per l'etica laica, sociale e autodeterminata
Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, a proposito di questo incontro scrive oggi su Repubblica: Tutte le chiese erano certe che in un futuro imprecisato il papa di Roma avrebbe incontrato il patriarca di Mosca e di tutta la Russia, l’unico primate della chiesa ortodossa che aveva sempre dilazionato il faccia a faccia con il papa. Questo nonostante cinquant’anni di incontri ecumenici e di viaggi in diverse nazioni. Tutti i patriarchi e i primati delle chiese ortodosse e di quelle orientali avevano scambiato l’abbraccio con il patriarca d’Occidente, ma il patriarca russo no. Ed ecco che ieri l’impossibile è avvenuto grazie alla santa risolutezza di papa Francesco, disposto a rinunciare a ogni precondizione e a lasciare che fosse il patriarca Kyril a stabilire i termini dell’incontro: «Io vengo. Tu mi chiami e io vengo, dove vuoi, quando vuoi!». Parole che resteranno indelebili, come segno di una profonda convinzione e di una capacità di umiltà che rinuncia ai riconoscimenti, al protocollo, a quella che si sarebbe detta la “verità cattolica” dell’autorità del papa.E così l’incontro è avvenuto La dichiarazione comune potrebbe anche sembrare deludente, ma è un approdo al quale mai era giunta la chiesa ortodossa russa. Ed è significativo che, accanto alla difesa delle esigenze di giustizia, si trovino temi ritenuti decisivi da entrambe le parti, come l’etica familiare e la difesa della vita. Alcuni non possono leggere questo evento senza pensare a una regia politica di Putin e arrivano a contestare questo incontro, definendo ingenuo il papa. Ma Francesco è un visionario, non vuole che la chiesa viva di tattiche e di strategie, ma crede nella dinamica della storia e nella bontà dell’uomo su cui riposa sempre la chiamata di Dio. Perciò non teme, ma audacemente costruisce ponti anche dove profondo è l’abisso e largo il fiume che separa le due rive.