per l'etica laica, sociale e autodeterminata
Il governo intende varare un decreto legge per dare alle famiglie in cui nasce un figlio un bonus di 160 euro. per rilanciare le nascite, in calo, e contrastare l’invecchiamento del Paese. E’ una soluzione valida ? Scrive Chiara Saraceno : un figlio costa denaro e tempo, non solo nei primi anni di vita, ma lungo tutti gli anni della crescita (e in Italia ben oltre), anche se in diversa combinazione. Se il “costo” in termini di tempo è elevatissimo nei primi anni di vita per diminuire progressivamente, quello in termini di denaro invece aumenta con gli anni. Pensare di incoraggiare la natalità concentrandosi quasi esclusivamente sul sostegno al reddito nei primi anni di vita, quindi, è un approccio sbagliato. Come emerge chiaramente dai dati statistici, molte donne non vengono assunte da datori di lavoro che “temono” una loro eventuale maternità; e molte madri sono costrette a lasciare il lavoro dopo la nascita di un figlio (soprattutto se è il secondo o il terzo) perché non riescono a conciliare le domande di cura dei figli con quelle del lavoro remunerato. Giusta l’idea di favorire le nascite, ma i provvedimenti vanno presi avendo in mente l’intero periodo del nacituro fino alla maggiore età. Dagli asili nido, ai permessi parentali, alle colonie estive, ai trasporti pubblici, fino all’intero percorso di studio, almeno fino alla scuola media superiore. E poi alle prospettive occupazionali. Più che ai bonus occorre pensare a un progetto di sostegno per l’arco di 18 anni, limitando eventualmente i benefici alle coppie di reddito medio e basso.