per l'etica laica, sociale e autodeterminata
L'ultima notte delle Olimpiadi di Rio è stata un carnevalone, con i costumi colorati e i saluti alle telecamere degli atleti: sembravano contenti, anche quelli che sono arrivati venticinquesimi a un anno luce dal podio. Onestamente, ci voleva. Per venti giorni qui si è parlato di tempi, gare, avversari. Per le strade, le camionette dei militari facevano passare la voglia di festeggiare, di conoscersi e parlare. Il Brasile allegro si è visto notato solo in tribuna, nei grandi eventi: le finali del beach, la Seleçao al Maracanã, il volley al Maracanazinho. Una festa popolare era quello che serviva. Il giamaicano Usain Bolt, superstar dello sprint, ha realizzato la doppietta 100-200 metri ai Giochi di Rio 2016 coprendo la distanza - sul mezzo giro di pista - in 19 secondi e 78 centesimi. Poi ha vinto anche la staffetta 4x100. Così l’uomo più veloce della terra dice addio alle Olimpiadi conquistando la nona medaglia d’oro olimpica. E la terza a Rio 2016: oro nei 100, 200 e 4x100 metri. Come a Pechino nel 2008, come a Londra nel 2012. “Voglio essere come Ali e Pelè” aveva detto ieri il giamaicano dopo essersi messo al collo la seconda medaglia più preziosa qui a Rio. «Ancora due gare e sarò immortale», era stato lo slogan coniato dal 29enne di Kingston dopo avere battuto Justin Gatlin nella gara regina dell’atletica, i 100 metri. E l’Italia con 28 medagle si mantiene nei primi 10 posti. Peccato che le medaglie d’oro siano state conquistate quasi tutte da da atleti e atlete, che faticano e si allenano tutto l’anno, ma che non conosciamo, perché non si vedono mai in TV Elia Viviani (Ciclismo su pista, Omnium), Niccolò Campriani (Tiro a segno, carabina 50 metri 3 posizioni),), Gabriele Rossetti (Skeet maschile) Diana Bacosi (Skeet femminile), Niccolò Campriani (Carabina 10 mt), Daniele Garozzo (Fioretto maschile), Fabio Basile (Judo) Gregorio Paltrineri (1500 stile libero) . Speriamo ora che giornali e TV ora ne tengano conto.