24.03.2016 09:05
Gli attentati di Bruxelles ci mettono, ancora una volta, di fronte ad un interrogativo
drammatico Come reagire? Come difendere la sicurezza dei cittadini europei? I capi
di Stato e di Governo, i capi dei partiti politici e le massime autorità
religiose riflettano sulle risposte concrete da dare a questi interrogativi,
prima che arrivi, inevitabile, la prossima strage. Non vogliamo più sentire i soliti messaggi di cordoglio a strage avvenuta.
Gli studiosi del terrorismo jihadista concordano che fattori scatenanti del terrorismo sono una consistente e poco integrata
comunità musulmana, un alto livello di disoccupazione giovanile in quella
stessa comunità, la facilità a procurarsi armi, la disponibilità di un
sistema di comunicazioni e trasporti affidabile, le autorità anti-terrorismo inefficaci
e mal equipaggiate, una grande instabilità politica. Il Belgio possiede
tutte queste caratteristiche. Il quartiere di Molenbeek, 90.000 abitanti, di
cui ¾ mussulmani e 50% di disoccupati rappresenta una sorta di nuovo apartheid,
focolaio potenziale del terrorismo. Appare ormai accertato che, da 4 mesi, si nascondeva
qui Salah Abdeslam. Occorre isolare i terroristi all’interno delle comunità
mussulmane, stabilendo in tal senso una collaborazione con gli imam. Promuovere
l’integrazione significa disgregare questi apartheid, costruire nuovi quartieri
multietnici, creare le condizioni di nuova occupazione, costituire un servizio
di intelligence efficiente, capace di individuare reclutatori, fiancheggiatori
e covi. "L'attacco a Bruxelles è la prova che il
Califfato ha le braccia lunghe e che può arrivare a qualsiasi obiettivo in
qualunque momento. Morirete di odio". I tanti che hanno scritto messaggi vergognosi come
questo devono essere individuati e immediatamente espulsi dal Paesein cui
risiedono. Gli investimenti da fare sono molti e rilevanti. Per finanziare un
piano di emergenza efficace si può anche far ricorso a una tassa una tantum,
come quella istituita dal governo Prodi 20 anni fa parte dell’eurozona.