per l'etica laica, sociale e autodeterminata
La Buona scuola ha modificato in profondità diversi aspetti dell’organizzazione e della didattica , rischiando spesso l’impopolarità, vittima di un rifiuto ideologico fuori tempo massimo. La riforma è emendabile nei suoi punti deboli che sono essenzialmente applicativi. Ma scrive il prof Gerardo Vespucci, Dirigente scolastico, in questo momento mi preme ricordare che in questo anno nella scuola italiana operano 804.772 docenti, di cui 680.200 su posti comuni e 124.572 su sostegno. Di loro, oltre 200.000, in gran parte donne, hanno un’età compresa tra i 60 ed i 65 anni, pari al 25%. Al Sud – dalla Campania alla Sardegna,vi sono 300.000 docenti di cui la percentuale degli ultra sessantenni, è superiore alla media del 25%! Questo dovrebbe far capire che nella scuola si è determinato, sommandosi agli altri, un aspetto non secondario della Questione Meridionale del terzo millennio, che nel 2015, la «Buona scuola» ha messo clamorosamente a nudo: docenti invecchiati, spesso nonne; poco vitali; spesso non digitali; con scarsa attitudine all’aggiornamento; figli di un passato ove ancora la scuola era «sacra», cioè «intoccabile», in un contesto sociale, anche per i nostri ragazzi, fatto al tempo stesso di globalizzazione e di solitudine collettiva, in cui motivare allo studio é fatica di Sisifo.Bisogna trovare le risorse per facilitare l’uscita degli ultrasessantenni e allo stesso tempo far capire ai giovani che essere docenti non è un lavoro qualsiasi, imporre una scelta di vita, cioè un percorso ad hoc, con tre anni di laurea breve per acquisire le conoscenze specifiche disciplinari, e con due anni di laurea magistrale per «formarsi ad insegnare» quella disciplina! Perché i sindacati non si occupano quasi mai di come funzionano imprese e istituzioni, oltreché dei dipendenti che vi lavorano ?