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Il Boss si confessa nell’autobiografia ‘Born to Run’

21.10.2016 09:14

 

 “All’ombra del campanile, sotto il peso della vecchia anima del mio albero, della mia città, mi riaffiorano alla bocca delle parole e una benedizione”.Bruce Springsteen, 67 anni, legge con voce calda, roca, con le pause laddove serve ascoltarlo, un passo dall’epilogo della sua autobiografia davanti a un centinaio di giornalisti da mezza Europa.È all’Institute of Contemporary Arts nel centro di Londra per parlare della sua autobiografia Born to Run Bruce non recita e si commuove. Per una frazione di secondo distoglie lo sguardo e guarda la punta dei suoi stivali neri. Per leggere inforca un paio di occhiali. In jeans, maglietta grigia giubbotto di pelle, sorride con il sorriso di chi svela pezzi della sua anima, legge dall’epilogo il Padre Nostro che diventa una preghiera laica per tutti coloro che nella nostra Terra affrontano difficoltà, amano, soffrono, cercano di farcela con onestà. È come un amico intimo. Sai spiegarci Trump?”, domanda sul palco un giornalista francese. “Nessuno ha saputo spiegarlo, succedono cose terribili ora in America, è spaventoso, incrina la democrazia“.Nell’autobiografia il rocker degli stadi strapieni si descrive come un uomo dei dubbi. Qui non ne ha. Di nuovo, il tono di voce parla al profondo su un tema delicato come le elezioni presidenziali della sua terra. La terra anche dell’amato Bob Dylan. Verso chi ha storto il naso per il Nobel è netto: «Non concordo con chi dice che Bob è solo un songwriter, un autore di canzoni. Ha influenzato un’epoca». In questo Born to Run, con il titolo che riprende l’omonima canzone del 1975, Bruce elogia apertamente l’autore di capolavori quali Like a Rolling Stone, All Along the Watchtower o Hurricane. Quando, all’apice del successo, sprofondava nel buio dell’anima, nel vuoto, come si curava? Fuggire. Andare in moto. Su tutto i concerti, racconta Born to Run. “Avevo bisogno di sfinirmi, nel suonare dal vivo c’è la catarsi”, A proposito di amore non teme di citare più e più volte Patti Scialfa, la sua donna, sua moglie, madre di due ragazzi e di una ragazza, colei lo ha aiutato a evitare la deriva, il deragliare. Infine al cronista che chiede se continuerà ai ritmi forsennati dei concerti da tre o quattro ore, -  sorride – e no, non penso di rallentare, anzi sento di gestire il corpo meglio ora di quando avevo 40 anni».

 

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