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Hiroshi Ishiguro, il mio gemello androide

23.11.2016 09:01

 

Repubblica di ieri porta in prima pagina una notizia sconvolgente. In realtà il gemello androide Ishiguro l’ha creato 10 anni fa, ma adesso ha raggiunto un livello di perfezione sbalorditiva. Hiroshi Ishiguro partecipa con il suo doppio, a Romaeuropa Festival, in collaborazione con l’Ambasciata del Giappone. Hiroshi Ishiguro dell’Università di Osaka, da sedici anni lavora sugli androidi. Non semplici robot, ma copie di esseri umani. La sua creazione più famosa si chiama Geminoid, alter ego sintetico dello stesso Ishiguro. Lo mostrerà, per la prima volta in Italia, il 24 sera, nell’auditorium del Museo di Arte Contemporanea di Roma (Macro) di via Nizza. È convinto che gli androidi saranno parte della nostra società. Di più: sono come uno specchio, un po’ costoso, da 100.000 a 400.000 euro a seconda della versione. Non ho mai voluto costruire semplicemente una macchina capace di svolgere il nostro lavoro — esordisce — , ma qualcosa che ci somigliasse a tal punto da entrare in contatto con noi in maniera empatica. Negli androidi possiamo guardare il nostro riflesso. Sono la chiave per aiutarci a comprendere meglio la nostra natura».. Volendo capire meglio me stesso dovevo partire da un androide che avesse il mio aspetto in tutto e per tutto. Invecchiando ne ho create quattro versioni in modo che continuasse ad essere la mia copia fedele. In secondo luogo ha funzionato bene nell’attirare l’attenzione sulla ricerca che stavo conducendo. E poi mi permette di esistere nello medesimo attimo in due parti diverse del mondo: mi collego e parlo, ascolto, vedo attraverso di lui».

 

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