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Da anni non si parla più di Tibet. Nessuno più invita il Dalai Lama. Le auto immolazioni dei monaci non fanno quasi notizia. E a Lhasa . la catena americana Kentucky Fried Chicken ha aperto a marzo il primo fast food, voluto da Pechino. Il mondo ha appreso la notizia che anche i buddisti tibetani si sarebbero convertiti al pollo fritto a causa di uno scontro accademico con il governo di Pechino. Esuli e sostenitori dell’indipendenza del Tibet avevano chiesto al colosso della ristorazione Usa che nel locale si parlasse anche il tibetano e non solo il mandarino, come nel resto della Cina, e che il personale venisse assunto scegliendolo tra la minoranza locale. I vertici di KFC non hanno risposto, ma le autorità cinesi hanno definito «ridicola» la proposta. Pochi giorni dopo è emerso che tra i quaranta dipendenti del fast food, trentadue sono di etnia han, maggioritaria in Cina. Otto i tibetani. Quanto ai menù, sono stati stampati solo in mandarino. Dieci anni fa il leader spirituale dei buddisti pregava personalmente KFC di annullare l’apertura di una sede tibetana. La ragione aveva fatto sorridere: le stragi dei polli violano i valori tibetani. Allora il progetto venne accantonato, oggi no e il segnale globale è chiaro: la “questione tibetana” scompare dall’agenda politica del mondo. . Per i media il Tibet non è più una notizia e il “semplice monaco” che in giugno compirà ottantuno anni potrebbe essere archiviato dalla storia come “l’ultimo Dalai Lama. Oggi si arriva in treno a Lhasa da Pechino e si può mangiare il pollo fritto Addio Tibet misterioso