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“Pile di scartoffie alte dieci centimetri da compilare in poche settimane, una pressione fiscale che ti toglie il sonno, clienti che non sono più quelli di una volta perché, pur di pagare la metà, si accontentano dell’imitazione cinese. Siamo stanchi. Ma come faccio a buttare due secoli di storia? Io proprio non ci riesco. Laura Brocchi, senese, 46 anni, racconta così la sua vita in quella bottega nata nel 1815, e dove ha messo per la prima volta piede a sei anni. “Fu il mio bisnonno,– racconta – a rilevarla a fine Ottocento. E da allora poco è cambiato, perché continuiamo a lavorare i metalli, soprattutto, il rame a lastra, con i vecchi arnesi: i martelli, i bulini, l’antico mantice e la forgia a carbone. E’ stato mio padre, morto a 40 anni, ad insegnarmi il mestiere e a trasmettermi la passione per quello che continuo a fare oggi. Realizzo lavori a sbalzo, cioè bassorilievi in metallo. Possono essere sculture, che alcune volte abbino a lavori dipinti. In genere mi piace fare tutto da sola, ma qualche volta mi dà una mano mio fratello, che lavora il ferro battuto. Alcuni anni fa abbiamo perso nostra madre, che ha portato avanti con mille sacrifici la bottega dopo la scomparsa prematura di papà. E’ difficile continuare senza di loro. Quello che ci è pesato di più in questi anni è stato imparare a trattare con i clienti, dal momento che io e Alessandro non siamo molto espansivi. Laboratori come il nostro, oltre a essere una ricchezza economica per l’Italia, sono un patrimonio culturale, e hanno bisogno di un aiuto. La nostra bottega è spesso fotografata e filmata da professionisti, soprattutto esteri. Questo mi consola. Continuo a sperare che un giorno tutto quello che la mia famiglia ha creato si salvi anche per la sua unicità e la sua bellezza”.