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Era il 1986. Cinquanta amici al ristorante e lui, Carlo Petrini, da sempre Carlin, a capotavola. Tutti di sinistra, ma non parlavano solo di cibo. Parlavano di antropologia, sociologia, filosofia. e , insieme, decisero di creare una sezione dell’ARCI, l’Arcigola». Tre anni più tardi, sarebbe fiorito Slow Food e poi una galassia sterminata di cose: Salone del Gusto, Terra Madre, Cheese, editoria, Slow Fish, l’Università di Pollenzo. Racconta Carlin Petrini «Terra Madre sarà sempre il mio orgoglio. Mi dicevano, Carlìn, ma t’ses mat? Cinquemila contadini da tutto il mondo dove li mettiamo?. E invece centinaia di piemontesi hanno aperto le loro case, Regione e Comune ci hanno creduto. Nel 2004 la prima edizione, e dopo pochi mesi già avevamo capito che Terra Madre stava cambiando la vita a un sacco di gente. Andavi in Patagonia e ti parlavano di Terra Madre. Enogastronomia non vuol dire parlare di pastasciutta in televisione. Semmai, la contraddizione è parlare di cibo e vino in un mondo che ancora muore di fame, e io penso che Terra Madre abbia un po’ fermato questa schizofrenia perché ha creato un tessuto di comunità, facendo discutere di cibo giusto in Perù, in Burkina Faso o in Amazzonia». L’ultima fondazione fu, 10 anni fa, l’università, «Ah, che bellezza. Nessun movimento ha un ateneo, nemmeno Greenpeace. Più di duemila ragazzi si sono già laureati a Pollenzo, portando nel mondo le nostre idee di cibo buono, pulito e giusto. A chi gli chiede quale sarà il prossimo progetto, risponde: «Ho quasi 70 anni e non smetto di dirmi: “Esageroma nen”.