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Vasco Rossi, Bruce Springsteen, Madonna, gli U 2, Jovannotti, Laura Pausini, Renato Zero...».Sul palco del concerto e davanti ai fan che applaudono ci sono loro: gli artisti, i cantanti. Sotto c’era chi li ricorda, il romeno Jorda Georgel: «Abbiamo montato i palchi delle star senza un vero contratto e restando esposti a ogni rischio. Una volta ho lavorato settantadue ore di fila, a parte la pausa per pranzo e cena. Facevo due lavori insieme, passavo dal concerto allo stadio a quello dell’ippodromo, sempre a caricare e scaricare, montare e smontare metalli», Ha 34 anni, le spalle larghe da pugile. Jorda è famoso per le lunghe tirate. A Monza è riuscito a montare il palco per quarantott’ore di fila. Anche Marian Caval era fortissimo- ricorda Jorda- faticavanmo in coppia, finché non ce l’ha fatta più, adesso come lavoro chiede la carità in Svizzera, gira con la moglie e le foto dei bambini sulle magliette ». Il mondo delle «carovane», come si chiamano in gergo le cooperative che a Milano mandano avanti i concerti, ma anche le fiere, i traslochi e, addirittura, i «carico-scarico» dei trasporti internazionali, sembra godere di una totale impunità. Gli amici di Jorda ci portano all’interno di una grande impresa internazionale alle porte di Milano. E’ qui che si organizzano i carichi che ad alta quota solcano gli Oceani. «Quando io entro nell’azienda dove lavoro metto il dito su un sensore, per l’impronta digitale, e passo, ma i responsabili – spiega uno, - non sanno nemmeno come mi chiamo». Il dito funziona come un badge, a contare le ore di lavoro. L’azienda fattura le mie ore alla cooperativa che mi ha mandato qui, contano le ore che ho fatto e mi pagano in base a quelle, circa trecento ore al mese, con un Cud annuale che non supera mai i 6.000 euro. In buona sostanza circa 2 euro netti all’ora. Questo succede nella grande Milano. Dove sono i sindacati ?