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Nel 1967 la RAI inaugurò in Italia la trasmissione radiofonica Hit parade. Per stabilire la classifica dei dischi più venduti nella settimana si affidò alla Doxa di Milano. La trasmissione era condotta, ogni venerdì, dal Maestro Lelio Luttazzi. Ricordo bene il giorno in cui Pierpaolo Luzzatto Fegiz, Presidente e fondatore della Doxa mi chiamò nel suo ufficio. Mi consegnò senza preamboli un fascicolo intitolato Hit Parade con una serie di documenti, in inglese. Il termine Hit Parade era stato coniato negli anni trenta ed adottato per molto tempo da un famoso programma radiofonico americano. Mi disse, lo studi bene, la prossima settimana arriva un dirigente della RAI, per parlarne. Poi andrà a Roma con lui per incontrare il maestro Lelio Luttazzi. Avevo 30 anni, ero arrivato in Doxa da appena un anno, c’erano colleghi più accreditati di me. Capii più tardi che in RAI volevano, come direttore del progetto, un giovane sconosciuto, affidabile professionalmente. E Luzzatto Fegiz scelse me. Non parlavo correntemente l’inglese, ma mi tuffai fino a sera tardi nella lettura della documentazione. Bisognava costruire un campione di 200 negozi, rappresentativo di tutti i circa 10.000 punti vendita di dischi esistenti allora in Italia. Ogni settimana 50 negozi dovevano essere sostituiti, in modo da rinnovare l’intero campione nell’arco di un mese. Scelsi 50 intervistatori, almeno 1 per ogni regione. Ognuno di loro visitava al giovedì mattina 4 negozi, da noi indicati il mercoledì pomeriggio con una nuova apparecchiatura, di cui li avevamo dotati, il fax, ancora poco diffuso in Italia. Al giovedì prima di sera, ci rispedivano, sempre via fax, la graduatoria risultante dai 4 negozi che avevano visitato nella giornata.. Era una corsa contro il tempo, in particolare al giovedì sera per ricevere i 50 fax e calcolare la graduatoria generale, con il supporto di 5 calcolatrici da tavolo. I calcoli finivano verso la mezzanotte. Al mattino presto una segretaria batteva a macchina la graduatoria finale delle prime 20 canzoni da inviare per fax alla RAI, entro le ore 10 del venerdì. Qualche mese dopo ricevetti una telefonata dalla segretaria del direttore generale di una grande casa discografica Fui ricevuto in un ufficio megagalattico. Dopo una breve introduzione il mio interlocutore mi fece una proposta . Ricordo che arrossii, balbettai qualche parola, mi alzai, con uno sforzo di autocontrollo, abbozzai un sorriso, ringraziai e me ne andai. Raccontai subito l’incontro a Luzzatto Fegiz, che si mise a ridere. Lo sapevo che, prima o dopo, sarebbe successo, disse. Adesso hai capito perché in RAI volevano un giovane sconosciuto. Ad ogni modo, aggiunse, farò controllare che, sotto casa tua, non sia parcheggiata una nuova Alfa Romeo. Volevano conoscere da me il nome di 10 negozi importanti in campione, per fare acquisti massicci di dischi, in modo da falsare la graduatoria generale ( non me lo disse esplicitamente). Avevano capito che ogni negozio contava per il numero di dischi venduti, per cui bastava essere in testa in 10 grandi negozi per scalare la graduatoria.
20 anni dopo, l’Abacus ebbe dalla RAI l’incarico, per alcuni anni, di selezionare le giurie , 300 persone, di un ministro che raccomandava una giovane cantante. Ho appreso così in prima persona che anche nel mondo della musica leggera c’è sempre qualcuno pronto a farti guadagnare imbrogliando. Non è sempre facile districarsi, talvolta c’è di mezzo anche un ricatto. acquirenti di dischi, che venivano poi invitate nella galleria dell’Ariston per votare le canzoni appena presentate. In quell’occasione ricevetti un’altra strana telefonata, dalla segretaria