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Con i migranti l’Europa ha scherzato, è grave

16.08.2016 21:15

 

Sette mesi fa l’Unione Europea cominciò a chiudere le sue frontiere ai massicci flussi di migranti che stavano arrivando dall’Africa e dal Medio Oriente, e in particolare dalla Siria. Diversi paesi europei dicevano di non essere più in grado di assorbire l’enorme numero di richiedenti asilo sbarcati sulle coste greche e diretti verso i paesi del nord tramite la cosiddetta “rotta balcanica”. L’Unione Europea aveva trovato così un accordo con la Turchia, che si basava su uno scambio: la Turchia avrebbe bloccato i migranti e riaccolto i richiedenti asilo ancora bloccati in Grecia a cui era stato impedito di proseguire il viaggio verso nord; in cambio l’Unione Europea avrebbe dato al governo turco molti soldi e la garanzia di un nuovo regime di visti, che avrebbe permesso ai cittadini turchi di muoversi liberamente all’interno dell’area Schengen. Poi c’è stato il tentato colpo di Stato in Turchia, che ha cambiato le priorità del presidente Erdoğan e ha raffreddato parecchio i rapporti tra Europa e governo turco. Alla fine del 2015 la Commissione europea aveva messo in piedi un programma di relocation, che doveva coinvolgere i migranti di nazionalità siriana, irachena e africana“con evidente bisogno di protezione”. La relocation doveva essere un piano per spingere Italia e Grecia, i due paesi più coinvolti dall’arrivo di migranti, ad accogliere nelle rispettive strutture i richiedenti asilo prima che fossero “smistati” negli altri paesi secondo delle quote stabilite in precedenza. Sulla carta la relocation sembrava un ottimo piano, nella pratica è stato disastroso: i trasferimenti si sono fermati quasi subito e la stragrande maggioranza dei migranti inseriti nel programma si trovano ancora nelle affollate strutture italiane e greche in attesa di un trasferimento che non si sa se e quando arriverà. Nel frattempo i Centri di Accoglienza in Itlia si moltiplicano e stanno scoppiando, senza alcun piano di inserimento progressivo dei migranti nelle comunità locali.

 

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