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Siamo giunti alla vigilia delle elezioni politiche nazionali. Fino alla fine del 2016 la coalizione al governo, guidata dal PD, sembrava avviarsi ad una riconferma, senza problemi. Poi è arrivato il referendum sulla riforma costituzionale che ha prodotto un terremoto politico e istituzionale. Forze politiche che avevano votato la riforma in Parlamento si sono schierate contro, dando vita ad uno schieramento innaturale, dall’estrema destra all’estrema sinistra, passando per il Movimento 5 Stella, un vero e proprio referendum contro il PD e contro il suo segretario, cui hanno aderito, facendo campagna per il no, anche esponenti del PD, che poi usciranno dal PD dando vita a un nuovo partito politico. Negli ultimi 15 mesi della legislatura c’è stato un susseguirsi di attacchi al PD, da tutte le parti, nonostante gli apprezzamenti raccolti dal governo Gentiloni, in Italia e all’estero. Quale scenario ci riservano le elezioni del 4 marzo ? Per cercare di dare una risposta a questo interrogativo è opportuno analizzare i risultati delle elezioni politiche dal 1948 al 2013. Scopriamo allora una costante, oltre il 50% dell’elettorato appartiene ad un’area di centro, che nel corso del tempo è stata dominata prima dalla DC, poi dal Centro Destra di Berlusconi, fino a disgregarsi, in apparenza, nel 2013.
Uno sguardo alle elezioni politiche dal 1948 al 2013
La storia degli ultimi 70 anni, dal 1948 al 2018, è segnata da una svolta, quella del biennio 1992-1994. Per oltre 40 anni la Democrazia Cristiana è stata capace di raccogliere, un consenso compreso fra il 38% e il 40% (per 8 elezioni di seguito dal 1948 al1979). Neppure le vittorie del PC negli anni 1975 ( con il picco storico del 34%) e 1979 riuscirono a indebolire la DC. Soltanto l’ascesa del PSI di Craxi, che raggiunse il 14 % nel 1987 e nel 1992, provocò un’erosione nell’elettorato DC, la cui quota scese al 34% nel 1987 e al 30% nel 1992. Nel 1992 furono i DS a pagare il prezzo più alto (19%) dell’arrivo sulla scena politica di due nuove forze politiche, la Lega Nord (10%) e Rifondazione Comunista (5%). Il terremoto si verificò nel 1994 con la ‘discesa in campo’ di Berlusconi. La coalizione di centro destra ( FI con Alleanza Nazionale e la Lega) conquistò il 46% dei consensi, la coalizione di sinistra il 33%, il cen nelle 5 consultazioni tro di Segni il 15%. Dal 1994 fino al 2008 la coalizione di centro destra ha vinto le elezioni ( 1994,1996,2001,2006,2008), raggiungendo sempre percentuali comprese fra il 47 e il 49%. Anche nel 1996 la storica affermazione dell’Ulivo con il 45% si tramutò in vittoria perché la Lega (11%) si presentò separatamente dalla coalizione di Centro destra (41%). L’Ulivo, sconfitto pesantemente nel 2001 (35%) costruì attorno a Prodi la grande Unione, con 13 partiti, da PRC all’UDC, che riuscì a pareggiare con la coalizione di Centro destra ( entrambi al 49%), formando un governo di brevissima durata. Il Centro Destra rivince nettamente nel 2008, con il PD che ritorna ai valori dell’Ulivo nel 2001 (36%). Nel 2013 c’è un altro terremoto, prodotto dal M5 Stelle, e la flessione delle due alleanze di centro destra e di centro sinistra, entrambe scese al 29%, il Centro, di nome, resta rappresentato da Scelta Civica di Mario Monti (11%). Anche l’estrema sinistra con Ingroia è al minimo (3%).
Dal 1948 al 1992 la partecipazione al voto fu costantemente superiore o prossima al 90%. Dal 1994 in poi l’astensionismo è cresciuto costantemente ( fino al 25% del 2013), presumibilmente determinato in gran parte dalla disaffezione dell’elettorato moderato verso la politica.
Che cosa ci insegna il passato ? Che cosa ci riserva il futuro ?
Il passato ci insegna che, al di là dei partiti per cui vota, l’elettorato italiano, in maggioranza, ( circa 60%) è moderato, tendenzialmente conservatore. All’incirca un terzo si colloca in un area di centro sinistra, progressista ( poco più del 30%), mentre il 10 % appartiene alla destra. E’ poco informato sulla politica, cui, in grande maggioranza, dichiara di non interessarsi.E’ più interessato ai personaggi della politica, come fossero uomini di spettacolo. Di volta in volta sono Berlusconi, Salvini, Renzi, Grillo e Di Maio.
A sinistra, prima il PCI, poi i DS e da ultimo il PD, hanno subito flessioni significative dopo essere stati nella maggioranza o al governo. Le attese sono rimaste sempre deluse. E’ accaduto alla fine degli anni ’70, nel 2001, nel 2008 e purtroppo è prevedibile che accada il 4 marzo. Renzi non è riucito nell’impresa di conquistare una quota significativa dell’elettorato di Centro. La coalizione di Centro sinistra non sembra in grado di raggiungere il 30% mentre il raggruppamento LeU supererebbe appena il 5%.
La longevità politica di Berlusconi fino al 2013 si spiega nell’aver saputo conquistare simpatia e fiducia nell’elettorato di Centro, moderato e conservatore. Con l’avvento del M5S nel 2013, l’era di Berlusconi sembrava tramontata. Da 6 mesi a questa parte la coalizione di Centro destra sta ricuperando terreno e si avvia a vincere le elezioni del 4 marzo con una quota superiore al 37%.
Il M5S, il mattatore in pectore delle elezioni 2018, capace di pescare trasversalmente nell’elettorato di tutti i partiti, sta probabilmente perdendo i favori di una parte degli ex elettori del Centro Destra, che rientrano da Berlusconi e quindi non pare in grado di raggiungere il 30%, restando così fuori da una prospettiva di governo.
Con la prospettiva di vedere ancora stabile o crescente la quota degli astenuti cui si aggiungono le schede bianche o nulle, quello che si profila per il dopo 4 marzo è un quarto governo di Centro Destra, che sarà alla ricerca di una maggioranza.
A chi rappresenta lo zoccolo duro del centro sinistra resta la speranza o anche la certezza di un ritorno nel futuro, per cui guai a fare alleanze con il Centro destra di Berlusconi , come fu fatto nel 2013.