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Nei giorni scorsi Walter Veltroni, primo segretario del
PD, sul Corriere della Sera , affermava
che Partito a vocazione maggioritaria e
Partito della Nazione sono due opposti.
Tesi sorprendente, proprio perché detta dal padre nobile del PD. Per raccapezzarsi è bene ricordare quello che
Veltroni disse nel famoso discorso del Lingotto, diventato il manifesto del PD: ‘Oggi gli italiani non credono ancora che da noi, dal nostro partito, dal
Partito democratico, e più in generale dal centrosinistra, possa giungere la
risposta ai loro problemi, ai problemi del paese. Molti nel nostro partito
hanno pensato che potesse essere una tradizionale strategia delle alleanze a
sopperire al nostro calo di consensi. Oggi è chiaro a tutti che non è così. E
solo un Pd che sappia proporre agli italiani una visione del futuro, un
progetto coraggioso di cambiamento e una proposta di governo autorevole,
credibile e affidabile per realizzarlo, può tornare a crescere, a riconquistare
le menti e i cuori degli italiani. Questa era ed è la “vocazione maggioritaria”
del Partito Democratico. E voglio dirlo con estrema chiarezza: senza questa
vocazione il Partito Democratico non sarebbe se stesso.
Ora il senso dell’espressione usata da Matteo Renzi, partito della Nazione, non
è diverso. Nessuna alleanza, né a sinistra, né a destra, ma un programma
coraggioso, riformatore, di sinistra, da proporre a tutto l’elettorato per
puntare alla maggioranza dei consensi. E’ noto che una parte consistente dell’elettorato italiano si colloca al centro. Un partito a
vocazione maggioritaria non può prescindere dal rivolgersi anche a questo
elettorato, soprattutto in una fase in cui la destra ha
perso credibilità. Il partito a vocazione maggioritaria nella misura in cui si
rivolge a tutto l’elettorato diventa partito della Nazione.