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L’intervento preparato da Umberto Veronesi peril Convegno di R salute

13.11.2016 09:29

 

La medicina di domani sarà Medicina della Persona. Non dovremmo più parlare di malati o pazienti, ma di persone. Nessuno è la sua malattia, quasi perdesse improvvisamente la sua identità perché è malato, e nessuno deve pazientemente e passivamente aspettare che il medico lo curi quando capita un problema di salute. Le parole sono importanti per correggere il comportamento di molti medici e indirizzarlo a dare peso, quando incontra un ”paziente”, anche al suo pensiero, e non solo al suo organo ammalato. Ripeto da anni ai medici di ricordare sempre che la malattia si sviluppa in un organo o in un apparato, ma viene percepita, elaborata e vissuta dalla mente. Per questo la stessa malattia può apparire più o meno grave a seconda di chi la vive e la pensa. E il medico può influenzare positivamente questa percezione solo se entra in contatto empatico con la persona che ha di fronte. Come? Attraverso il dialogo profondo con la sua carica di umanità. Una frase che ripeto sempre ai miei collaboratori all’Istituto Europeo di Oncologia è: quando un “paziente” vi chiede qualcosa nei corridoi, anche se siete di fretta, fermatevi e rispondete. Certo, forse perderete un po’ di tempo. Ma di tempo ne abbiamo tanto.È vero che la tecnologia ha accelerato tutta la nostra vita e anche in medicina oggi riusciamo ad effettuare diagnosi e terapie con precisione e rapidità impensabili solo fino a qualche decennio fa. Ma noi dobbiamo conoscere e saper utilizzare al meglio la tecnologia, non farci dominare. L’empatia non si crea con nessun device di ultima generazione, ma solo con l’umanità e l’amore solidale nei confronti del “paziente”. Il buon medico di oggi, e soprattutto di domani, è quello che sa condividere il peso psicologico della malattia, senza perdere ovviamente la lucidità del sapere scientifico e la capacità, come abbiamo detto, di dominare le tecnologie. Ho definito la medicina moderna come un insieme di tre componenti: scienza, arte e magia, dove la scienza è il pensiero ideativo, il saper risolvere; l’arte è il saper fare, l’uso della tecnologia; e la magia è la capacità di influenzare la mente del paziente perché lo si conosce e lo si ama.

 

 

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