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Finalmente anche l’Italia a passo spedito verso la digitalizzazione

24.10.2016 08:18

 

Via libera dell’Europa al Piano Crescita Digitale 2014-2020. Un sì atteso da mesi che consente lo sblocco di circa 4,6 miliardi di investimenti in innovazione tecnologica nel nostro Paese. Il visto di Bruxelles arriva al termine di un percorso che ha visto la collaborazione dell’Agenzia per l’Italia Digitale, l’Agenzia per la Coesione Territoriale e il Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri.Il documento soddisfa alcuni requisiti considerati dalla Commissione indispensabili per la spesa dei fondi. Sono 17 le azioni previste dal Piano, raggruppate in tre grandi macroaree: infrastrutture trasversali, piattaforme abilitanti e programmi di accelerazione. Nella prima rientrano la realizzazione del Sistema pubblico di connettività e la predisposizione del wifi in tutti gli edifici pubblici (1400 mln), la digital security per la PA (19 ml), il consolidamento dei data center e del cloud computing (650 mln), il Servizio pubblico dell’identità digitale (Spid, 45 mln). Nella seconda l’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr, 74 mln), i pagamenti e la fatturazione elettronica (34 mln), l’e-procurement (10 mln), gli open data (35 mln), la sanità digitale (740 mln), la giustizia digitale (80 mln), la scuola digitale (350 mln), il turismo digitale (6 mln), l’agricoltura digitale (33 mln). Nella terza il progetto “Italian login – la casa del cittadino” (350 mln), le competenze digitali (350 mln), Smart city e communities (420 mln). Entra, quindi, nel vivo l’implementazione del Piano Crescita Digitale affidato alla figura del commissario all’Agenda digitale, Diego Piacentini, l’ex numero due di Amazon chiamato direttamente dal Presidente del Consiglio a coordinare per i prossimi 2 anni il processo di digitalizzazione della macchina statale. Queste sono le notizie importanti per la crescita dellì’Italia, ma se ne parla poco. Più largo spazio viene dato alle chiacchiere sul futuro della democrazia dopo il referendum del 4 dicembre.

 

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