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16 I migranti chi resta e chi scappa dall’Italia

14.01.2018 18:44

I lunghi inverni norvegesi non paiono scoraggiare gli immigrati. Tra le strade di Oslo e Bergen, ma anche nelle cittadine più piccole che si affacciano sui fiordi ghiacciati, si cela infatti il “paradiso” dei migranti: lavoro facile, buon reddito, casa di proprietà, possibilità di studiare. Benessere economico e integrazione sono garantiti anche in Irlanda e Danimarca.Nella classifica dell’ospitalità si piazzano ultime Spagna, Italia e Grecia. Qui trovare un lavoro qualificato è quasi una missione impossibile. Se in Norvegia è facile incontrare un medico siriano in ospedale, in Italia è più probabile trovarlo al semaforo.

Oggi dove vive meglio un immigrato? A rispondere è uno studio della Fondazione Leone Moressa che fotografa la situazione di 14 Paesi europeimIncrociando il livello di benessere degli immigrati (tasso di occupazione, rischio povertà, presenza di titoli di studio elevati) e d’integrazione (acquisizione di cittadinanza, percentuale di stranieri proprietari di casa), i ricercatori costruiscono un indice europeo di attrattività migratoria.

I risultati confermano la frattura tra il Nord e il Sud Europa. Nella gara dei Paesi dove i migranti vivono meglio conquista infatti la medaglia d’oro la Norvegia. Alle spalle della Norvegia si piazzano Irlanda e Danimarca, rispettivamente al secondo e terzo posto. Il Regno Unito, quarto, La Germania occupa  il centro classifica. Le cose vanno ben diversamente negli Stati europei fanalino di coda: Spagna, Italia (penultima) e Grecia. In particolare il nostro Paese, seppure più generoso di altri nella concessione dell’accoglienza, presenta una percentuale minima di immigrati laureati (10%) e una forte componente in condizione di povertà (25%) o comunque a rischio d’esclusione sociale (ben il 52%). Ciò si traduce in uno scarso accesso dei migranti alla casa di proprietà. Non solo. Qui da noi è assai improbabile trovare lavoratori stranieri in posizioni adeguate al loro titolo di studi.  Ed è così che non viene utilizzata una risorsa preziosa per la crescita economica, che tutti dicono, a parole, di volere.

 

 

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