel 1982. Per 10 anni venivamo in vacanza d’estate, dal 1993 siamo diventati cittadini sarteanesi. Ho conosciuto Sarteano e i sarteanesi un po’ alla volta.
Abbiamo trovato un paesaggio bellissimo, l’altopiano fra la Valdichiana e il monte Cetona, con un affaccio straordinario sulla Val d’Orcia. La ricchezza delle acque ha favorito lo sviluppo di un’agricoltura fiorente, basata sulla coltivazione dei cereali, sulle vigne e gli oliveti.
Questo racconto è la testimonianza del mio vissuto di Sarteano, dal 1982 a oggi, come l’ho vista io, osservandone sia aspetti positivi che critici. E’, inoltre, uno sguardo sulla Sarteano dei prossimi 10 anni vista da un milanese.
Nella prima parte parlo di noi, del nostro arrivo a Sarteano, dei nostri rapporti con la comunità sarteanese, del modo in cui abbiamo vissuto Sarteano prima da turisti e poi da residenti, delle difficoltà di inserimento.
Nella seconda parte, alla luce delle conoscenze che ho acquisito in questi anni, delle trasformazioni avvenute nel tessuto economico , socioculturale e politico, propongo la mia visione personale dello sviluppo futuro di Sarteano
Ringrazio l'amica Marina per i consigli preziosi che mi ha dato nel riordinare i miei pensieri.
Era l’estate 1982, quando arrivammo la prima volta a Sarteano. Laura ed io stavamo trascorrendo il mese di agosto a Montelaterone, sulle pendici dell’Amiata. A Montepulciano, in un’agenzia immobiliare, vedemmo un cartello di vendita che presentava una porzione di casale a Fonte Vetriana, nel comune di Sarteano. Qualche giorno dopo, passando da Radicofani, giungemmo a Fonte Vetriana. Qui c’era un bilocale ristrutturato, ma lo scartammo subito, perché le finestre della cucina affacciavano su un cortile interno dove razzolavano alcuni maiali. Da Fonte Vetriana ci indirizzarono a Fonterenza, un altro borgo, distante poco più di un chilometro, dove c’erano altri locali in vendita. Dovevamo chiedere di Finetta, una signora che ci accolse con un dolce sorriso. Prese le chiavi e ci fece visitare i locali : una cucina con il camino e il forno esterno, e due grandi stanze, entrambe con un bagno in fondo. Il proprietario, un albergatore di Chianciano, nato in quella zona, aveva comprato quei locali pochi anni prima e li aveva ristrutturati, per farne una casa di caccia. Era morto da poco e la moglie, chiancianese, li metteva in vendita. Finetta, più di 70 anni, una parlata in lingua italiana purissima, era la depositaria delle chiavi e conquistò subito Laura. Di conseguenza anche i locali furono giudicati positivamente. Andammo a Chianciano in cerca della proprietaria e, alla fine della settimana, firmammo il compromesso versando la relativa caparra.
Il giorno dopo ritornammo a Sarteano per vedere il centro storico. La prima persona che incontrammo, in piazza, fu il vigile Massimo Basili, cui chiedemmo di indirizzarci a un ferramenta. In corso Garibaldi, prima della Chiesa di San Lorenzo, c’era il negozio della Rita, dove acquistammo alcuni attrezzi e chiedemmo di un muratore. Ci indicò un’impresa, i Morgantini e un muratore, Vittorio Perugini. Furono i primi sarteanesi che conoscemmo.
I fratelli Morgantini erano originari di Fonte Vetriana. Incontrai il fratello maggiore il giorno dopo a Fonterenza e gli mostrai i lavori da fare, chiedendogli un preventivo di massima.
Sarei ritornato a Sarteano due giorni dopo. La sera, arrivati a Montelaterone, eravamo contenti, ci piacevano la zona del Cetona e il borgo di Fonterenza, ci piaceva il centro storico di Sarteano. Mi ero informato sulla composizione della giunta comunale e sull’andamento delle ultime elezioni. Il PCI aveva ottenuto il 62%, il PSI il 20%. Insieme governavano fin dalla Liberazione con una solida maggioranza. Anche questo fattore influì positivamente nella scelta di Sarteano.
Due giorni dopo ritornai a Sarteano per incontrare i fratelli Morgantini. Venne l’altro fratello e mi disse che non erano in grado di fare un preventivo, ma che avrebbero lavorato in economia, conteggiando ore di lavoro e costo dei materiali. Il concetto di preventivo, anche di massima (con variazioni a consuntivo fino al 25%) non è familiare agli artigiani sarteanesi, anche costituiti in impresa. Ne avrò conferma più volte negli anni successivi. Per noi milanesi, abituati a valutare ogni spesa in base al preventivo, ciò è inconcepibile. Rinunciai ad affidare il lavoro all’impresa dei fratelli Morgantini. Incontrai Vittorio Perugini e scattò subito un rapporto di simpatia, come fra Laura e Finetta, per cui gli mostrai le cose da fare e concordammo di farle una alla volta, sentendoci telefonicamente ogni settimana, per fare il punto del lavoro fatto e della spesa.
Ero soddisfatto, avevo trovato la persona giusta. Ed anche un buon compromesso fra il milanese che vuol sapere prima quanto spenderà e il sarteanese, abituato a lavorare a consuntivo ed a richiedere i soldi in un tempo successivo. Vittorio Perugini rimarrà sempre per noi un punto di riferimento a Sarteano, anche dopo il nostro trasferimento. La nostra vacanza a Montelaterone stava finendo. L’ultima settimana era stata un andirivieni con Sarteano.Decidemmo di ritornare a Fonterenza il mese dopo e di fermarci qualche giorno, in occasione dell’atto notarile
Lungo la strada sterrata che parte al km 13 dalla provinciale 478 e attraversa le pendici del monte Cetona, si susseguono i 4 borghi della montagna, Fonte Vetriana, Fastelli. Fonterenza, Casa Bebi. Nel 1950 i residenti nei 4 borghi erano più di 200. A Fonte Vetriana c’era la scuola elementare e la bottega di alimentari con annessa osteria e telefono pubblico.
Quando arrivammo noi, nel 1982, la popolazione residente era ridotta a 30 persone, senza bambini. La scuola elementare era chiusa da anni. Nel 1983 passammo il mese di agosto a Fonterenza. Era ancora l’epoca pre- internet e cellulari, per cui ogni collegamento con il mondo esterno, da Sarteano a Milano, passava attraverso il telefono pubblico di Fonte Vetriana. Per installare una linea telefonica la Telecom chiedeva l’adesione di 4 utenze. Raccolsi 3 firme, oltre alla nostra, e presentammo la domanda. Il telefono fisso fu installato verso la fine dell’anno. Potevamo telefonare da Milano a Primo Aggravi, il nostro vicino e tenerci in contatto con la nostra nuova comunità. Per trascorrere qualche fine settimana anche d’inverno comprammo dalla Rita una stufa a legna, che fu sistemata in una delle due stanze, a integrazione del camino della cucina. Alla sera, Primo ci raccontava alcune storie di famiglia.
Alla fine dell’Ottocento, gli Aggravi arrivarono dalla Maremma, e si insediarono a Fonterenza e Casa Bebi, ricostruendo una casa sulle fondamenta di una vecchia abitazione preesistente. Man mano che cresceva la famiglia si aggiungeva una nuova costruzione. La famiglia Aggravi di Fonterenza contava 40 componenti nel 1950, distribuiti in 6 abitazioni, tutte collegate fra loro. L’intero gruppo familiare era guidato dal capoccia. Ogni componente, fin da ragazzo, oltre al lavoro dei campi e di governo degli animali, svolgeva un’attività specifica a beneficio dell’intera famiglia. Gli uomini: caciaro, macellaio, sellaio, calzolaio, intagliatore, ecc. Le donne, oltre alle funzioni di massaia : sarta, fornaia ( 2 volte a settimana si cuocevano una cinquantina di pagnotte), infermiera ( per fare le iniezioni a umani e animali), ecc
La moglie del capoccia era la massaia capo che gestiva le risorse finanziarie dell’intera famiglia. Dopo la morte della moglie, il capoccia aveva sposato Finetta. Dal 1960 in poi, con la morte del capoccia, la grande famiglia si era divisa e poi ridotta progressivamente con la morte degli anziani e la discesa a Sarteano di alcuni componenti. Fino ai 4 nuclei attuali, 10 persone in tutto, cugini, ma indipendenti fra loro.
Era in corso una trasformazione di queste piccole comunità di montagna, che porterà in breve tempo alla loro disgregazione.
In quei primi anni ottanta la società sarteanese era in piena trasformazione. Attorno al centro storico stavano sorgendo i nuovi quartieri residenziali, da viale Europa fino a Miralaghi. Dagli anni ’60 in poi venivano ad abitare qui anche ex contadini e mezzadri dei grandi proprietari terrieri ( i Forneris, i Fanellli, ecc), che abbandonavano i poderi. Ora andavano a lavorare a Chianciano o avviavano le attività nell’ edilizia e trasporti , che saranno la colonna dell’economia sarteanese per alcuni decenni
Erano in crisi anche le due grandi imprese industriali, la cartiera e la Manifattura Tabacchi, già chiusa dagli anni cinquanta, che avevano affiancato l’attività agricola, occupazione della maggior parte dei sarteanesi nella prima metà del Novecento.
Alla fine degli anni ’70 incominciava a svilupparsi il turismo, sotto forma di turismo stanziale, cioè persone che compravano un vecchio podere per ristrutturarlo e farne la casa di campagna. Molti erano romani, fra cui ex sarteanesi e figli trasferitisi a Roma negli anni dell’esodo dalle campagne, altri come lo scrivente arrivavano dalle città o addirittura dall’estero, in primo luogo tedeschi e inglesi, che con le loro monete forti erano compratori privilegiati e committenti di importanti lavori di ristrutturazione. Accanto all’edilizia, fiorìrono le attività artigiane collaterali di fabbro, elettricista, idraulico, ecc.
Un imprenditore milanese aveva acquisito la concessione di una fonte termale naturale, attorno alla quale costruì un campeggio moderno, affermatosi tra i migliori del Centro Italia. Sarteano diventava meta di campeggiatori italiani e stranieri, con un numero crescente di presenze. Oltre ai tradizionali punti vendita di prodotti alimentari, con il supermercato Coop, si moltiplicavano i negozi specializzati, dall’abbigliamento ai prodotti per la casa e il giardino, agli elettrodomestici. E con il crescere delle autovetture, le officine e le concessionarie.
Molti sarteanesi, soprattutto donne, andavano a lavorare a Chianciano, dove gli alberghi erano sorti come funghi per soddisfare la domanda del turismo ‘sociosanitario’, finanziato dall’INAM. Scompariva così la figura tradizionale della massaia. Per almeno un decennio gli alberghi di Chianciano hanno dato lavoro ai sarteanesi. La società sarteanese stava arricchendosi grazie a Chianciano prima, e poi con le nuove attività e con i proventi delle vendite di terreni e vecchie costruzioni.
Molte famiglie costruivano una seconda casa, sia per i figli, sia per affittarla a turisti, nazionali ed esteri che stavamo scoprendo Sarteano e il suo altopiano a cavallo fra la Val d’Orcia e la Valdichiana, baricentro di noti centri turistici, da Siena a Montepulciano da un lato, Perugia e il Trasimeno dall’altro.
Il borgo montano più noto, Castiglioncello del Trinoro, la perla della Val d’Orcia, già comune indipendente fino alla fine dell’Ottocento, era sceso dai 300 abitanti di allora a circa 100 nel 1950. Successivamente si era spopolato quasi completamente, con poco più di 10 residenti locali, all’inizio degli anni ’80- La maggior parte delle case erano in vendita.
Nell’estate del 1983 conobbi il sindaco comunista di Sarteano, Primo Morgantini. Anche nelle istituzioni si era alla vigilia di un cambiamento generazionale. Nel 1984 divent0 sindaco un giovane di 25 anni, Stefano Paolucci.
Ma la società sarteanese, in piena trasformazione, sentiva l’esigenza di collegare tradizione e turismo. Venne così ripristinata, dopo oltre 20 anni, la giostra del Saracino, in cui le 5 contrade si sfidano, ciascuna con un suo cavaliere, nelle 5 carriere al galoppo per infilare l’anello che pende dal braccio teso del Saracino. La rivalità fra le 5 contrade aumentò con la ripresa della giostra, ma era in atto una contaminazione dei contradaioli, dato che, arrivando dai poderi nei nuovi quartieri residenziali, molti cambiavano territorio e contrada. San Bartolomeo stava diventando la ricca contrada dei nuovi quartieri residenziali.
Durante i primi 10 anni, fino al 1992, venimmo a Sarteano soltanto in agosto e in occasione di qualche festività (spesso a Pasqua, talvolta anche a fine anno). Con i nostri vicini, Primo Aggravi e la sua famiglia eravamo diventati amici.
Nella seconda metà degli anni ’80, prendemmo seriamente in considerazione l’idea di venire a vivere a Sarteano, appena raggiunta l’età della pensione. Fu Laura a farsi promotrice di questo progetto. La campagna era sempre stata il suo sogno, un ritorno all’infanzia, alle colline intorno a Trieste, con tanti animali. Dietro alla nostra casa, fra noi e l’abitazione di Primo, c’era un’altra unità abitativa, abbandonata, di proprietà di Carolina Aggravi, un’anziana zia, trasferitasi a Sarteano con la famiglia, negli anni sessanta.
Detti l’incarico a Primo di convincere lei, suo figlio e suo nipote di venderci quella proprietà, in modo da allargare la nostra abitazione, unendola all’altra dopo averla ristrutturata. Riuscimmo ad acquistarla nell’estate 1989 e affidammo a Vittorio l’incarico di fare tutti i lavori entro un anno.
All’inizio del 1992 tutto era pronto per il nostro trasferimento. Ma la prima legge Dini allontanava di 5 anni l’età della pensione. Decidemmo che Laura si sarebbe licenziata, stabilendosi a Fonterenza fin dal dicembre 1992, mentre io avrei continuato a lavorare come libero professionista a Roma e Milano , facendo il pendolare per 4 giorni alla settimana, dal lunedì al giovedì. Mi presi un periodo di riposo da metà dicembre a metà gennaio, per sistemare la nostra nuova casa. Ai primi di gennaio del 1993 andammo in Comune per richiedere entrambi la residenza a Sarteano.
Ogni venerdì scendevamo con Laura al mercato e conoscevamo nuove persone, le famiglie di Lorisano e Concetta, figli di Primo, il giovane segretario della sezione DS, Stefano Culicchi, il fiduciario della CGILCaciotti, il medico Domenico Betti, il farmacista Carlo Bologni e molti altri.
Era tempo che mi inserissi nella vita sociale di Sarteano. Avevo la tessera della sezione DS di Sarteano, avevo del tempo libero, dal venerdì alla domenica, avevo il desiderio di fare qualche cosa di concreto per la nuova comunità che mi accoglieva. Pur abitando la montagna, scendevo in paese ogni venerdì mattina per il mercato e spesso ci ritornavo anche nel pomeriggio e nel fine settimana. Conoscevo parecchie persone, alcuni artigiani (Vittorio Perugini, Enzo Baglioni, Massimo Crociani, detto Ciontino, ecc.) e commercianti ( i pastai Maccari, Loris Fè, Rita Giusti, ecc), tutte persone con le quali avevo rapporti di ‘affari’. Stranamente non avevo relazioni personali con altri, al di fuori dei miei vicini di Fonterenza e dei loro figli, Concetta e Lorisano, che vivevano a Sarteano. Mi ritengo una persona aperta, dovunque sono andato in vita mia, anche all’estero, sono riuscito a relazionarmi rapidamente con gli altri ed anche, in alcuni casi, a costruire rapporti di amicizia. Pensai che bisognava dare tempo al tempo.
Alla fine dell’ agosto 1985, venne a trovarci il mio amico Jean Ranger, docente universitario e sindaco di un piccolo comune a 40 km da Parigi. Presi appuntamento con Stefano Paolucci, sindaco di Sarteano, per fare una chiacchierata, stabilire un contatto ( Jean parlava abbastanza bene l’italiano) e valutare in seguito la possibilità di un gemellaggio dei 2 comuni. L’incontro fu molto cordiale e ricco di spunti per una possibile collaborazione. Passarono alcuni mesi, ma non ci fu alcun seguito.
Quando presi la residenza a Sarteano, nel gennaio 1993, scrissi una lettera all’amministrazione comunale. Stefano Paolucci era stato nominato sindaco per la seconda volta nel 1989. Davo la mia disponibilità a collaborare, nell’ambito di qualche commissione consiliare, in qualità di esperto. A Novate Milanese, un comune dell’hinterland milanese, ero stato per due legislature assessore all’urbanistica prima e poi al bilancio. Non so se Stefano Paolucci abbia visto la mia lettera. Ma non sono mai stato contattato.
La sezione DS aveva sede allora al terzo piano dello stabile di corso Garibaldi, sopra gli uffici del sindacato. Un luogo difficilmente accessibile al pubblico e aperto solo alcune sere alla settimana, dopo cena e, qualche volta. nel fine settimana. Compresi un po’ alla volta che la maggioranza della popolazione si identificava con il PCI prima e poi con i DS e viceversa. L’attuale sala mostre era un locale pubblico dove i dirigenti DS e dell’amministrazione comunale erano di casa. Lì si tenevano le assemblee di partito e molti altri incontri. In piazza tutti potevano trovare il sindaco, gli assessori e consiglieri, il segretario della sezione DS e gli altri componenti del direttivo. La sede della sezione era la sede amministrativa e politica ‘in senso stretto’, dove si tenevano tessere e verbali e le riunioni del direttivo per discutere a porte chiuse. La consapevolezza del fondamento dei rapporti umani in politica, l’identificazione della larga parte della cittadinanza con i valori della sinistra, mi aiutò a scoprire e a interpretare, sempre dal mio punto di vista, la psicologia dei sarteanesi .Per un immigrato come me, che non aveva rapporti con le persone, del partito o del Comune, diventava problematico ‘inserirsi’. Nel corso del 1993 partecipai a un paio di assemblee DS nella sala mostre. Ricordo che, nella primavera 1994, all’assemblea DS convocata per scegliere il candidato sindaco, feci un intervento a sostegno della candidata Rosanna Pugnalini, che non conoscevo. Mi pareva un fatto importante che una donna fosse chiamata a dirigere l’amministrazione comunale, con una popolazione in buona parte maschilista. Ricordo che, nonostante i molti titoli della candidata, sostenuta dalla maggioranza, in sala si levarono comunque dei mugugni. Percepivo, sempre meglio, un aspetto importante della società sarteanese: ancora profonde le radici della subcultura contadina, in cui la famiglia è il nucleo portante per ogni individuo, con le figure paterna e materna. Il partito dei DS, ex PCI, aveva un’ egemonia culturale e politica e veniva vissuto come una proiezione, una sorta di famiglia allargata. Nei comuni dell’hinterland milanese era diverso. Partiti e istituzioni appartenevano a sfere del tutto indipendenti dalla famiglia. Pensai che a Sarteano l’onda d’urto del 1968 non era dilagata.
Antonio Colavita, molisano, è stato, per oltre 30 anni, professore di lettere alla scuola media di Sarteano. L’ho conosciuto, quando mia nipote è entrata alle medie nel 2003. Un giorno del 2004 mi confidò: ho avuto come alunni buona parte dei sarteanesi che oggi hanno dai 20 ai 50 anni. Al pomeriggio vado quasi ogni giorno al Circolo Arci a giocare a carte con gran parte dei più anziani. Ho molti amici, ma non sono mai arrivato ad un rapporto di amicizia così stretto con un sarteanese da aver accesso ai suoi problemi personali, frequentandone anche la casa.
Enzo Baglioni, chiusino, da oltre 30 anni residente a Sarteano, idraulico, nelle case dei sarteanesi ci è sempre entrato per ragioni professionali, è iscritto ai DS, è un attivista delle Feste de l’Unità, è sempre in piazza alla domenica mattina, eppure, almeno per i più anziani, è ancora quello di Macciano, frazione di Chiusi,
Nel corso degli anni ho visto più esercizi pubblici e negozi aprire e chiudere dopo uno o due anni, perché il titolare veniva da fuori, non importa se da Roma o da Radicofani.
C’è un fortissimo senso di appartenenza alla comunità, che ha radici nella storia. Sarteano, roccaforte nevralgica, è stata contesa fra Siena, Orvieto e Perugia, poi ha subito la secessione di Chianciano, diventata nel Novecento la città termale per eccellenza della provincia di Siena, senza avere un retroterra culturale e di storia. Fattori che, a mio parere, hanno alimentato una subcultura di isolamento e autodifesa, nei confronti di chi viene da fuori. Fattori ancora vivi alla fine degli anni ’90, in via di superamento nelle nuove generazioni, abituate a viaggiare.
Con l’arrivo degli immigrati dall’estero, prima i nord africani dal Marocco, poi rumeni e albanesi dall’est europeo, la presenza dei ‘forestieri’ è aumentata notevolmente.
Il nucleo solido si restringe progressivamente, anche per i numerosi matrimoni ‘misti’ delle ultime 2 generazioni, il processo di integrazione dei ‘forestieri’ è in piena fase di attuazione. Lo testimonia anche la massima rappresentanza istituzionale. Fin dal 2012, con il giovane neoeletto sindaco, Francesco Landi, nella giunta era entrata, come assessore al welfare, la milanese Luisa Gandini.
Il tentativo di resistere a questo processo irreversibile ebbe come evento più significativo, nel 2002, l’elezione di Fabio Dionori a sindaco di Sarteano. Per la prima volta ci fu, nell’ambito dei DS, una spaccatura generazionale, con la vittoria degli ‘anziani’.
Quell’evento coincise con il mio pensionamento e il conseguente abbandono delle attività professionali a Roma e Milano. Vivevo stabilmente a Sarteano.
Avevo più tempo libero Ripetei la mia offerta di collaborazione al sindaco Dionori, senza averne risposta. Volevo fare qualche cosa di utile: fui indirizzato alla Misericordia di Sarteano, dove andai due volte alla settimana per fare compagnia agli anziani. Decisi di assistere alle riunioni del Consiglio Comunale. Durante la prima seduta, il sindaco egemonizzò il dibattito con i rappresentanti dell’opposizione, per oltre due ore. Fra i 12 consiglieri di maggioranza, intervenne solo una volta il capogruppo. In quell’aula resisteva ancora il pensiero unico.
Con Rosanna Pugnalini, la prima sindaca degli anni ’90, erano state gettate le basi di un nuovo sviluppo economico di Sarteano, fondato sull’attività emergente del turismo. In quest’ottica, a mio avviso, si inserì la ristrutturazione e apertura del Castello, finalmente avviata, al di là delle polemiche spicciole su alcuni risvolti dell’operazione. Oggi il castello rappresenta l’identità storica di Sarteano, base di un posizionamento esclusivo fra le tante località turistiche della Valdichiana e della Val d’Orcia. Durante il suo mandato fu riaperto il teatro degli Arrischianti e rifiorìrono le attività di molte associazioni.
La metafora del partito , famiglia allargata, mi torna utile per dire che il partito era riuscito, fino agli anni ’80, a soddisfare i principali bisogni di una popolazione dedita al lavoro. per costruire un nuovo tessuto economico, dopo secoli di agricoltura. Per qualche decennio era rimasto chiuso il teatro degli Arrischianti, era stata sospesa la Giostra del Saracino.
La politica mi appariva vissuta a due livelli. L’uno locale ben concreto, tangibile, identificato con persone ben conosciute e affidabili. L’altro sempre più virtuale, man mano che ci si allontana da Sarteano, dalla provincia, alla regione, all’Italia.. L’adesione a livello nazionale è fondata sulla certezza di stare dalla parte giusta. La sezione DS come l’ho conosciuta 25 anni fa, dopo la scissione di Rifondazione Comunista ( cui aderirono soprattutto degli anziani), mi appariva straordinariamente attiva. Un nucleo forte e coeso, consapevole di essere alla guida della comunità fin dalla Liberazione.
Gli orizzonti nazionali dei DS, proiettati nel 1995 verso un’alleanza con i cattolici dell’ex sinistra DC, erano lontani Si stava costruendo il futuro dell’ Ulivo, sotto la spinta di Romano Prodi. In alcuni comuni vicini sorgevano i comitati per l’Ulivo. Ma non a Sarteano. Sollecitai la costituzione di un Comitato anche a Sarteano. Non seppi mai se la mia richiesta fosse stata discussa. Chiesi allora un incontro con il segretario della sezione, Roberto Burani, spiegando che non mi sentivo più di aderire alla sezione DS di Sarteano. Avemmo un colloquio molto franco , a quattr’occhi, nella saletta del terzo piano di corso Garibaldi. Burani mi spiegò allora la distanza che esisteva a Sarteano con la DC, per cui, al momento, la sezione DS non riteneva opportuna una iniziativa del genere.
La famiglia allargata resisteva e pure la percezione di rappresentare gli interessi di tutta la comunità, ma subì due scossoni: prima la frattura del 2002 all’interno dei DS, già ricordata prima, e poi il progressivo logoramento della maggioranza elettorale che dal 82% nel 1980 passò al 56% del 2007 , con un 25% di astensioni.
Fu eletto sindaco Roberto Burani Anche a Sarteano, era ormai avviato il processo di distacco dalla politica.
Né la costituzione del circolo PD, nel 2008, fu in grado di arginare questo processo, anzi lo accelerò, a conferma del fatto che se DS e DC si univano, pareva chiaro che si andava verso un nuovo mondo. La famiglia allargata non c’era più. E questo nuovo mondo era pieno di insidie, con i giovani, che, per la prima volta, non si riconoscevano nei valori politici e culturali del passato. Il nucleo dei sarteanesi doc non era più compatto, venivano abbracciate nuove idee, che arrivavano da lontano.
Ciononostante la campagna elettorale del 1912 per il rinnovo dell’amministrazione comunale, fu un grande successo del PD. Ci fu un rinnovamento completo delle candidature, con una massiccia presenza di giovani, capitanati da Francesco Landi. Un programma elettorale costruito su una serie di opere e iniziative concrete, nell’ambito di una visione dello sviluppo futuro di Sarteano, un contatto porta a porta con gli elettori, una ventata di simpatia furono le premesse di una clamorosa affermazione elettorale, senza aver ‘radici’ politiche profonde. 10 mesi dopo, nel febbraio 2013, alle elezioni politiche, il PD raccolse il 42% dei consensi, contro il 20% al centro-destra e il 23% al M5S, che pur non aveva nessuna rappresentanza a Sarteano.
E nel 2013 avvenne il mio pieno inserimento nella società sarteanese. L’occasione mi fu data da Mattia Nocchi,che si candidò alla segreteria del circolo DS nell’ottobre, invitandomi a far parte dell’Assemblea del circolo. Ho avuto così la possibilità di conoscere meglio persone già incontrate in precedenza come Rosanna Pugnalini, Stefano Paolucci, Roberto Burani, Francesco Landi, Lauriano Maccari, Guido Norrito, Maria Luisa Cipriani, Mirco Del Buono, ecc. Ho svolto alcuni incarichi di ricerca sul territorio di Sarteano, la sua evoluzione demografica, economica e sociale negli ultimi decenni, ho incontrato anche alcuni funzionari del Comune. Mi sono costruito quel bagaglio di conoscenze che ho utilizzato per questo scritto, unendole alle mie percezioni personali.
Oggi, nel 2018, su 4800 abitanti residenti, meno della metà sono nati a Sarteano da famiglia sarteanese. Ci sono i nati a Sarteano da famiglie immigrate da altri comuni d’Italia o dall’estero, e poi coloro che risiedono a Sarteano da oltre 20 anni, come chi scrive.
Il processo di integrazione fra i sarteanesi doc e gli ‘altri’ è quasi completato. Un ruolo importante in questo processo di integrazione lo hanno le numerose associazioni di volontariato, sociale, culturale e ricreativo, sorte negli ultimi dieci anni ( Auser, Sarteanoviva, l‘ombrico, baraonda, comitato genitori, ecc) , accanto a quelle tradizionali (Pro Loco,Arci, Giostra e contrade, Nuova Accademia degli Arrischianti, Filarmonica, ecc), che si sono aperte a tutti.
Ci sono anche ragioni demografiche che spingono in questa direzione. Il nucleo ‘storico’ dei sarteanesi invecchia sempre più. Oltre un terzo hanno più di 65 anni, ed i bambini in questi nuclei familiari sono sempre meno numerosi. Fra gli immigrati albanesi e rumeni non ci sono anziani ( sono rimasti al Paese) e già ora quasi 20% dei bambini alla scuola elementare sono figli loro.
La gioventù sarteanese dai 18 ai 30 anni è integrata in tutte le sue attività, dal lavoro alle attività di tempo libero. La grande maggioranza non si interessa più di politica.
Il processo di depoliticizzazione è irreversibile anche a Sarteano. Il PD è l’anima della nuova giunta Landi, eletta nel 2012, i suoi componenti sono in maggioranza iscritti al PD, ma la giunta Landi non è percepita come espressione del PD e qui sta la sua forza e la debolezza del PD. Il partito ha perso la funzione, mantenuta per decenni, di famiglia allargata, capace di farsi carico delle aspettative delle famiglie e della comunità. Questa funzione è stata surrogata dall’amministrazione comunale, da un lato e da una serie di altre organizzazioni.
Il PD è debole, perché sconta la debolezza del PD nazionale e perché non beneficia dell’effetto giunta Landi. I due livelli della vita politica, locale e nazionale, non si saldano fra loro,
Durante i primi 5 anni della sua amministrazione la maggioranza di Francesco Landi ha realizzato i principali obiettivi del programma elettorale, e si è ripresentata, con qualche nuovo inserimento, per un rinnovo nel giugno 2017. Ha bissato di fatto, con il 71% dei consensi, il successo del 2012. Ma alle elezioni politiche il candidato del PD, Piercarlo Padoan, ha raccolto solo il 36% dei consensi, di cui 32% del PD, contro il 33% del centro- destra e il 23% del M5S.
La prima sconfitta elettorale, 36% al Centro sinistra, 56% ai partiti di opposizione. Dall’analisi delle differenze fra voto alla Camera e voto al Senato, si possono trarre degli indizi su una adesione maggioritaria dei giovani al Movimento 5 Stelle. Ormai il livello locale della politica, soprattutto per i giovani, non c’entra più nulla con il livello nazionale. Molti giovani si diplomano e frequentano l’Università a Siena, a Firenze, a Perugia. E’ qui che si formano la loro cultura e gli orientamenti politici. Per tutti poi la rete, Internet e i social network, sono diventati un punto di riferimento. Dopo la meteora Renzi, il PD ha perso la partita in rete. A livello locale è diverso, almeno fino ad oggi, le cose si vedono e si toccano, non è consentito barare.
L’allontanamento dalla politica ‘reale’ è stata la premessa per l’adesione alla politica ‘virtuale’. L’affermazione della Lega di Salvini ( da quasi zero al 17%) è, a mio avviso, riconducibile alla paura diffusasi negli ultimi anni anche nell’elettorato di sinistra, a seguito della presenza di un centinaio di giovani africani nei due centri di accoglienza esistenti, fuori dal centro abitato, tema sul quale ritornerò più avanti. Nei decenni trascorsi i giovani sarteanesi usavano il proprio sapere per migliorare ciò che avevano intrapreso i loro genitori, oggi i giovani che hanno studiato, vorrebbero nuove prospettive, ma manca loro il coraggio di rischiare. E votano per chi alimenta i loro sogni.
Da qualche anno sono ospiti di due centri di accoglienza un centinaio di ragazzi africani, provenienti da alcuni Paesi dell’Africa occidentale ( Senegal, Gambia, Nigeria, Mali, ecc). La presenza di africani neri è una novità per Sarteano e per la maggior parte dei comuni italiani che li ospitano. A parte le comunità somale ed eritree di Roma, non c’era l’abitudine di vedere per la strada delle persone di colore. Questa presenza stabile di ragazzi, non integrati e nulla facenti, è vista con diffidenza dalla popolazione residente, anche da chi non è loro ostile, come il popolo della sinistra.
La reclusione dei ragazzi africani per un lungo periodo nei centri di accoglienza, in una sorta di neo-apartheid, è una scelta perdente, da parte del governo nazionale, ma anche delle amministrazioni locali. Dalla fase dell’accoglienza bisognerebbe passare a quella dell’integrazione, incentivando la nascita di attività da parte di giovani residenti, in cui possano essere occupati i ragazzi africani. Fin dal loro arrivo dovrebbero essere organizzati dei corsi intensivi di lingua italiana, basati soprattutto sulla conversazione. La didattica attuale praticata nei centri di accoglienza è del tutto inadeguata. La conoscenza della lingua è essenziale per poter comunicare con i residenti. Molti ragazzi che ho conosciuto sarebbero contenti di vivere per un anno in una famiglia sarteanese svolgendo vari lavori di supporto alla gestione della casa, dalle pulizie alla cura degli anziani, fino ad affiancare il capofamiglia in attività agricole. Nel corso di questi ultimi 3 anni ne ho ospitati due, per più di un anno, ora entrambi lavorano, sono indipendenti e perfettamente integrati.
Il Comune può fare molto su questo terreno, non sono necessari mezzi finanziari, bastano idee e coraggio, come dimostrano alcuni casi di integrazione realizzati con successo in altre parti d’Italia. Se il futuro è la società multietnica, facciamo qualche sperimentazione.
Questo tema dell’immigrazione è stato al centro della campagna elettorale delle ultime elezioni politiche, che ha registrato l’affermazione della Lega e del M5S anche a Sarteano.
Con l’inizio del nuovo secolo l’economia sarteanese si è progressivamente sviluppata intorno a un turismo crescente, ma non con il ritmo dei due decenni precedenti. Sono sorte nuove strutture ricettive, soprattutto agriturismi, nuovi ristoranti, nuove manifestazioni rivolte ai turisti e ai residenti. L’edilizia, dalle nuove costruzioni, sempre meno numerose e ormai limitate alle villette unifamiliari, si va concentrando sulle ristrutturazioni di abitazioni del centro storico e dei pochi casali ancora esistenti. Sono sempre meno i giovani che si dedicano a questa attività, sia perché hanno studiato, sia perché le prospettive future sono incerte. Per le stesse ragioni, nessuno pensa di fare l’autotrasportatore. La crisi economica, che negli ultimi 10 anni ha colpito l’economia nazionale e internazionale, ha certamente influito su questo rallentamento.
Sono sorte nuove attività nell’area dei servizi alle persone e alle aziende, nell’area della consulenza informatica, legale, immobiliare, che danno lavoro a una parte dei giovani laureati. Cresce il fabbisogno di addetti nell’area dell’assistenza, soprattutto agli anziani di 65 anni e più, che sono una quota rilevante della popolazione (oltre 30% dei residenti di nazionalità italiana). Infermieri e badanti, solo in parte nel settore pubblico, per vincoli di budget e di spesa, prevalentemente nel settore privato..
Nel 2012, subito dopo l’insediamento, la giunta Landi, fedele al programma elettorale, indicava nel turismo l’asse portante dello sviluppo economico per Sarteano. Il turismo a livello nazionale e regionale toscano era di fatto l’unico comparto economico in espansione, nonostante la crisi, soprattutto per il traino degli stranieri, tedeschi, inglesi, francesi, olandesi, ecc. Anche a Sarteano le presenze turistiche aumentavano, sia nel campeggio che in gran parte delle strutture private, senza però che il turismo si avviasse a diventare il comparto trainante dell’economia locale . I turisti stranieri hanno superato il 50% delle presenze a Sarteano e nelle altre località della Valdichiana, esclusa Chianciano, ma è già iniziata una fase di ridimensionamento.
Il turismo con una forte componente culturale, punto di forza della provincia di Siena, non esercita più lo stesso fascino per le nuove generazioni. C’è una contrazione delle presenze al campeggio, si affittano meno case al turismo stanziale. Non a caso sono in vendita centinaia di abitazioni private, buona parte delle ‘seconde case’, costruite negli anni ’80 e di quelle lasciate libere dagli anziani deceduti.
Sarteano è una località con un territorio meraviglioso, un altopiano di 400-500 metri sul livello del mare, fra una zona di montagna ( il monte Cetona) e la pianura ( la Valdichiana), con un affaccio sulla parte alta della Vald’Orcia, che comprende la sorgente stessa del fiume. A 7 km c’è il casello di Chiusi Chianciano Terme dell’Autostrada del sole, e.a15 km . la stazione ferroviaria di Chiusi, da dove si raggiungono rapidamente sia Firenze che Roma. In un raggio di 60 km o poco più si va a Siena, Perugia, Arezzo. Avendo Sarteano come base si possono visitare molte località, famose per storia, monumenti e opere d’arte ( Montepulciano, Pienza, Orvieto. ecc) . Sarteano diventa così una residenza ideale per chi voglia raggiungere queste località di Toscana, Umbria e Lazio. Una residenza che offre i vantaggi dell’altopiano, della località non sovraffollata di turisti, della vicinanza a località famose, con facilità di accesso. Sarteano non è una località che possa puntare a un numero elevato di presenze di turisti di passaggio, soprattutto in anni in cui la durata dei soggiorni si è progressivamente ridotta.
Perché il turismo diventi davvero il perno dell’economia sarteanese va pensato, a mio avviso, un percorso diverso, basato sui reali ‘plus’ di Sarteano, bellezza naturale e vicinanza a località turistiche note a livello internazionale . Nei prossimi 10 anni, i flussi di turismo dall’Asia ( Cina e India in primis) verso l’Europa e l’Italia cresceranno sempre più. Per Sarteano, baricentro turistico del Centro Italia, significano potenzialità di sviluppo enormi.
Questa è la prospettiva , dal mio punto di vista, cui possono guardare con fiducia i giovani laureati sarteanesi.
L’Italia, la Toscana e la provincia di Siena nel nostro caso, hanno il privilegio di possedere un patrimonio di bellezze naturali e artistiche, che possono garantire una quota significativa dei nuovi flussi turistici che arriveranno anche dai Paesi dell’Asia e del Sud America e che, già oggi, rappresentano 10% degli arrivi.
Nel 2017 sono arrivati in Italia quasi 60 milioni di turisti stranieri, con un incremento del 5% sull’anno precedente; di questi oltre 10 milioni sono venuti in Toscana, circa 1 milione in provincia di Siena e oltre 200.000 nella Valdichiana senese. Un trend costantemente in crescita negli ultimi 5 anni. 40% dei turisti stranieri scelgono l’Italia per il turismo culturale E questa percentuale aumenta notevolmente fra i turisti che arrivano dall’Asia e dal Sud America. La Toscana è la regina del turismo culturale in Italia, con in testa le provincie di Firenze e di Siena.
Un fenomeno nuovo in forte sviluppo è il turismo del paesaggio culturale, che unisce interesse per l’arte , per il paesaggio e per l’enogastronomia.
Sarteano non può mettersi in concorrenza con località come Montepulciano, Pienza, Chianciano Terme, altrimenti note. Ma questi nuovi turisti avranno sempre più bisogno di servizi, che le strutture ricettive non saranno in grado di offrire: per esempio interpreti che parlino il cinese, l’arabo, l’inglese oppure guide turistiche che conoscano bene il territorio e la storia della provincia di Siena e delle provincie di Arezzo e Perugia oppure enogastronomi capaci di illustrare e valorizzare vini e cucina locale, oppure informatici per selezionare un elenco di siti web a misura del cliente, oppure piloti in grado di offrire ai benestanti delle escursioni aeree e così via.
L’elenco di possibili servizi da offrire potrebbe continuare.
Si tratta quindi di progettare, con la collaborazione di altri Comuni, un Centro di reclutamento e formazione di queste professionalità, con sede a Sarteano Alcune esistono già sul territorio di Sarteano e/o dei comuni limitrofi, devono essere censite e selezionate. Altre vanno ricercate e formate. Questo progetto potrebbe ambire, a mio parere, a un finanziamento, sia regionale che dei fondi europei.
Questo Centro di assistenza al turismo potrebbe offrire fin da subito i propri servizi anche ai turisti stanziali, quelli che hanno casa a Sarteano, e agli ospiti degli agriturismi e dei resort della zona. Sarteano può rilanciare il turismo residenziale puntando alla fascia alta, con un potenziale di spesa superiore alla media. Molti ospiti, durante le settimane di vacanza in loco, potrebbero essere interessati a praticare un hobby, a soddisfare un desiderio nascosto, irrealizzabile in città, nel corso dell’anno. L’orticoltura, la cucina, i prodotti di eccellenza come vino e olio, l’equitazione, la conversazione in altra lingua, ecc costituiscono altrettante proposte nelle corde di questo Centro Servizi.
La diffusione di una cultura di servizio al turismo diventa un modo per legare il turista benestante al territorio, invogliando la scelta di acquistare casa a Sarteano, rilanciando una prospettiva di crescita del turismo residenziale negli anni futuri.
Questa mia visione del futuro turistico per Sarteano può sembrare azzardata. Essa è fondata su una considerazione statistica. I nuovi flussi turistici dei prossimi 10 anni saranno in crescita anche in Valdichiana. Sui circa 200.000 arrivi annuali di stranieri, e 300.000 di italiani, compresa Chianciano, basterebbe puntare ad ancorarne al territorio sarteanese alcune decine, circa 500 nell’arco di 10 anni.
Il progetto di Centro Servizi, da condividere con le strutture ricettive, può essere avviato in due fasi. Una prima fase, a basso costo, a livello locale, parzialmente coperto dalla tassa turistica già esistente. Una seconda fase, per cui richiedere dei finanziamenti istituzionali , riguarderebbe l’estensione all’intera area della Valdichiana..
I nuovi turisti stanziali saranno anche extraeuropei, per cui nella popolazione sarteanese sarà compresa una quota multietnica, che sarà più facile integrare, qualora la cultura dell’integrazione sia già presente, dopo aver assorbito alcune decine di giovani africani.
Nuove attività artigianali e commerciali verrebbero a ripopolare il centro storico, con vantaggi economici per tutta la comunità.
Tutto ciò è facile da scrivere, meno facile, ma non impossibile da realizzare . Occorre creare e diffondere una visione dello sviluppo dei flussi turistici, delle opportunità da cogliere per Sarteano, della capacità di mobilitare attorno a questo tipo di progetto, un pool di giovani laureati, e di organizzare le risorse disponibili Nella fase iniziale basterà un piccolo investimento. Lo sviluppo del progetto sarà progressivo, anno dopo anno
Il sindaco Francesco Landi e la sua giunta hanno già realizzato lavori e iniziative importanti per lo sviluppo di Sarteano. Fra tutti la progettazione e ricostruzione del futuro nuovo Centro civico, dopo l’abbattimento dell’ex ospedale. Una parte della nuova struttura sarà la sede di uffici dell’Unione dei Comuni. Un’altra parte della struttura sarà di proprietà del Comune,
Il sito www.sarteanoliving.it, realizzato nel 2013 ha ottenuto numerosi riconoscimenti, è una bella vetrina di quello che Sarteano è oggi e di quello che offre ai turisti.
Per il turismo di domani, di cui abbiamo parlato, bisogna fare di più. Il Comune di Sarteano non ha le risorse per disporre di uno staff in grado di elaborare, d’intesa con il sindaco, una strategia per promuovere lo sviluppo del turismo e delle attività connesse. L’ufficio turistico è uno sportello di informazioni per il turista. La Pro loco è una associazione di volontari che organizza e promuove una serie di eventi, di natura culturale e ricreativa, che danno vivacità alla stagione turistica. Per pubblicizzare questi eventi la Pro loco ha un proprio sito. Secondo me , previa intesa fra Pro Loco e Comune, questo sito potrebbe confluire nel sito Sarteanoliving.
Tutte le attività di promozione del turismo verrebbero riorganizzate. Gli obiettivi strategici da perseguire sono di competenza dell’Amministrazione Comunale e del Sindaco, l’attività di sportello di informazione resta all’Ufficio turistico, ma la Pro Loco diventi il braccio operativo del Comune, mantenendo l’autonomia di proposta sia del calendario degli eventi da organizzare, sia delle decisioni da prendere nella realizzazione e gestione dei singoli eventi. Questa autonomia è indispensabile per la sopravvivenza di un’associazione di volontari. Naturalmente va garantita la disponibilità della sezione lavori pubblici del Comune per gli interventi necessari all’organizzazione degli eventi, che non possono essere richiesti a dei volontari-
Il sito Sarteanoliving resta di proprietà del Comune, ma diventa il sito del turismo per Sarteano, i cui contenuti sono gestiti dalla Pro Loco, con la supervisione dell’Amministrazione Comunale.
Lo status delle Pro Loco è cambiato da tempo, dopo che il ruolo delle Provincie nel settore del turismo è stato ridimensionato. Ma il nome e la mission rimangono. Il nome stesso, invariato, lo indica “ a favore del luogo, del Comune “. La Pro loco è un’associazione di volontari, ma non può essere del tutto indipendente per poter svolgere la sua mission. Non è pensabile una situazione in cui soggetti ostili alla maggioranza, che regge il Comune, si ritrovino alla guida della Pro Loco. Bisogna che sia garantito il controllo del Comune sulla Pro Loco, senza ledere la sua autonomia operativa-
Con un’unica struttura riorganizzata, integrata dall’ attività dei volontari dell’Associazione Pro Loco, Sarteano disporrebbe di una task force importante per dare gambe alle strategie delineate dall’Amministrazione Comunale nell’area del turismo.
Questa task force, diretta dal sindaco, elaborerà i concetti guida del progetto che andranno poi discussi con gli operatori turistici, in modo da ottenere il loro coinvolgimento. Sarà opportuno consultare anche la popolazione, per gettare le basi di un’adesione all’allargamento della comunità a componenti multietniche.
Il futuro di ogni famiglia sarteanese non dipenderà più solo dal lavoro e dal successo dei suoi componenti nelle loro attività, ma dalla presenza di una clientela potenziale, i nuovi residenti, con una capacità maggiore di spesa. Il centro storico si arricchirà di botteghe artigiane e attività commerciali e di consulenza, tante opportunità per giovani laureati e diplomati.
Questo è lo scenario che io vedo nel futuro della nostra Sarteano: un Centro servizi al turismo, un allargamento della popolazione residente, una strategia di sviluppo, step by step, della propria vocazione turistica.
Ho il rammarico di non essere riuscito ad inserirmi prima nel vivo della comunità sarteanese. Dal 2013 al 2015 ho partecipato alla preparazione di alcuni eventi. In quel periodo ho scritto i 3 volumetti di itinerari intorno a Sarteano, editi dalla pro Loco, con l’aiuto di Eugenio Burgio, Guido Norrito e del sindaco Francesco Landi.
Il mio vissuto di Sarteano si è notevolmente arricchito perciò mi è parso utile unire queste esperienze a quelle vissute fin dal mio arrivo a Sarteano nel 1982, prima da turista e poi da residente. Da qui nasce questo fascicolo che, mi auguro, possa offrire spunti di riflessione e dibattito.
Sarteano vista da un milanese