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La riforma sottoposta a referendum stravolge la Costituzione ? (quarta parte)

29.05.2016 07:42

 

Quando si affronta il tema della Costituzione Repubblicana è bene ricordare due aspetti fondamentali: 1) essa è articolata in 3 parti, principi fondamentali (art 1-12), parte I ( diritti e doveri dei cittadini ( art 13-55), parte II ordinamento della Repubblica (art 56-139). Quest’ultima parte è a sua volta suddivisa in 6 titoli ( il Parlamento, il Presidente della Repubblica, il Governo, la Magistratura, Regioni-Provincie-Comuni, le garanzie costituzionali). 2) Nel redigere la seconda parte i Costituenti non avevano esperienze concrete di Repubblica parlamentare alle spalle, per cui dovettero immaginare gli organi di uno Stato del tutto nuovo. La Costituzione italiana viene spesso citata come la migliore del mondo, per i principi fondamentali ed i diritti e doveri dei cittadini che enuncia in modo chiaro e rigoroso. La riforma di oggi non modifica una sola parola dei primi 55 articoli. Fin dai primi decenni di applicazione sono apparsi una serie di problemi pratici di funzionamento dell’ ordinamento previsto. In primo luogo l’anacronistico bicameralismo perfetto, che non convinceva tutti i Costituenti, in particolare quelli della sinistra. In secondo luogo la fragilità del governo, che per governare fu spesso costretto a utilizzare oltre misura la decretazione di urgenza, in terzo luogo, dopo il 1970, con la formazione delle Regioni, il numero delle controversie pendenti ogni anno fra Stato e Regioni, e, soprattutto l’acuirsi delle differenze di qualità dei servizi, offerti ai cittadini, da Regione a Regione,  in contrasto con gli art 3 e 4 sui pari diritti di tutti i cittadini.La Riforma sottoposta a referendum non è perfetta, ma corregge questi punti critici dopo 70 anni di esercizio dell’ordinamento e ben 63 governi. Ci sono molti altri dettagli importanti che parlano di semplificazione e trasparenza, di responsabilità dei dirigenti pubblici, di emolumenti, di rafforzamento dei poteri della Corte Costituzionale,  di Senatori eletti per 7 anni dal Presidente della Repubblica e non più a vita, di obbligo di presenza degli eletti, e di altri aspetti oggetto di scandalo negli ultimi anni. Il nuovo Senato delle autonomie locali ha piena dignità e importanza ed è composto da componenti tutti eletti dai cittadini in prima istanza, come consiglieri regionali o come sindaci. Peccato che il manifesto dei NO li definisca in modo sprezzante la peggiore classe politica del Paese, mentre al contempo vorrebbe ripristinarne tutti i poteri di spesa. Il linguaggio utilizzato dal manifesto del NO è francamente perentorio, non ammette obiezioni, con affermazioni anche generiche ( vedi notizia del 28 maggio) del tipo ‘ è scritta in modo incomprensibile, sotto dettatura del Governo, da un Parlamento delegittimato dalla Corte Costituzionale ( non è vero) ecc Non è con questo linguaggio , amici  sostenitori del NO ( penso soprattutto all'ANPI), che si affronta un dibattito sui contenuti. Il tono del manifesto del NO è una dichiarazione di guerra al Governo, che sorprende in personaggi come Zagrebelsky e Rodotà. Pensateci bene, Basta un SI’.

 

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