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1 La battaglia dei nomi

16.09.2020 14:59

E’ un bel  maschietto,  esclama l’infermiera uscendo dalla sala parto. Leone, il papà,  corre ad abbracciare la moglie Giuseppina che tiene in braccio il neonato. Dà un bacio al bimbo, ma ha già la testa altrove. Le Sedi Riunite di via Maiolica, fra i due rioni di Barriera vecchia e San Giacomo, sono la sede sindacale e il circolo dopolavoro, abituale  ritrovo di socialisti e anarchici. Socialisti ed anarchici sono uniti nel manifestare un anticlericalismo radicale, non tanto contro la religione, quanto contro la gerarchia ecclesiastica,  solidale con l’Autorità, rappresentata da Sua Altezza Imperiale, il cattolicissimo Francesco Giuseppe.

Qui lo aspetta Odorico, il calzolaio socialista che abita a San Giacomo. Insieme organizzano la battaglia dei nomi contro la Chiesa. Quando una donna aspetta un bambino, il futuro padre si presenta al Circolo con una rosa di nomi, testimoni più o meno noti degli ideali di giustizia e libertà. Ne parlano insieme e studiano anche come convincere la moglie, quasi sempre cattolica devota, ad accettare il nome deciso da loro.

Il primo figlio di Odorico nasce nel 1897 . Per lui viene scelto il nome Lassalle, uno dei primi socialisti in Germania, fondatore nel 1863 dell’Associazione Nazionale degli Operai Tedeschi. Il parroco protesta, suggerisce la scelta di un santo, ma il bambino muore poco dopo essere nato, prima ancora del battesimo.

Nel 1898 nasce il secondo figlio cui spetta il nome di Giordano Bruno, filosofo e letterato napoletano, condannato al rogo dall’Inquisizione. Qui la battaglia si fa dura, il parroco la considera una provocazione e rifiuta il battesimo. Alla fine viene raggiunta una mediazione: grazie alla preghiera della mamma Marietta, il bimbo viene registrato con un doppio nome, Giordano e Bruno.

Nel 1900 nasce il terzo figlio, chiamato Luigi, con gioia del parroco e dei parenti. Questa volta il nome lo ha scelto la mamma. Alla cerimonia del battesimo partecipano anche gli zii cattolici , fratelli di Marietta. C’è aria di pace, ma è solo una tregua.

La battaglia riprende qualche anno dopo con la nascita del quarto figlio. il nome scelto è Darwin, il naturalista inglese, da qualche decennio al centro del dibattito fra scienza e religione. L’opposizione del parroco  è decisa,  dura alcuni mesi. Alla fine si arrende, Darwin viene battezzato.

Nel 1910 nasce l’ultimo figlio di Odorico. Pochi mesi prima, in Spagna, è stato fucilato l’anarchico Francisco Ferrer. L’emozione è stata tanta in Italia e, dopo il solito batti e ribatti, anche il parroco accetta il nome Ferrer.

L’anarchico Leone Firm, il sarto, è parte attiva di questa battaglia.. Per la prima figlia il nome scelto è Perovskaja, una nichilista russa allieva di Bakunin, nota soltanto negli ambienti anarchici. Non figura tra gli eretici, per il parroco può essere battezzata. Nella vita di ogni giorno sarà chiamata Tosca. La seconda figlia è Ciarita, una scrittrice russa anarchica. Sotto il profilo onomatopeico sembra addirittura un nome italiano, per cui non sussistono dubbi sul battesimo.

Leone è deluso, sogna la guerriglia , deve rilanciare al più presto. L’anno dopo la moglie è incinta. Bisogna studiare la mossa giusta. La scelta è difficile, si deve andare allo scontro. Leone ha in mente da tempo un nome di battaglia, ma deve nascere un maschio. Ecco perché appena sente ‘è un bel maschietto ’ Leone corre al Circolo. Il nome è Nerone, la guerra sarà totale. Senza possibilità di mediazione sul nome dell’imperatore giullare e cinico, persecutore dei cristiani, accusato dell’incendio di Roma.

Leone esce dal Circolo, con il pieno appoggio di Odorico e degli altri e, prima di ritornare in ospedale e parlarne con la moglie, corre da don Franco. Don Franco è nato, grida ancor prima di entrare in parrocchia, lo chiamiamo….. Il nome tanto studiato gli resta in gola.  Don Franco, con l’eterno sorriso dei parroci, stampato in volto, gli viene incontro, caro Leone, son contento, per te e per tua moglie, vedi di mettere la testa a posto e di non far tribolare quella povera donna, scegli un nome da buon cristiano stavolta.

Tranquillo don Franco, risponde Leone e scoppia in una risata, il nome ce l’ho ed è proprio buono!  Don Franco allarga ancor più il sorriso, apre le  braccia e  son proprio contento Leone, fatti abbracciare, ormai il passato è passato, per il pastore ogni pecora che rientra all’ovile è una benedizione, chissà come è contenta tua moglie. Leone schiva l’abbraccio e con un ghigno urla: lei non lo sa ancora, è un bel maschietto, si chiamerà Nerone!

Don Franco impallidisce, trasecola, poi supplica, non puoi farlo Leone, sei  fuori per sempre dal nostro gregge, perdi  la tua anima. Parlerò con tua moglie. Leone saltella dalla gioia  gridando  Nerone, Nerone è proprio un bel nome.

Don Franco arriva trafelato in ospedale da Giuseppina.

Tuo marito è diventato matto, che razza di nome vuol dare a questo bel maschietto! Giuseppina se lo stringe al petto non ne abbiamo ancora parlato don Franco, stia tranquillo, mi ha assicurato che stava studiando un bel nome.

E don Franco  ma ti rendi conto Giuseppina, lo vuol chiamare Nerone, è una bestemmia per la Santa Madre Chiesa, bisogna assolutamente impedirglielo.

Giuseppina scoppia in un pianto disperato, don Franco, mi dovete aiutare, che cosa devo fare ?

E don Franco Giuseppina, devi essere forte, o me o Nerone devi dirgli. Giuseppina, singhiozzando: Ma don Franco, Leone è il mio uomo, è la mia vita, non posso farlo.

Don Franco cerca di calmarla Ora non è più una questione di soli nomi, qui si tratta di stare dentro o fuori dalla Madre Chiesa, è gravissimo, devo consultare il vescovo

Don Franco si allontana lasciando Giuseppina nella disperazione..

Leone arriva poco dopo e trova Giuseppina stremata e piangente. Che c’è Giuseppina, dovresti essere felice, abbiamo un bel maschietto e un bel nome. Su con la vita, dobbiamo festeggiare. E Giuseppina  Siamo caduti in disgrazia Leone. Siamo fuori dalla Madre Chiesa, nostro figlio non può chiamarsi Nerone.

Leone è sorpreso, capisce di essere stato preceduto da don Franco Resteremo fuori ad aspettare, vedrai, ci richiamerà. E Giuseppina Non possiamo farlo Leone, don Franco è già andato dal vescovo.

Lascia che ci vada, noi ci teniamo il nostro bel Nerone. Se lui va dal vescovo,io vado alle Riunite e gli solleviamo contro tutta San Giacomo- Le suppliche di Giuseppina sono inutili, Leone sta già correndo al Circolo. ‘Compagni grida don Franco tsfida San Giacomo, è andato dal vescovo a denunciare Nerone. Andiamo tutti al vescovado! Si accende un dibattito, i socialisti sono contrari alla guerra a oltranza, si deve trovare un compromesso. Una decina di anarchici rifiutano ogni discussione, dal vescovo, dal vescovo, gridano, correndo dietro a Leone.

Don Franco è a colloquio con il vescovo, mentre nel piazzale antistante echeggiano le urla degli anarchici. Don Franco chiede al vescovo di chiamare la polizia, Vostra Eminenza siamo in pericolo!

Ma il vescovo, con l’eterno sorriso del buon pastore, don Franco, è solo una scaramuccia, lasciamoli sfogarsi, fra qualche minuto lei va sul balcone, li invita a tornarsene a casa e promette loro di riparlare domani del nome del neonato.

Don Franco ubbidisce,  ma non è convinto. Gli anarchici se ne vanno cantando vittoria, Il vescovo con un sorriso ancor più ampio  gli dà una pacca sulla spalla e gli spiega non bisogna dare al nome il valore di un simbolo, è solo un’etichetta, quel che conta è il bimbo che crescerà con quel nome. Nerone è oggi un nome che ricorda il persecutore dei cristiani, potrebbe essere domani il nome di un santo, che farà dimenticare il diabolico predecessore. La Chiesa deve essere lungimirante, non può farsi condizionare da piccole beghe. E’ compito del parroco affrontarle e risolverle, il ruolo della Chiesa è diverso.

Don Franco se ne torna in parrocchia brontolando, il vescovo parla bene, ma tocca a lui , il parroco, sbrogliare la matassa. Mentre gli anarchici pensano di aver vinto e vanno al Circolo a festeggiare, don Franco decide di tornare in ospedale dalla povera Giuseppina che è rimasta sola. Bisogna rinviare di qualche giorno la registrazione di Nerone all’anagrafe del Comune e il nome va assolutamente cambiato.

Don Franco le spiega non tutte le bugie sono peccato, esistono le bugie a fin di bene. Domani esci dall’ospedale e vai tu in Comune a registrare il bimbo col nome di Nero e dici a tuo marito che l’hai registrato Nerone. Quando se ne accorgerà sarà passato del tempo. In fondo l’impiegato dell’anagrafe può aver sbagliato a scrivere. Una volta registrato è difficile cambiarlo,  penseremo allora  al da farsi. Io non ho mai ingannato il mio Leone, si dispera Giuseppina. Ma don Franco è perentorio, ne va dell’anima tua e di tuo marito

Fu così che all’insaputa di Leone, Nerone diventò Nero

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