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Lo strano caso del professore che insegna a tempo di rap

29.11.2016 07:19

 

Pantaloni a coste, capelli corti, una cartella gonfia di compiti da correggere e di libri da studiare. Alessio Mariani, quarantuno anni, si lascia alle spalle il liceo dove insegna storia e filosofia, saluta i suoi alunni con un gesto della mano, si incammina verso la tavola calda dove è solito pranzare. Cammina deciso, i gesti rassicuranti. Non ha nulladel cantante rap: niente catenine d’oro, capelli rasati, braghe larghe o altro che lo avvicini all’immaginario della strada. Un insegnante. Punto. Eppure è anche un rapper – nome d’arte Murubutu – un ex ragazzo delle posse che negli anni ’90, mentre le università erano attraversate dal movimento della Pantera, lottava a colpi di rime. Dalle Posse è poi giunto al rap didattico. Ho iniziato a rivolgermi al pubblico del rap, in maggioranza ragazzi, con contenuti che respingevano a scuola ma che potevano accogliere attraverso la musica. È nata così L’armata delle tecniche volume 1, nella quale spiegavo alcune figure retoriche. Poi sono arrivate anche l’armata 2 e 3».I  miei rap-conti sono ispirati ai romanzi che leggo… «Sono un amante del naturalismo francese e russo. Amo le lunghe descrizioni di Zola, Maupassant, Turgenev, Balzac, così come il realismo magico sudamericano. Un’altra delle mie passioni è la neurologia romanzata. Scienziati come Ramachandran e Oliver Sacks hanno influenzato la canzone L’uomo che non dimenticava nulla, ispirata a un caso clinico nella Russia di inizio ’900».«Non ho mai scritto testi che parlano direttamente di filosofia, per una sorta di riverenza. Mi influenza però nelle curvature concettuali che do a certi racconti».«Il fatto che si possa interpretare la propria vita a partire da un handicap, vivendolo non come qualcosa che rende inferiori bensì diversi. Grecale, brano del mio ultimo album, parla di una bambina innamorata della danza classica ma affetta da una patologia che le causa la cecità. Non smetterà di danzare».Nello stesso album c’è la storia di Dafne, tredicenne condannata dalla sua famiglia a un matrimonio combinato… «Anche qui, mi sono ispirato a una storia vera, ma l’ho romanzata. Non faccio spesso riferimenti al contemporaneo, penso che sia molto più efficace un messaggio indiretto: parlare di storie passate ci permette di rileggere il presente in modo più suggestivo». La musica può avere una funzione terpeutica, quindi anche il rap. Il suo potere sta nella diffusione che ha tra i giovani ed è per questo che insisto a fare contenuti così diversi rispetto al resto dei miei colleghi: vorrei poter contribuire, nel mio piccolo, alla emancipazione culturale dei giovani».«Provo a dare stimoli, ad accendere curiosità ».

 

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