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In questi giorni il mondo del lavoro è colpito dalla crisi di un’azienda che occupa migliaia di dipendenti, il call center Almaviva, la cui sede principale si trova a Palermo. Ne ha parlato anche papa Francesco nell’appello di domenica scorsa. Purtroppo questa crisi si sovrappone alle difficoltà dell’economia, in un mondo del lavoro che si trasforma rapidamente con le nuove tecnologie. 30 anni fa nascevano i call center, utilizzati intensamente dalle grandi aziende, interessate a mantenere con il pubblico e, in particolare, con i propri clienti un contatto diretto, rivolto a misurarne la soddisfazione, a rilevare i reclami, a promuovere un nuovo prodotto. 15 anni fa i call center delocalizzavano in Paesi come l’Albania o addirittura l’India e il Pakistan, avvantaggiandosi dei costi bassi del lavoro e del costo delle comunicazioni, in costante diminuzione. La battaglia sindacale per il posto di lavoro allora era giusta. Almaviva offrì un contratto di lavoro alle migliaia di collaboratori a progetto. Ma oggi queste attività sono destinate a scomparire progressivamente, sostituite dal contatto diretto attraverso il web. Si apre dunque una nuova missione per il sindacato , quella di individuare i settori di attività destinati a entrare in crisi, in modo da predisporre interventi preventivi e aprire nuove occasioni di lavoro, aiutando i lavoratori a ricollocarsi . E’ in grado il sindacato di darsi questa missione ? E’ una sfida cui non può sottrarsi. Le attività che diventano obsolete non possono essere salvaguardate.