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Un intreccio di interessi industriali, tradimenti politici e pressioni tecnocratiche ha portato al rinnovo per cinque anni del glifosato in Europa, grazie al voto favorevole della Germania. Hanno espresso voto contrario sia l’Italia che la Francia,.
Il glifosato, prodotto fino al 2001 in esclusiva dalla Monsanto, è un potente e diffusissimo erbicida. Per alcuni organismi, come l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ( Iarc), possibilmente cancerogeno. Per altri è innocuo. Pochi mesi fa però i “Monsanto Papers” hanno dimostrato che diversi studi che lo scagionavano erano finanziati dalla stessa azienda produttrice e che il via libera dell’Agenzia Ue per la sicurezza alimentare era stato scritto con un copia incolla della domanda di autorizzazione presentata proprio dalla multinazionale. All’inizio la Commissione Ue aveva proposto di rinnovare l’erbicida per 15 anni ma dopo le pressioni di diversi governi e dell’Europarlamento è scesa a cinque. Bayer, colosso chimico di Leverkusen, ha dato vita a un’operazione da 56 miliardi per inglobare Monsanto, fusione ancora al vaglio dell’Antitrust europeo. Il glifosato è ancora tra le maggiori fonti di reddito di Monsanto e una sua messa al bando avrebbe danneggiato l’investimento. Per questo gli ambientalisti raccontano di fruttuose pressioni dell’industria chimica sul governo tedesco.
Un chiaro esempio di collusione fra le lobbies delle multinazionali e la politica, anche a livello di istituzioni europee. Non è questa l’Europa di cui abbiamo bisogno.