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Prima di buttar via, pensiamo a chi ha bisogno

30.06.2016 08:21

 

C'è qualcosa di perverso se  un terzo dell'intera produzione alimentare destinata al consumo umano finisce perduta o sprecata, mentre più di ottocento milioni di persone vanno a letto ogni notte in preda ai morsi della fame. E non si tratta di un'ingiustizia confinata ai paesi del mondo in via di sviluppo. Negli Stati Uniti 40% del cibo non  viene consumato, mentre le stime del Dipartimento degli Stati Uniti per l'Agricoltura calcolano che 15,3 milioni di bambini vivono in famiglie che non sono in grado di garantirgli l'alimentazione.Le conseguenze degli sprechi alimentari non si fermano qui: ogni anno infatti essi producono 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra in tutto il mondo - lo dice la FAO, Food and Agriculture Organization- sfruttando più di un quarto dei terreni agricoli del pianeta, col conseguente sperpero di grandi quantità d'acqua fresca.Il World Economic Forum avverte che le carenze alimentari rappresentano uno dei più grossi rischi per la stabilità globale del prossimo decennio, man mano che i paesi vengono investiti dai mutamenti climatici. Perciò l'Huffington Post ha lanciato una campagna per illustrare le proporzioni degli sprechi alimentari. Il nome della campagna è "Riconquista", che vuol dire riconquistare quanto è stato perso. La più grande catena d'alimentari del Regno Unito, Tesco, ha cominciato a mettere in vendita una gamma di verdure "brutte" chiamate 'perfettamente imperfette' in duecento dei suoi punti vendita. S'è inoltre impegnata a donare tutto il proprio cibo invenduto in beneficienza entro la fine del 2017. Ora bisogna convincere Walmart negli Stati Uniti, Lidl in Germania e le più grandi catene europee a seguire l’esempio di Tesco.

 

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