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INTRODUZIONE
La vicenda si svolge nel 1955 a Novate Milanese, una cittadina di 15.000 abitamti dell’hinterland milanese e a Sarteano, un paese in provincia di Siena. Anton è un barbone, con un passato famoso e misterioso. E’ arrivato dall’Ukraina con alcuni cavalli nel 1921 dopo un viaggio avventuroso in 18 tappe da Odessa a Trieste. Da Trieste è venuto a Milano dove ha vissuto fino al 1945. Poi è arrivato a Novate Milanese. Con sé ha un sacchetto di diamanti, che diventa la chiave dell’indagine sulla sua morte. Anton muore su una panchina davanti alla scuola elementare. Greta è una bambina di 10 anni, frequenta la V elementare ed è diventata amica di Anton. Gli altri personaggi sono il bidello Demba, la direttrice Cristina Rossi, la maestra Agostina, il parroco don Mario , la mamma di Greta, Viviana , il medico Betti, il sindaco Ghezzi, il salumiere Boris, la moglie del salumiere Marina, l’ispettore Sciolokov, oltre alla veterinaria Brunella, alla bella Dona, ai coniugi Viktor e Luisza e all’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini.
Le indagini sono condotte dall’ispettore Mirco della questura di Milano.
Ogni capitolo, dedicato a una tappa del viaggio di Anton da Odessa a Trieste, è seguito dal profilo e dall’interrogatorio di un personaggio. I sospettati sono più di uno, Il finale è sorprendente.
Dopo un anno di isolamento da Covid 19, tutti riprendono a frequentarsi, a raccontarsi. Nasce così una nuova corrente letteraria il racconto corale. Questo racconto segna dunque una svolta nella storia della letteratura, nasce dalla collaborazione di 7 personaggi del racconto stesso.
Il protagonista, Anton, alias il driver Alessandro Borisevic Finn, è esistito realmente. Nel 1921 è arrivato da Odessa a Trieste con i suoi cavalli..
Ogni capitolo dedicato a una tappa del viaggio comprende uno o due paragrafi tratti da Wikipedia, che spiegano dove si trova e quali sono le principali caratteristiche di quella località.
L’ideatore di questa storia, Giorgio ( in ungherese Gyorgy) risiede a Sarteano da 30 anni ed è stato amministratore di Novate Milanese negli anni 1960-1980- I personaggi sono quasi tutti suoi amici che abitano a Sarteano e aNovate<
Indice
1.La morte di Anton
2. Il viaggio di Anton , da Odessa a Trieste , in 18 tappe
3. I successi del driver Alessandro Borisevic Finn
4 Greta
5 Bilyaivka, prima tappa del viaggio, il paese natale
6 Viviana, la mamma di Greta
7 Tiraspol, seconda tappa Alioscia, i finimenti per cavalli
8 Agostina, la maestra
9 Chisinau, terza tappa, incontro con Ansoumane
10.Don Mario, il parroco
11 Bumbata, quarta tappa, lo zio Viktor
12 Demba, il bidello
13 Lasi, quinta tappa, l’oste Attilia
14 Domenico Betti, il medico
15 Piatra Neamt, sesta tappa. il borsci di Stiven
16 Carlo Ghezzi, il sindaco di Novate Milanese
17 Toplita,settima tappa, l’agguato
18. Gino e Franca, ospitano Greta
19 Reghin, ottava tappa, Brunella, la veterinaria
20 Il giocatore di scacchi
21 Cluj Napoca, nona tappa, il cugino Leonid
22 La polizia di Odessa
23 Oradea, decima tappa, la storia di Trick
24 Marina, la moglie del salumiere
25 Karcag,undicesima tappa
26 Boris, il salumiere
27 Szolnok, dodicesima tappa, la contessa von Morosita
28 L’ispettore Mirco
29 Budapest, tredicesima tappa, una partita a scacchi
30 Pagnoncelli e il sondaggio d’opinione
31 Veszprém, quattordicesima tappa, la bella Dona
32 Il punto sull’ indagine
33 Zalaegerszeg, quindicesima tappa, la locanda da Firpo
34 L’ispettore Sciolokov
35 Maribor, sedicesima tappa, una città pericolosa
36 Greta racconta
37 Lubjana, diciassettesima tappa, il diamante di Nicolette
38, Cristina Rossi, la direttrice
39 La confessione di Boris
40 Trieste, diciottesima tappa, la contessa Anga
41 Da Trieste a Novate Milanese
42 Il gemellaggio fra Sarteano e Novate Milanese
Epilogo
Un vecchio è disteso sulla panchina del parco davanti alle scuole di via Manzoni. E’ avvolto in una coperta. Sembra addormentato. Accanto a lui il suo pastore maremmano, Trick. Come ogni mattina Greta, prima di entrare a scuola, si avvicina alla panchina per salutare il vecchio amico. ‘Ciao Anton’ dice, ma non ottiene risposta. Si avvicina, lo tocca, poi grida : ‘è morto Anton!’e scoppia in un pianto dirotto. A Novate Milanese tutti conoscono Anton.
Anton è arrivato a Novate 10 anni prima, ma nessuno ha capito da dove venisse. Lo sa solo Greta, alla quale Anton ha raccontato la sua storia, con la promessa di non parlarne con nessuno. Si dice che sia arrivato dall’oriente, che era ricco e aveva dilapidato la sua fortuna. Aveva una barba lunga e grigia, un portamento eretto, aristocratico, quando lo si vedeva passeggiare con Trick
Il primo ad accorrere è Demba, il bidello. Anton non respira più, è proprio morto. Ma come? La sera prima gli aveva chiesto se aveva freddo, se voleva un’altra coperta. Ma Anton gli aveva detto ‘è tutto a posto, grazie’. A Novate tutti gli volevano bene, gli portavano qualcosa da mangiare. Quella panchina, davanti alla scuola, era il suo domicilio, durante la bella stagione. D’inverno Demba gli lasciava aperto il seminterratodella scuola.
Ora arriva Agostina, la maestra di Greta, altre due insegnanti, la direttrice Cristina Rossi, molti ragazzi e ragazze, i genitori e altra gente richiamata dalle urla. Arriva anche il sindaco Carlo Ghezzi, che abita di fronte alla scuola, il dottor Betti, medico della mutua. Viene chiamata la polizia. Incominciano i rilievi e gli interrogatori. Il medico legale dice che la morte risale a una o due ore al massimo e ,a prima vista, non si tratta di morte naturale, ma di avvelenamento
Arriva anche don Mario, il parroco di San Gersaso e Protaso, la chiesa della piazza centrale di Novate. Anton era credente di fede ortodossa. Don Mario, con la sua barba nera, rassomiglia al pope del suo villaggio. Passava spesso a salutare Anton. Gli aveva anche offerto ospitalità in una stanzetta della canonica, ma Anton voleva restare libero. Era rimasto per un mese in canonica l’inverno precedente, quando si era ammalato. Fu allora che, in confessione, rivelò a don Mario il peccato che lo crucciava. Don Mario dà la benedizione post mortem.
Greta ha visto per prima il cadavere, ma non fornisce alcun’altra informazione utile all’indagine. Vedeva Anton ogni mattina, lo salutava, ma non sa nulla. Aveva notato che negli ultimi giorni era agitato e, a tratti, tremava . Poco dopo il cadavere viene avvolto in untelo e portato all’obitorio di Milano per procedere a un esame più approfondito della salma e all’autopsia. Non ci sono parenti da avvisare.
L’ indagine è affidata all’ispettore Mirco con la collaborazione dei vigili novatesi , per i sopralluoghi in loco. La questura di Milano sta seguendo la pista di un traffico di droga e, in assenza di possibili moventi, nulla può essere escluso.
Mirco appena arrivato osserva tutti i presenti ed è colpito dal grande dolore di Greta. La ragazzina doveva avere un rapporto speciale con Anton, deve saperne di più. Chiede ai vigili e alle maestre notizie sulla famiglia di Greta
La madre, Viviana, separata dal marito, è arrivata a Novate da 5 anni. E’ impiegata nella direzione commerciale di una grande azienda a Milano. Il padre, Dino, e rimasto in Valsassina, a Pasturo, dove Greta è nata.
L’ispettore Mirco stila un primo elenco delle persone da interrogare. Greta innanzitutto, la madre Viviana, la maestra Agostina, il sindaco Ghezzi, il parroco don Mario, il medico, dottor Betti, Demba il bidello. Chiede quindi al comandante dei vigili, Natale, di compilare per ciascuno una scheda descrittiva che gli consenta di prendere conoscenza con tutti prima di interrogarli.
Fissa quindi per il giorno dopo il primo appuntamento con Greta e con sua madre Viviana, a casa loro in via Cavour 34. Qui al quarto piano, la porta accanto, abita la famiglia Restelli, Franca e Luigi, con i due figli, Silvana e Claudio. Dopo scuola, Greta sta con loro in attesa che la mamma rientri dal lavoro.
Anche Franca e Luigi Restelli sono iscritti sul taccuino dell’ispettore Mirco.
Sulla carta d’identità di Anton c’è scritto Alexander Borisevic Finn, nato a Biljaivka, oblast di Odessa, nel 1885, residente a Novate Milanese, senza fissa dimora.
L’ispettore Mirco chiama la questura di Milano perché proceda ad una richiesta di informazioni alla polizia di Odessa.
Greta è una bambina tranquilla, forse timida, non ama i giochi chiassosi dei coetanei. Tende a isolarsi dagli altri anche durante le ricreazioni. Arrivando a scuola al mattino era stata incuriosita dal vecchio Anton, che, a quell’ora, sedeva quasi sempre sulla panchina, davanti alla scuola.
Un giorno Greta si ferma a guardarlo, Anton le sorride e le tende la mano. Incoraggiata da quel gesto Greta gli chiede‘ che fai qui ?’ Da dove vieni ? 'E lui‘ Come ti chiami? Quanti anni hai ?’E lei‘sono Greta, ho 10 anni, faccio la quinta elementare'.
‘E’ una lunga storia’ risponde Anton,‘se hai voglia posso raccontartela, ma devi promettermi di non dire nulla a nessuno, deve restare un segreto fra noi due’.
Tutto cominciò così. Greta usciva di casa 10 minuti prima per andare a scuola e Anton le raccontava ogni giorno un capitolo della sua storia.
“10 anni fa, quando tu nascevi, ho percorso da Odessa, in Ukraina, fino a Trieste, 1700 chilometri con una carrozza trainata da 4 cavalli. Avevo 35anni quando sono partito, ero un driver ( il fantino delle corse di cavalli al trotto) molto noto in tutta l’Ukraina. Il viaggio è durato quasi 6 mesi, in 18 tappe, attraverso la Moldavia, la Romania, l’Ungheria,la Slovenia e, finalmente l’Italia. Hai studiato la geografia, sai dove stanno questi Paesi ?”
'Non lo so' risponde Greta 'mi piacerebbe saperlo. 'Anton tira fuori dallo zaino quaderno e matita e dice ‘ Per domani ti farò il disegno'.
Quel giorno Greta ritorna a casa canticchiando. E’ contenta. Sente di aver trovato un amico e custodisce un segreto. Come promesso, non dice nulla alla mamma.
Il giorno dopo, Anton ha disegnato sul quaderno la mappa dei Balcani, con tutti i Paesi attraversati. E’ una vera e propria lezione di geografia, che si imprime nella memoria di Greta.
'Come vedi’ dice Anton'sta tutto su un foglio, ma ogni quadratino è uguale a 50 chilometri’ Greta è entusiasta‘raccontami come sono questi Paesi’
Anton:‘ un po’alla volta, per oggi basta. Studia bene questa mappa . Le città che ho segnato, sono le tappe del mio viaggio che ti racconterò nei prossimi giorni’
Alla mamma Greta dice soltanto che la geografia è un gran bella materia.
Il racconto di Anton prosegue
'Ad ogni tappa i cavalli avevano bisogno di riposare. Nella carrozza, oltre a una borsa e questo zaino, c’erano Trick e due cavalli trottatori di grande valore, che dovevo allenare. Dopo le prime due tappe è arrivato Ansoumane, un ragazzo di colore, che mi ha aiutato.
Qui Anton si ferma. guarda Greta negli occhi e dice quasi sottovoce: ‘Avevo con me anche un sacchetto di diamanti che la contessa Natascia Rostov Besuchova, ormai vecchia, aveva affidato a mio nonno alla metà dell’Ottocento, perché li tenesse a disposizione di suo nipote ,che viveva a Parigi. Erano trascorsi ormai 60 anni, mio nonno li aveva consegnati a mio padre e mio padre, molto malato, li consegnò a me, quando scoppiò la rivoluzione nell’ottobre del 1917. Li presi e li portai con me. E questo non lo deve sapere proprio nessuno'.
Essendo scappato da Odessa in gran fretta, dovevo fermarmi a Tiraspol dove conoscevo un artigiano bravissimo nel fabbricare calessi e altri finimenti per trottatori. Volevo far fare due sulky, il calesse del fantino nelle corse al trotto. Avevo bisogno anche dei finimenti per il cavallo ( briglie, paraocchi, coprireni, ecc.) e per il fantino (tuta da competizione, occhiali, casco, stivaletti, ecc ). Il grande Alexander Finn doveva presentarsi nel migliore dei modi Appena arrivato a Chisunau volevo correre e vincere, prima di proseguire.
Decisi quindi di fare la prima tappa a Bilyaivka, il paese in cui sono nato. Salutavo la vecchia casa di famiglia che non avrei più rivisto. La seconda tappa l’avrei fatta a Tiraspol,
A Tiraspol pensavo di fermarmi a lungo, almeno un mese, per aspettare la fine dei lavori e per allenare i due trottatori in vista del gran premio di Moldavia, a Chisinau.
Le altre tappe le avrei decise man mano,proseguendo il viaggio.
Greta è sempre più entusiasta e sogna già le meraviglie che ascolterà nei giorni successivi.
La mia era una famiglia di contadini poveri, che coltivavano le terre dei conti Rostov a Bilyaivka. Il fratello di mio padre, Lev, era invece benestante. Lavorava all’ippodromo di Odessa. Era un groom, che vive insieme ai cavalli, si prende cura di loro, li spazzola, dà loro da mangiare, li porta fuori al mattino per farli sgambare. Dormiva in un box a fianco dei cavalli.
Lev aveva un sidecar, una moto con il carrozzino, con cui arrivava ogni venerdì a Bilyaivka. Il rombo del motore preannunciava il suo arrivo e noi ragazzini gli correvamo incontro. Ripartiva al pomeriggio, portandomi con sé. All’inizio i miei genitori erano contrari a lasciarmi andare fino alla domenica sera. Ma lo zio Lev li aveva convinti. All’ippodromo avrei trovato un lavoro,mi sarei affrancato dal duro lavoro di bracciante agricolo.
Il viaggio da Odessa a Bilyaivka durava circa un’ora. Dal carrozzino vedevo sfilare i campi di cereali, mentre il vento mi scompigliava i capelli. Appena arrivati all’ippodromo correvamo dai cavalli. Zio Lev mi insegnò a preparare il pastone, una sorta di minestrone di orzo e avena, denso, da dare loro due volte al giorno, oltre a fieno e biada. Seduto a terra osservavo lo zio Lev che strigliava i cavalli e ne puliva gli zoccoli. La cena era una fumante pasta e fagioli che cucinavamo insieme alle costine di maiale affumicate. Poi mi addormentavo di botto, su una brandina.
Al mattino mettevo la briglia a un cavallo e lo portavo fuori a sgambare. La giornata del sabato era più faticosa, in preparazione delle corse della domenica. Ero orgoglioso di essere l’aiuto groom. Alla sera commentavamo le corse della domenica e giocavamo a scacchi. Mi appassionai presto agli scacchi. Avevo appena 14 anni. Lasciai la scuola e seguii lo zio Lev per l’intera settimana all’ippodromo. A 16 anni montai per la prima volta sul calesse per allenare un cavallo.
Nel medioevo i figli cadetti delle famiglie nobili venivano indirizzati alla carriera militare oppure ecclesiastica. Nell’ottocento con il successo dell’ippica, i genitori compravano loro una scuderia. In alcuni casi diventavano driver gli stessi figli dei nobili.
Un sabato sera il conte Rostov, proprietario della scuderia, si precipitò alle stalle. Il fratello Nicolaj, noto driver, era caduto fratturandosi una gamba, bisognava trovare un sostituto per la gara del giorno dopo. Mio zio mi presentò. Avevo appena compiuto 18 anni. 'Ma questo è un bambino' esclamò il conte.
'Sarà un grande driver' rispose lo zio, 'è cresciuto in mezzo ai cavalli, li ama, parla con loro.Si fidi, sarà un successo!'
Un cavallo bene allenato è in grado di correre 2000 metri senza problemi, mantenendo energie sufficienti per lo sprint finale sul traguardo. Loavevo sperimentato più volte in allenamento. A dire il vero mi tremavano un po’ le gambe quando entrai nel tondino, dove si presentano i cavalli, prima della corsa. Cercai con lo sguardo lo zio Lev, che mi rispose con un segno delle dita, la V di vittoria. Il mio cavallo era quotato vincente 1 a 20. Il baby driver al posto di Nicolaj non convinceva gli scommettitori. Io avevo dato allo zio Lev i miei risparmi, 1000 rubli, perché li puntasse sul nostro cavallo.
Appena lo starter abbassò il cordolo, io sollecitai con il frustino il cavallo, che scattò in testa fra il brusio della folla. Con la coda dell’occhio controllavo i cavalli che seguivano. A 300 metri dall’arrivo, vidi il cavallo favorito che si avvicinava minaccioso in seconda fila. Allora toccai con il frustino il mio cavallo che accelerò, contrastando la rimonta dell’avversario, lanciato al massimo. Mi affiancò, alzai il frustino ( un trucco insegnatomi dallo zio Lev), bastò un attimo di esitazione dell’altro cavallo, vincemmo per una incollatura.'
Greta lo interrompe : ‘ allora hai imbrogliato ?’
E Anton :
'No, Il driver del campione protestò, presentò reclamo , ma la giuria convalidò l’arrivo, non avevo toccato il suo cavallo con il frustino ! La notizia della nostra vittoria fu riportata con evidenza dai giornali. La mia carriera di driver cominciava nel migliore dei modi.
Vinsi ancora altri premi con lo stesso cavallo, a Kiev, a Donezk, a Mosca e Pietrogrado. La quotazione del cavallo era cresciuta molto e il conte Rostov decise di venderlo per 200.000 rubli, una somma enorme. Fu per me un grande dolore. Con le vincite avevo messo da parte più di 50.000 rubli. Decisi di comprare un cavallo, tutto mio. Rifiutai anche delle offerte importanti dai conti Orsi Mangelli in Italia e dagli allevamenti Trotter in Normandia. Volevo continuare a vincere con la mia scuderia.
Avevo 30 anni, ero già considerato il principe dell’ippica. Un artigiano chiamò col mio nome ‘Finn’ un nuovo morso da gara. Con 10.000 rubli comprai la casa dei miei genitori a Bilyaivka e un appezzamento di 2 desjatine (circa 2 ettari) sollevandoli dalla condizione di braccianti. Diventarono piccoli proprietari, dei kulak.
Poi scoppiò la rivoluzione di ottobre, alla fine del 1919 gli ippodromi furono chiusi, perché controllati dalla nobiltà ormai decaduta. I kulak vennero perseguitati da Stalin. Fu allora che decisi di scappare.
Greta è nata il 14 giugno 1945 a Pasturo,un borgo della Valsassina, una valle racchiusa fra le montagne lecchesi. I nonni di Greta insieme alla figlia Viviana erano sfollati da Milano. Alla liberazione, nell’aprile 1945, i nonni rientrano a Milano mentre Viviana rimane a Pasturo con il compagno Dino,un allevatore di cavalli. e gestisce un centro ippico,il Prà Buscante
Greta dunque è nata in mezzo ai cavalli. All’età di 5 anni monta già il suo pony, Tristano, che il padre ha comprato, insieme ad altri cavalli, in Ungheria. Ogni tanto Tristano sale in cima alla collina, si ferma immobile, guarda verso est, forse cerca di scorgere in lontananza la Puszta, le vaste distese di pianura del bassopiano ungherese, dove è cresciuto. Greta lo segue e guarda nella stessa direzione. Non sa di guardare verso i Balcani.
Un anno dopo Viviana lascia il centro ippico per prendersi cura della figlia. Dino è sempre al lavoro. la solitudine pesa. Finché decide di lasciare Pasturo. Arriva a Novate Milanese, dove ha alcuni amici. Greta sta per compere 6 anni. Andrà alla scuola elementare di Novate.
Greta è triste, ha lasciato il suo cuore e il suo sorriso al Prà Buscante, dove sta anche Tristano. Si chiude in se stessa, non ha amici, non partecipa ai giochi degli altri. La maestra Agostina ne parla con Viviana. Il suo isolamento non è timidezza, piuttosto delusione, rabbia repressa.
E’ allora che conosce Anton e si appassiona alla sua storia di Balcani e di cavalli. Le sembra di ritrovare gli anni felici.
Greta è curiosa, è in confidenza con lui, talvolta fa delle domande imbarazzanti: ‘ Come ti lavi ? Dove fai la cacca?' Anton ride e : 'Oscar mi fa entrare nel seminterrato della scuola, dove dormo d’inverno. C’è un lavandino e il water’
L’ispettore Mirco ha letto questa scheda, perciò decide di procedere con domande semplici e dirette. ‘Come hai conosciuto Anton ? Che cosa ti piaceva di Anton? Che cosa ti raccontava ?Che cosa mangiava Anton?'
Greta resta sulle generali, parla delle lezioni di geografia sui Balcani, di Odessa, delle corse al trotto e dei successi del driver Alexander Anton Finn.
Esita un po’ poi dice: “Ogni tanto gli portavo un panino con formaggio e salame che mi preparava la mamma. Gliel’ho portato anche la sera prima che morisse.”
Mirco avverte che la ragazzina ha voglia di dire qualcos’altro. ‘ Ma cos’altro facevate insieme ?’
Greta esita un po’e poi: ‘ Giocavamo a scacchi. Anton mi ha insegnato ad amare questo gioco. Aveva nel suo zaino una scacchiera. Era stato un ottimo giocatore, aveva partecipato a numerosi tornei fino a diventare Maestro.’
Greta è tosta,Mirco capisce che per il momento è meglio non insistere. Ha certamente altre cose da dire, ma è meglio aspettare.
‘Se ti viene in mente qualcos’altro, chiamami dice Mirco salutandola con una strizzatina d’occhio.
Avevo deciso di fare la prima tappa del viaggio al mio paese, Bilyaivka. Mio padre, appena diventato proprietario della terra che coltivava,si era ammalato ed era morto. Non l’avevo neppure salutato, ero in giro per la Russia e l’Ucraina con il mio cavallo Argento. Sarà vero che si vive più a lungo da poveri ? O lo dicono solo ricchi e preti per tenerli in soggezione? Trovai mia madre invecchiata e stanca.
La casa in pessime condizioni. Trassi dal taschino il sacchetto di diamanti e gliene diedi due per far fare qualche lavoro di manutenzione e per pagare un contadino che lavorasse il campo.
Mia madre riconobbe i diamanti della contessa Natascia e non volle prenderli. Dovevo restituirli disse. Altrimenti ero un ladro. E lei non voleva soldi rubati. Inutile spiegarle che non c’era più nessuno della famiglia nella oblast di Odessa. Per poco non litigai. Presi alcune foto e una scacchiera e la salutai. Non le dissi che non ci saremmo più rivisti.'
'Ma era tua mamma!' Esclamò Greta
E Anton: ‘purtroppo la vita è crudele, torniamo ad essere come gli animali che si allontanano dai genitori.”
Lo zio Lev era andato da poco in pensione, o meglio, era stato liquidato con la chiusura dell’ippodromo. Non essendoci più soldi nelle casse della società, a fronte degli ultimi stipendi non pagati e del premio di fine rapporto, gli avevano detto di scegliere e portarsi via uno dei puledri rimasti. Lo zio Lev, con l’occhio dell’intenditore, aveva preso Lucky, alto al garrese e dai posteriori muscolosi.
Da un anno ormai lo allenava ogni giorno. Lo provai anch’io sulla pista che lo zio aveva fatto costruire dietro la casa. Era eccezionale, una falcata ampia e possente, una resistenza straordinaria, era già pronto per vincere.
Lo zio Lev mi raccontò gli ultimi anni di vita all’ippodromo di Odessa. Una fine ben triste. Dopo la chiusura il conte Rostov invecchiò in breve tempo e alla fine dell’anno si sparò una fucilata. Il fratello driver Nicolaj era diventato un alcolizzato che si trascinava per le vie della città. Da nobile a barbone.
Ci abbracciammo piangendo. lo zio Lev era stato un secondo padre per me. Gli promisi che dopo le prime vittorie, gli avrei comprato un biglietto di aereo Trieste Odessa, andata e ritorno. Sapevamo entrambi che non ci saremmo più rivisti.
Viviana è nata nel 1920 a Milano. Finisce il liceo scientifico poco prima dello scoppio della guerra e poi frequenta per 3 anni la facoltà di architettura del politecnico. Nel 1943 la situazione a Milano diventa drammatica , la caccia agli antifascisti da un lato, i bombardamenti dall’altro costringono molte famiglie a scappare, Viviana e i genitori si rifugiano in Valsassina.
Qui Viviana si appassiona ai cavalli. Impara a cavalcare in un piccolo centro gestito da un carabiniere in pensione, conosce alcuni milanesi e lecchesi, sfollati anche loro. Nel 1944 aprono un centro ippico, il Prà Buscante a Barzio e Viviana si propone di gestirlo. Ha ottenuto nel frattempo il patentino della Fipe per guidare le passeggiate a cavallo. Il lavoro di Viviana è faticoso. Ha 24 cavalli, 12 di proprietà del Centro per la passeggiate con i frequentatori e 12 a pensione, con i proprietari che vengono a montarli nel fine settimana. Uno stalliere provvede alla pulizia delle stalle. Ogni mattina bisogna strigliarli e farli uscire, poi dare loro un po’ di biada da mangiare oltre all’erba del prato , quindi sellarli e montarli almeno un quarto d’ora ogni due giorni.
Nel 1945 nasce Greta. Ma la nostalgia per la vita milanese è troppo forte. Qualche anno dopo Viviana scende con la figlia a Novate Milanese. Non vuol più sentir parlare di cavalli. Trova lavoro in un’azienda nel settore delle attrezzature per farmacie, come assistente commerciale.
Viviana è una donna coraggiosa, sembra affrontare sicura di sé, senza paure, ogni difficoltà. Ma la vita da single con la bambina piccola, il nuovo lavoro impegnativo, che la tiene lontana da casa tutto il giorno, la caricano di stress che lei, sempre sorridente, cerca di nascondere. A Novate si aggiunge una delusione sentimentale. Conosce Boris, il salumiere, la cui moglie Marina, vegetariana, è da poco scappata in Toscana a Sarteano. Boris non è innamorato di Viviana, ha bisogno di un’aiutante in salumeria prima, scopre poi in lei una preziosa sponda per realizzare il suo piano criminale. Viviana rompe questa relazione ambigua, ma non può resistere ad andare ogni tanto in salumeria.
L’ispettore Mirco ha davanti a sè una donna giovane, sorridente e simpatica, con una personalità complessa, ma da buon psicologo, avvia il colloquio in tono confidenziale.
‘ Come si trova qui a Novate Milanese ? '
Viviana gli confida le sue preoccupazioni per Greta, la sua amicizia per Anton il dolore per la sua morte. ‘ Mi ha sempre detto poche cose su Anton. Anch’io sono convinta che Anton le abbia raccontato molti episodi del suo passato, alcuni belli, altri brutti. Lo capisco subito dal suo sguardo alla sera’ .
Mirco la lascia parlare. In realtà a lui interessa spostare il discorso sui rapporti fra Viviana e Boris. ‘ Come ha conosciuto il salumiere ? Che cosa le interessava di lui' Girano delle voci, cosa c’è stato fra di voi?
Viviana risponde subito : 'L’ho conosciuto andando in negozio a comprare il panino che poi Greta portava ad Anton. Alto, magro, quando mi prendeva tra le sue braccia mi sentivo protetta.'
'Che cosa è successo poi ?
Viviana: 'Un giorno mi chiede se, oltre al salame, voglio anche una fetta di formaggio. Gli dico allora che il panino non è per me, è per mia figlia Greta che lo porta ad Anton, un anziano che sta vicino alle scuole. Sentendo il nome di Anton,ricordo adesso che Boris ha avuto un lampo negli occhi. Si è ripreso subito, dicendo di chiederglielo. Poi mi ha offerto di venire a lavorare con lui'.
'Perché non ha accettato?'
'Lavorare a Novate mi faceva comodo da un lato, per stare più vicina a Greta evitando i viaggi, ma non mi attraeva la salumeria e poi c'era qualcosa di strano in Boris,non trattava bene i pochi clienti, pareva che la salumeria non gli interessasse'.
'Va ancora in salumeria ?
'Mando più spesso Greta, ma ogni tanto non resisto, ci vado io, non ho ancora capito bene perché’
Mirco abbozza un sorriso, si alza, la saluta con un arrivederci a presto.
Tiraspol è una città della Moldavia, capoluogo del territorio autonomo della Transnistria . la seconda città della Moldavia dopo la capitale Chisinau. Essendo stata a lungo capitale della Repubblica Sovietica Autonoma della Moldavia è il principale centro russofono del paese.
Il nome della regione deriva dal fiume Nistro (dal nome latinizzato del fiume Dnestr). La Transnistria sta sulla sponda orientale del fiume. Tiraspol dista 75 chilometri da Bilyaivka.
Appena arrivato a Tiraspol vado in cerca della bottega di Alioscia, l’artigiano consigliatomi da zio Lev. É specializzato nella costruzione di calessi da corsa e da allenamento per trottatori. Lavorava anche lui all’ippodromo di Odessa con lo zio Lev. Quando è scoppiata la rivoluzione, essendo un menscevico, quelli che i bolscevichi chiamavano rapanelli ( rossi di fuori e bianchi di dentro), dunque un potenziale traditore, è scappato prima a Bilyaivka e poi a Tiraspol.
Ha creato una bella bottega di articoli per l’ippica, grazie a un paio di diamanti datigli da Anton. Lui si occupa della costruzione dei calessi, mentre un operaio si occupa di tutti i finimenti, sia del fantino che del cavallo
Mi corre incontro, mi abbraccia. Ci raccontiamo le nostre storie. 'Che cosa posso fare per te?'mi chiede. Gli consegno l’elenco di tutti i finimenti per fantino e cavallo compresi due calessi. 'Mi fermerò a Tiraspol il tempo necessario a preparare tutto, della migliore qualità possibile. Voglio correre a Chisinau e in altre città'. I
'Sono proprio contento di farti tutto al meglio. Sarà un modo per ripagarti, almeno in parte di quello che ti devo. Senza il tuo aiuto non avrei mai potuto metter su questa bella bottega. Per l’alloggio starai a casa mia, quanto ti pare'. Risponde Alioscia.
'Ti ringrazio, ma ho bisogno di avere con me i cavalli e di una pista per allenarli ' dico io
'E ti pare che io non abbia una pista vicino a casa ? È come quella di Lev. Stai tranquillo . Ci sono anche le stalle'.ribatte Alioscia.
Alioscia e il suo operaio impiegano quasi un mese per finire i lavori. Ma è tutto rifinito in modo impeccabile. Prodotti di altissima qualità. Nel frattempo Alioscia mi inferma che il mese successivo si corre a Chisinau il gran premio di Moldavia.
Prendo quindi una carrozza che va a Chisinau per iscrivere Lucky. All’ippodromo di Chisinau mi fanno festa. Il giorno dopo anche i giornali parlano del mio arrivo.
Di ritorno a Tiraspol continuo ad allenare Lucky, provando anche i finimenti di Alioscia. Mi sento pronto per andare a vincere il gran premio di Moldavia.
Agostina è nata a Milano nel 1915. Fin da piccola le piace fare la maestra quando gioca con gli altri bambini. Frequenta le magistrali, poi caso raro nei primi anni del Novecento per una donna, fa anche l’Università, lingua e letterature straniere. Accetta la proposta di insegnare alle elementari. La direttrice vuole una maestra in grado di insegnare anche un po’ di francese ai bambini.
Agostina non è alta, non è bellissima, ma ha occhi vivacissimi, sguardo penetrante e un sorriso da simpatia a prima vista. Ha una spiccata personalità, è insieme dolce e severa con i bambini che la amano e la rispettano. Prepara ogni lezione a casa, si aggiorna costantemente leggendo giornali, riviste e i classici della letteratura europea.
La direttrice le affida compiti di coordinamento prima e poi la nomina vice-direttrice. Ha dunque anche compiti di gestione della scuola, per cui ha spesso da fare con Demba , il bidello. Si innamora di quest’ uomo, bello, ma un po’ rozzo e sogna di sposarlo ed erudirlo. Ma dopo alcuni mesi Demba si sottrae.
Fra i suoi alunni c’è Greta, molto intelligente, ma chiusa. Conosce la sua storia solo dalla mamma Viviana. Agostina si interessa dell’amicizia tra la bambina e Anton. Parla con Anton per accertarsi che non ci sia nessun aspetto morboso. Poi incoraggia Greta a parlare con lui. Agostina stessa parla spesso con Anton, in francese, in inglese e in tedesco. E’ contenta di praticare le lingue che ha studiato e che Anton parla correntemente, oltre al russo e all’italiano.
Purtroppo Anton è troppo vecchio, altrimenti, ben ripulito, potrebbe essere un buon compagno. Agostina sa dei diamanti. Chissà se lui ci pensa qualche volta ad accasarsi?
Agostina è soddisfatta del suo lavoro, vorrebbe solo trovare un marito. Si prepara all’incontro con Mirco , il giovane ispettore che guida le indagini, con una cura particolare, scegliendo un abbigliamento elegante, e insieme giovanile.
L’incontro con Mirco avviene a scuola.
Mirco le chiede: 'Mi parli di Greta'. Agostina conferma quanto Mirco ha già sentito, è una bambina molto intelligente, ma rinchiusa nel suo passato in Valsassina. La sua trasformazione dopo aver conosciuto Anton è stata incredibile.
'E che mi dice di Anton ?' Agostina parte con un elogio sperticato del driver, parla del suo viaggio attraverso i Balcani, della sua conoscenza delle lingue. 'Un uomo di cultura vissuta, non appresa sui libri. Se fosse stato un po’più giovane avrei anche potuto innamorarmi.Ma, ispettore, mi dica come procedono le indagini?'
Mirco sorride ,'siamo ancora all’inizio, lei è una delle prime persone che sento. Lei ha capito qualcosa sull’origine di questi misteriosi diamanti ?'
'No, so che li ha portati dalla Russia. Sa ispettore io conosco tutti qui a Novate , potrei esserle utile per collaborare alle indagini. Ho tempo libero, posso anche venire in questura, a Milano, per riferirle personalmente le novità. Ho un buon rapporto anche con Demba.'
'Lo so, lo so' Mirco ride e le rivolge una strizzatina d’occhio ( che la fa arrossire un po’) 'la chiamo io se ho bisogno ' saluta e se ne va.
Chisinau è la capitale della Moldavia. La città è posta lungo il fiume Bic, affluente del fiume Nistro . L'origine del nome viene attribuita alla unione di due parole dell'antico rumeno: chișla nouă ossia "sorgente nuova". Secondo una delle leggende sulla nascita della città, la sorgente d'acqua venne trovata da alcuni monaci ortodossi e nei suoi pressi questi decisero di costruirvi la chiesa di San Masaracchuo. La presenza della sorgente sarebbe all’origine della fondazione del centro abitato.
A Chisinau Anton corre per la prima volta lontano dagli ippodromi che conosce e, soprattutto senza una preparazione adeguata dei cavalli. É incerto se correre con il suo vecchio Argento o con Lucky, poi decide di iscrivere Lucky al Gran Premio di Moldavia e di far correre Argento per un altro Gran Premio.
Il giorno prima delle corse incontra Ansoumane, stalliere di colore. Anton capisce che non può proseguire il viaggio da solo. Strigliare i cavalli, dar loro da mangiare, farli sgambare, è troppo per una persona sola, che deve anche farli correre. Ansoumane è contento di venir via con Anton, verso l’Italia, di cui ha sentito parlare tanto.
Anton lo invita a bere, i due si conoscono meglio. Ansoumane gli piace, è spavaldo e poi gli racconta che è stanco di Chisinau. Anton prende la palla al balzo e gli chiede di venire via insieme a lui. Lo pagherà bene e lo porterà via da quella brutta atmosfera che lo circonda a Chisinau .Ansoumane non ci pensa su due volte, accetta la proposta.
Il Gran Premio di Moldavia è una corsa molto impegnativa, sono iscritti 12 cavalli. Il favorito è Mistero, un imponente maschio, dal mantello nero, di razza originaria dalla Frisia (Olanda), allevato in Moldavia, come trottatore.
Subito dopo la partenza, Anton fa prendere a Lucky lo steccato, Mistero lo segue. Ai 1000 metri, Anton tira le redini e Lucky frena bruscamente. Mistero si spaventa e rompe in un galoppo scomposto che obbliga il suo driver a tirar bruscamente le briglie per riportarlo al trotto. Perde circa 30 metri, è ormai fuori concorso. Anton respinge l’attacco degli altri cavalli e con maestria guida Lucky alla vittoria.
Il giorno dopo dovrebbe correre con Argento. Ma all’ippodromo c’è una situazione agitata. Il driver di Mistero accusa Anton di comportamento scorretto, organizza una faida per farla pagare ad Anton, mentre la giuria respinge la richiesta di squalifica per Anton.
Anton decide di scappar via. Peccato, aveva progettato di fermarsi una settimana per completare l’allenamento di Lucky.
Don Mario è nato a La Spezia nel 1900. Fin da ragazzo è attratto dalla metafisica dei pensatori cristiani e delle religioni orientali. Dopo aver conseguito la maturità classica, suo padre vorrebbe frequentasse l’Università, ma Mario decide di entrare in seminario. I primi due anni sono dedicati principalmente allo studio della filosofia, il triennio successivo allo studio della teologia. Conclude brillantemente gli studi al seminario maggiore di Genova. Dopo alcuni anni di noviziato viene ordinato sacerdote.
Nel 1932 viene inviato come parroco vicario a Sarteano, in provincia di Siena. Si innamora dei borghi a cavallo fra la Val d’Orcia e la Valdichiana e , grazie a una donazione dei genitori, acquista e ristruttura un casale, un buon ritiro per il futuro. Don Mario è uomo di buone letture, cinefilo e, perché no, della vita mondana. Sarteano lo annoia e chiede il trasferimento in provincia di Milano.
Nel 1940 arriva a Novate Milanese. Qui riorganizza le attività della parrocchia. Fonda un cine club, una compagnia teatrale, una band di jazz (lui stesso suona il contrabbasso), organizza una squadra di pallavolo per ragazze (predilige il sesso femminile). La parrocchia diventa il circolo culturale di Novate. La popolarità di don Mario è notevole.
In molti vanno da lui per cercare una parola di aiuto, per confessarsi o anche solo per passare del tempo. Ci va Franca Restelli per confessare di aver litigato con il marito e di aver imprecato contro Dio. Ci va Anton a giocare scacchi e ci va anche Marina, ogni volta che litiga con il salumiere Boris. Corre da lui per chiedergli protezione, quando ha paura. Quando i due si lasciano, don Mario è così generoso da ospitarla per qualche giorno in canonica Tra i due nasce una relazione intima. Per non creare disdicevoli chiacchiericci, le propone di trasferirsi a Sarteano. Lei accetta. Nel casale di don Mario, ritroverà la sua vecchia passione per il canto.
L’ispettore Mirco è pure lui un cinefilo, entrambi amano il cinema francese, il realismo poetico di Jean Renoir e Marcel Carné. Mirco ha qualche difficoltà, dopo un’ora di conversazione, a rientrare sul tema della visita. Finalmente chiede: 'Lei conosceva bene Anton ?'
'Certo, veniva ogni giorno alla mensa, per mangiare un pasto caldo. Parlava qualche volta dei suoi viaggi in Ukraina e Russia, quando correva con i cavalli e della sua traversata dei Balcani. Aveva partecipato anche ad una nostra recita, interpretando il ruolo di un mendicante'.
‘Qui in parrocchia aveva fatto qualche amicizia ?'
'No, amici proprio non ne aveva, ma gli volevano bene tutti qui a Novate. Gli portavano un panino, una brioche e Oscar, il bidello, gli offriva il caffè. Era una persona che cercava la pace con sé stesso, dopo una vita avventurosa
Mirco vuole approfondire il discorso : ‘Anton era credente ?’
'Credente forse sì, ma non praticante. Era di fede ortodossa, ma quando era malato e lo ospitai in canonica, mi chiese di confessarlo.'
Mirco affonda: ‘Aveva qualcosa sulla coscienza?
ispettore, come lei ben sa, c’è il segreto confessionale. Il sacerdote non può confidare a nessuno ciò che ha appreso in confessione. Ciò che il penitente confessa non è rivolto al prete, bensì direttamente a Dio. Il segreto confessionale è rispettato anche dalla legge italiana. Il codice di procedura penale dice che, tra gli altri, non possono essere obbligati a deporre i sacerdoti, come testimoni, su quanto hanno conosciuto per ragione del proprio ministero.”.
’ Ma almeno qualcosa che possa essere utile perle indagini sulla sua morte ?'
Posso dirle soltanto che mi parlò una volta di un sacchetto di diamanti'
Mirco si congeda.‘ Arrivederci padre, ci rivedremo presto ’
Bumbăta è un piccolo villaggio della Moldavia nel distretto di Ungheni, sperduto in mezzo ai boschi, con poco più di 1000 abitanti. La sua risorsa principale è il legname. La maggior parte degli abitanti sono boscaioli. Qui vive da oltre 10 anni , Viktor, un fratello della mamma di Anton.
Anton era un bambino, quando l’ha visto l’ultima volta, Lo ricorda un gigante, con una folta barba e una voce grossa,che sapeva essere a volte dolce, a volte minacciosa .Anton decide di andare a trovarlo per fermarsi qualche giorno e far riposare i cavalli dopo le fatiche di Chisinau. Il viaggio è lungo e bisogna fare attenzione a non stancarli troppo, soprattutto nelle prime tappe.
A Bumbata tutti si conoscono, è una grande famiglia, la maggior parte sono imparentati fra loro, sono pochi quelli arrivati da fuori. Appena la carrozza di Anton arriva nella piazza del paese accorrono alcuni ragazzini, che gli indicano subito la strada per arrivare alla casa di Viktor.
E’ una casa grande, in mezzo al bosco. Viktor è il maniscalco, ferra tutti i cavalli di Bumbata . Arrivano da lui anche da qualche villaggio vicino. Lo si può dire benestante, ha da parte un bel gruzzoletto. Viktor ha più di 60 anni. Con lui vive la moglie Luidza, una giovane donna, che ha conosciuto a Chisinau, dove si reca periodicamente per acquistare i ferri e altri materiali. Propone a Luidza di sposarla e di venire a vivere con lui a Bumbata. All’inizio Luidza è contenta di cambiare vita, ma ora, dopo qualche anno in mezzo al bosco, è pentita di questa scelta.
Viktore Luidza accolgono Anton con calore. Lo zio è felice di rivedere il nipote,che ricorda bambino. Luidza intravede in Anton la possibilità di attuare il suo piano di fuga. Trascorrono la serata in allegria. A tavola c’è il gulasch, uno dei piatti preferiti di Anton. Luidza versa continuamente da bere a Viktor, “deve dormire a lungo stanotte” pensa fra sé.
Già a fine pasto Viktor ciondola e si addormenta con il capo sul tavolo. Luidza accompagna gli ospiti nelle loro stanze , sussurrando a Anton:“aspettami, ti devo parlare!”
Un’ora dopo Luidza si infila nel letto di Anton.'Non preoccuparti' gli dice,' Viktor dormirà a lungo, portami via con te, soldi ne ho, posso pagarti bene!'In realtà Anton non sa che i soldi di cui sta parlando Luidza sono il gruzzoletto di Viktor.
Luidza gli salta addosso ed i due fanno l’amore Anton valuta la proposta e accetta. ‘Partiamo all’alba’ le dice. 'No, meglio partire subito'. Senza farsi pregare troppo Anton chiama Ansoumane, gli chiede di preparare la carrozza stando attento a non fare rumore.
Anton e Luidza caricano il necessario sulla carrozza e partono. 'Dove vuoi andare? noi siamo diretti a Lasi.'' Lasi mi va benissimo' dice Luidza
E’notte fonda quando la carrozza si muove prima lentamente e poi sempre più veloce, lasciando il povero Viktor solo e senza soldi.
Demba Diallo è nato a Sare Lountang in Senegal nel 1905. E’ stato adottato a due anni da una famiglia novatese Il padre operaio, la madre casalinga, una vita piena di sacrifici. Ha sempre vissuto qui in una vecchia casa di ringhiera della Cooperativa La Benefica. Ha frequentato la scuola fino alla seconda media. Finita la guerra ha fatto per alcuni anni il garzone dal salumiere, poi è stato assunto come bidello. E’ lì da oltre 30 anni. Aspetta di andare in pensione, anche se ha solo 50 anni.
E’grande, grosso, pelle nera, baffi e capelli scuri. E’ un bell’uomo. E’ il guardiano della scuola in tutti sensi, materiali e spirituali. In ogni classe seleziona con cura un bambino o una bambina e ne fa il suo confidente. In cambio di qualche caramella si fa raccontare quello che succede in classe. Vuol sapere della maestra, se era triste o allegra, se ha messo in castigo qualcuno, ecc.
Nel seminterrato della scuola si è attrezzato una garçonnière, un locale con un letto e un lavandino, per gli incontri galanti. Anche con qualche maestra.
Intrattiene con Anton un rapporto amichevole. Soprattutto da quando lo ha trovato semisvenuto sulla panchina. Anton non si muove. Demba lo solleva e sente sul petto di Anton una sorta di bolla. E’ il sacchetto con i diamanti. Demba li guarda sbalordito, sta arrivando una maestra, li rimette subito al loro posto, mentre Anton riprende conoscenza.
Da quel giorno Demba si prende cura di Anton, gli mette a disposizione il locale nel seminterrato, gli porta il caffè con brioche al mattino.
L’ispettore Mirco incontra Demba e sa che sa tutto della scuola, sa anche degli incontri con qualche maestra, e della scoperta dei diamanti.
Mirco entra subito in argomento : Demba, da uomo a uomo, ha avuto qualche incontro con la maestra Agostina ? Demba è visibilmente imbarazzato . Ma Mirco, ho bisogno di saperlo, non lo metto a verbale, resta riservato tra noi due.
Allora Demba sì, c’è stato, ma lei voleva sposarmi, mentre io non voglio, per ora, nessun legame. Come mai? dice Mirco. E Demba Dopo tanti anni di lavoro ho messo da parte un bel gruzzoletto, da permettermi di comprar casa al mare, lontano da qui.
E Mirco: Non pensa di avere poi nostalgia del paese in cui ha vissuto per 50 anni ?
E Demba: Non penso mica di vivere da solo, accenna un ghigno e dice, può anche darsi con una maestra. Non per ora, ho cose importanti da fare.
Che cosa? Chiede Mirco
Devo capire se i soldi che ho risparmiato mi bastano per comprare una bella casa.
Prima di congedarsi Mirco butta lì la domanda cruciale: Anton le ha mai dato qualche diamante ? E Demba: Magari ! Pensi che l’altra mattina, quando è morto, i diamanti non li aveva più.
Questa sì che è una bomba, pensa Mirco, annota, lo saluta e se ne va
Anton e Ansoumane arrivano a Lasi a metà mattina, insieme a Luidza. Percorrono 60 chilometri senza fermarsi, nel timore che da Bumbata qualcuno li insegua-.
Lasi è una grande città, la capitale della Moldavia rumena. È situata all’ estremo Nord-Est della Romania,. Lasi è cresciuta sulle sponde del fiume Balthui, affluente del fiume Jijia che si getta nel fiume Prut, l'importante fiume che segna il confine fra la Romania e la Repubblica di Moldavia a circa 20 km dal centro della città di Lași.
La chiesa dei Tre Gerarchi è un esempio di edificio ortodosso del XVII secolo. Vicino alla chiesa si trova anche Mitropolia (cattedrale metropolitana) dove sono conservate le reliquie della Santa Parascheva, assai venerata in tutta la Chiesa Ortodossa. Qui vengono in pellegrinaggio da tutti i Balcani.
A Lasi c’è un ippodromo, ma Anton preferisce non avvicinarsi. .Bumbata non è lontana, potrebbero fare qualche incontro spiacevole.
Luidza propone di associarsi a loro , ma Anton preferisce salutarla. E’ dispiaciuto di essere scappato da Bumbata senza salutare Viktor. C’è qualcosa che non gli piace di Luidza, non sa cosa, Non certo tette e culo, ma meglio separarsi.
Di fronte al no deciso di Anton, Irina si convince e se ne va.
E’ l’ora di pranzo, Anton e Ansoumane hanno fame, non hanno fatto colazione al mattino, Entrano in un caffè dove tutto è affumicato. L’aria è resa densa, sia dal fumo dei clienti, che dalla ‘porcina’,un misto di costine, piedino e testina di maiale affumicato che sobbolle in un pentolone sopra una stufa di maiolica, al centro del locale. L’oste Attilia è il testimonial perfetto del locale. Non più giovane, ma sempre sorridente , troneggia accanto al pentolone, pronta allo scherzo con i clienti . Man mano che le ordinazioni arrivano, cala dentro gli gnocchi di patate o di pane. Bastano un paio di minuti per cuocerli, appena risalgono in superficie vengono scolati e serviti con funghi oppure arrosto di maiale.
I nostri eroi ne ordinano un bel piattone, mettendo a posto stomaco e coscienza, dopo il malfatto di Bumbata.
E’ proprio un peccato non potersi fermare a Lasi. La prossima tappa, fino a Piatra Neamt, è di 120 chilometri. Non ci arriveranno a sera. Bisognerà fermarsi prima. Fa freddo bisogna comprare viveri per loro e per Trick e, soprattutto, qualche coperta.-
Domenico Betti è nato a Sarteano nel 1895. Si è laureato a Siena nel 1920. Cinque anni dopo era già il medico locale con il maggior numero di pazienti. E’ un bell’uomo, alto possente, sempre allegro, scherzoso, con una risata baritonale. Quando si va nel suo ambulatorio, se è appena entrata una donna giovane, bisogna rassegnarsi ad una lunga attesa. Esce dall’ambulatorio una vecchietta quasi piangente. Quando è entrata Domenico le chiede : Come va Angelina ? Oh, male, caro, risponde Angelina, mi fa male qua e nostra la spalla, e qua e mostra l’anca e qua e mostra il ginocchio. Domenico la guarda , sorride e chiede: Quanti anni hai Angelina ? E Angelina: Ottantacinque. Betti si alza, le dà una pacca sulla spalla: ’Cosa vuoi ancora dalla vita ?
Domenico è appassionato di cavalli, ne ha 3 , li tiene in una stalla, in fondo ai prati che circondano la sua casa. A Sarteano ci sono poderi che distano qualche chilometro dal centro storico. Se un paziente di questi poderi lo chiama per una visita, Domenico prende la borsa, salta a cavallo e va a visitarlo. E’ il medico che fa più visite a domicilio. Forse c’è di mezzo anche una moglie o una figlia giovani. Chissà !
Dopo l’arrivo di don Mario, diventa amico del giovane prete . Hanno la stessa passione per la bella vita e per le donne. Domenico presenta don Mario a un suo paziente che mette in vendita il casale.
Don Mario si trasferisce a Novate Milanese. Domenico non ha nessuna intenzione di seguirlo, ma il marito di una sua paziente, scopre la tresca della moglie con il medico e gli manda un sicario. Domenico si spaventa. Nel frattempo don Mario gli dice che a Novate Milanese è morto il vecchio medico. Domenico esita, ma dopo tante minacce, raggiunge l’amico a Novate Milanese.
L’ispettore Mirco lo trova nell’ambulatorio. Quando è arrivato a Novate Milanese? ‘ Subito dopo la fine della guerra, nel 1946’ dice Domenico. ‘Non mi interessa il passato dice Mirco, come si trova qui ? Oddio risponde Domenico, per fortuna Milano è qui vicino, però con il mio amico don Mario facciamo spesso un viaggio a Sarteano, dove anche lui tiene casa. Si lo so dice sorridendo Mirco, una bella casa con la custode.
Come ha conosciuto Anton ?
Don Mario mi chiama ogni tanto quando un suo assistito ne ha bisogno.. Anton stava male e sono andato a visitarlo. Mentre si spoglia, noto una lunga cicatrice che dal petto scende all’addome. Gli chiedo: Che cos’è questa brutta ferita ? Anton mi racconta della coltellata durante un aspro litigio in Ungheria con un certo Orban. Voleva strappargli un sacchetto di diamanti, che, secondo lui, avevo rubato ai conti Rostov. Poi Anton mi ha raccontato la vera storia dei diamanti.
Domenico la racconta all’ispettore Mirco.
E Mirco : Anton le ha raccontato anche qualche altra cosa che possa essere utile alle indagini?
No, non credo. Parlavamo soprattutto di cavalli. Ne era un conoscitore profondo.
Lei ha parlato con il medico legale, dopo l’autopsia?
E Domenico; Sì, certo, mi ha confermato l’avvelenamento , con una sostanza che non lascia tracce. Probabilmente tallio.
La ringrazio, è stato un vero piacere conoscerla.
Piatra Neamț, è una città di quasi 100.000 abitanti, capoluogo del distretto di Neamț, nella regione storica della Moldavia. Piatra Neamț per la sua bellezza e per la posizione che occupa è chiamata anche la perla della Moldavia.
Verso sera arrivano a Odobest. Hanno percorso appena metà strada. Decidono di fermarsi. Vedono una baita. Bussano alla porta, esce un contadino che li guarda sospettoso, ma si ammorbidisce subito davanti a un bigliettone di 100 rubli. Mettono i cavalli nella stalla. Evgeny porta loro due ciotole di borsci ben caldo , li aiuta a preparare un giaciglio con la paglia e augura loro la buona notte.
Anton tira fuori una bottiglia di vodka, ne beve un buon sorso e la porge a Ansoumane. Questi trema dal freddo, ma dice non posso, sono mussulmano’. ma va gli dice Anton, Allah e neanch’io vogliamo che ti ammali, bevi, ti perdonerà. Ansoumane capisce che la sua morte non giova a nessuno in questo momento Esita, chiede perdono a Allah e ingolla un bel sorso di vodka. Tossisce, gli brucia la gola e lo stomaco, ma una vampata di calore pervade il suo corpo. Poi si addormenta di colpo-
Al mattino, entrambi di buon umore, bevono una ciotola di latte appena munto, salutano Evgeny e riprendono la loro strada. Piatra Neamt è una città storica ricca di monumenti. Nasterea St John Botezatorul, nella piazza centrale , è una chiesa ortodossa rumena. Fondata dal principe Srefano il grande di Moldavia, fu costruita nel 1497 come parte della sua corte reale in città. Il campanile è un simbolo della città. Sia la chiesa che la torre sono esempi ben conservati di architettura religiosa moldava della fine del XV secolo.
Anton è un po’ nervoso, i cavalli sono stanchi, bisogna farli riposare e allenare Lucky e Argento, altrimenti non saranno in grado di correre a Cluj Napoca. Decide di affittare una capanna fuori città per due settimane. Acquistano riso, pollo, fagioli, mele e biada per i cavalli. Qui Ansoumane rivela le sue doti di cavallerizzo. Monta i cavalli a pelo e li fa sgambare nei prati circostanti, fin dentro al bosco. In una settimana, sembrano tutti trasformati, pronti per affrontare un viaggio che si preannuncia sempre più lungo e difficile.
Nelle vicinanze della capanna c’è un laghetto, dove i cavalli si abbeverano e Trick si diverte a saltare nell’acqua. Non vanno mai in città, Anton preferisce non farsi notare. Trascorse le due settimane, ripartono per a prossima tappa, Toplita.
Carlo Ghezzi è nato a Novate nel !990. E’ un novatese doc, da più generazioni. E’ ragioniere e dirige la coop di Novate, che ha due negozi, uno di qua e uno di là dalla ferrovia Nord che attraversa il paese con la linea Milano Como/ Varese. Il suo ufficio sta in via Garibaldi , poco distante dalla scuola.
Carlo Ghezzi è stato partigiano nella Resistenza. Eletto sindaco con larghissima maggioranza alla Liberazione, è ora al suo terzo mandato. E’ molto popolare. E’ un comunista duro e puro. Quando gli viene richiesto di concedere la carta di identità ad Anton, senza fissa dimora, vuol sapere chi è e da dove viene.
Ghezzi ha un cuore grande e generoso. Quando don Mario va a trovarlo per perorare la causa di Anton, il sindaco cede. ‘ Mi piacerebbe proprio saperne di più su questo Anton, di cui tutti mi parlano bene. Gli concediamo la residenza, ma se vien fuori una grana, la ritengo responsabile, aggiunge ridendo e dando una pacca sulla spalla del parroco.
Il giorno dopo va lui personalmente a consegnare la carta di identità
Anton tira fuori un diamante e dice: è l’unica cosa che possiedo. Il sindaco si fa serio ma vuol scherzare. La carta di identità non si compra, se l’è meritata perché qui tutti le vogliono bene.
Ghezzi abita di fronte alla scuola. Ora, quando esce di casa, al mattino presto, non manca di salutare Anton.
Più che un interrogatorio l’incontro con l’ispettore Mirco è una chiacchierata nell’ufficio della Coop. E’ presente anche la responsabile del negozio vicino alla scuola, Stefania. E’ qui che preparano i panini per Anton , quando non c’è il salumiere Boris.
Mirco e Ghezzi parlano a lungo. Mirco si interessa alla storia di Novate, alla composizione della popolazione, ai pochi stranieri presenti. Ghezzi si mostra molto dispiaciuto del fatto che ci sia stato un delitto in questa cittadina, pacifica e laboriosa.
A conclusione del colloquio Ghezzi ribadisce: Può contare sulla piena collaborazione dei vigili e di Stefania che conosce a fondo tutti i clienti della coop, le loro abitudini e i loro acquisti.
Topliţa si trova nella Transilvania orientale, nella parte superiore del Mureg più precisamente nell'angolo nord-occidentale della contea di Harghita , a 650 m sul livello del mare, tra le montagne di Gurghiului
Durante la prima guerra mondiale Toplita fu teatro di numerosi eccidi. Il monumento rumeno a Secu è la tomba di 771 soldati rumeni, mentre nel cimitero ungherese dei soldati sono sepolti 450 soldati ungheresi.
Anton e Ansoumane si svegliano presto. Fa freddo ma c’è un bel sole. Fanno colazione, poi attrezzano cavalli e carrozza e partono. Anton è soddisfatto, i cavalli sono ben riposati e trottano veloci, La strada si snoda in ampie curve in mezzo al bosco. Ansoumane canta ‘ o sole mio’.Trick sonnecchia.
All’improvviso dal bosco escono 3 uomini armati che intimano l’alt alla carrozza. Anton e Ansoumane scendono. Trick abbaia e si lancia addosso al più vicino dei 3 azzannandolo alla gola. Il secondo spara a Trick, mentre Anton approfitta della confusione per stendere il terzo con un possente gancio destro.
Il primo bandito, a terra, urla sanguinante. Ansoumane ha ricuperato il loro fucile e spara al secondo che scappa. Il terzo è ancora stordito dal pugno di Anton.
Anton vuole ripartire subito, ma Ansoumane lo convince a caricare in carrozza , insieme a Trick, anche il bandito azzannato dal cane. Lo medicano cercando di bloccare il sanguinamento. Poi via di corsa. Sono appena a metà strada, ci sono da fare ancora 50 chilometri. Arrivano in tre ore, per fortuna l’ospedale sta all’ingresso della cittadina. E’ l’ora di pranzo, non c’è anima viva in giro. Scaricano l’uomo davanti al Pronto soccorso e se ne vanno. Anton non vuole subire interrogatori, né complicazioni . Dall’altra parte della cittadina trovano una locanda, stazione di posta. Decidono di pernottare lì. Chiamano un veterinario per curare Trick. Bisogna estrarre il proiettile. Ansoumane prende un cavallo e segue il veterinario che ha caricato Trick sulla sua carrozza. L’operazione viene eseguita, Trick è bendato. Il veterinario vuol passare il giorno dopo per un controllo. Ansoumane lo paga e dice che devono partire all’alba. Il veterinario è contrariato, ma scrive i medicinali da dargli e raccomanda di farlo visitare appena possibile.
Alla sera, Anton e Ansoumane cenano nella locanda. Un buon porkolt con la polenta. Una bottiglia di Tocai, per superare le emozioni della giornata. Toplita è un piccolo centro dove il passaparola si diffonde rapidamente. Gli avventori della locanda già parlano del ferito trovato davanti all’ospedale.
Anton salda il conto e dice all’oste che partiranno all’alba.
Gino e Franca con i due figli, Claudio e Silvana, di 13 e11 anni, abitano nello stesso palazzo di Greta, in via Cavour. Il loro appartamento è sullo stesso pianerottolo, al quarto piano, la porta di fronte. Gino lavora all’azienda tranviaria di Milano, Franca è casalinga. Ci sono le rate del mutuo della casa, i due figli da far studiare. E’ difficile arrivare alla fine del mese. Hanno fatto conoscenza con Viviana, che ha capito la situazione. Lei sta cercando una famiglia che abbia cura di Greta nelle ore pomeridiane. E’ ancora piccola per stare da sola. In Claudio e Silvana può trovare due amici. Viviana offre un compenso mensile a Franca, che accetta subito.
Ogni sera, quando Viviana bussa per prendere Greta, Franca le racconta le notizie della giornata. Greta ha conosciuto Anton. Franca andrà il giorno dopo a prenderla a scuola per cercar di capire di che tipo di persona si tratta.
Franca racconta a Viviana di Anton. E un barbone, ma sembra una persona per bene, il Comune gli ha dato recentemente la residenza a Novate. Comunque è bene che anche Viviana passi a trovarlo.
Da quando ha conosciuto Anton, Greta è cambiata, è più allegra, racconta quello che si dicono e fanno. E’ affascinata dal viaggio di Anton attraverso i Balcani. Franca le chiede come ha fatto a viaggiare senza soldi. Greta dice che ha viaggiato con i cavalli e ha vinto delle corse nelle grandi città. E poi le scappa di parlare dei diamanti.
Alla sera Franca racconta a Gino la storia dei diamanti. Per un attimo fantasticano. Ci servirebbero proprio un po’ di diamanti per mantenere i figli negli studi e per finire di pagare il mutuo della casa.
Franca non parla dei diamanti con Viviana.
L’ispettore Mirco viene a trovarli per parlare con entrambi.
Per rompere il ghiaccio, inizia dicendo: Siete entrambi novatesi ? Alla risposta affermativa prosegue: Da quando vi prendete cura di Greta ? Franca racconta come si sono conosciuti con Viviana e conclude: Da quasi 5 anni ormai, frequentava la prima elementare.
Mirco fa molte domande sul carattere di Greta, sul suo cambiamento dopo la conoscenza di Anton, su quello che racconta loro. Franca risponde a tutte le domande. Quindi Mirco fa la domanda cruciale: Che cosa vi ha detto dei diamanti ?
Gino e Franca si guardano, esitano un po’, poi è Gino a rispondere. Niente di preciso- Anton ha ancora qualche diamante, dopo averne usato la maggior parte per le spese del viaggio da Odessa a Trieste. Mirco ha notato l’imbarazzo di Franca e sa che la risposta di Gino non corrisponde alla realtà. Anton aveva ancora la maggior parte dei diamanti quando è arrivato a Novate Milanese.
Mirco annota tutto, ringrazia e se ne va.
Reghin viene menzionata per la prima volta in un documento emesso dal Re Andrea d’ Ungheria nel 1228.Tuttavia la sua importante posizione strategica e nel sistema difensivo fanno supporre una sua origine più antica, probabilmente al regno di Ladislao I nell’undicesimo secolo
Nonostante le ripetute devastazioni della città, soprattutto ad opera dei Mongoli (1241) e dei Tartari (1285) la città conobbe un rapido sviluppo e già nel XIII secolo era la residenza ed il centro di potere delle famiglie Tomaj e Kacsik, a cui le terre circostanti erano state concesse dalla corona ungherese.
Ai primi del XX secolo la popolazione di circa 15.000 abitanti è formata dal 40% di sassoni, da un altro 40% di ungheresi e da 20% di romeni.
Nel 1920 il trattato di Trianon assegna la Transilvania, e quindi anche la città, alla Romania.
Reghin è dunque una città di confine con l’Ungheria, appena annessa alla Romania, pur essendo una minoranza la popolazione rumena. Anton e Ansoumane trovano una situazione turbolenta, soprattutto di notte. Molte aggressioni e atti vandalici per le strade.
Bisogna cercare un veterinario per far visitare Trick, che sta male. Anton parla tedesco. Si dirigono perciò nel rione a maggioranza sassone. Indicano loro l’ambulatorio di Brunella. Brunella , una veterinaria non più giovanissima ma piacente, fa una visita approfondita a Trick. Ha perso parecchio sangue. Forse si può evitare la trasfusione, bisogna però dargli un ricostituente e un’alimentazione adeguata. Riposo assoluto per almeno due giorni.
Trovano alloggio alla locanda zum Eder ( al cinghiale). Anton cerca una pista per allenare i cavalli. Incontra Paul, un tedesco altissimo che gli affitta l’uso di un pezzo di strada sterrata che ha recintato dietro casa. Manca una settimana al gran premio di Transilvania che si corre all’ippodromo di Cluj Napoca, prossima tappa..
La veterinaria Brunella è molto gentile. Viene alla locanda per visitare Trick e i cavalli, che, nonostante le fatiche, sono in buona salute.
Anche Anton si fa visitare da Katia, affascinata dalla sua storia. Potrebbe essere una storia con un lungo seguito, ma bisogna partire.
La sosta a Reghin è stata piacevole. Trick si è ripreso.
Dai racconti di Greta, di don Mario e di alcune altre persone interrogate, l’ ispettore Mirco ha appreso che Anton era un esperto giocatore di scacchi.
Anton impara a giocare a scacchi fin da ragazzino, nelle lunghe serate trascorse nei box dell’ippodromo di Odessa. In Russia e Ukraina quasi tutti giocano a scacchi, è una materia di studio fin dalla scuola elementare.
Lo zio Lev è il suo primo maestro. Dopo avergli spiegato le mosse dei vari pezzi gli dice. Quando incontri un giocatore per la prima volta, prova a fare queste mosse.
e4 e5 2. Dh5 Cc6 3. Ac4 Cf6?? 4. Dxf7
E’ lo scacco del barbiere, scacco matto alla quarta mossa. Ci cascano molti principianti. Se ti riesce di farlo, lascia perdere si tratta di un coglione !
Un altro attacco iniziale con la donna, da parare uscendo con la donna in E2, davanti al re, fulgido esempio di amore per il consorte.
E4, Da5, De5, Da8
Dopo pochi mesi Anton combatte ad armi pari con lo zio Lev e poi lo supera perché studia il suo manuale degli scacchi.
Durante il viaggio, si ferma nei caffè per scaldarsi e giocare a scacchi. I caffè nella Mitteleuropa sono locali pubblici dove c’è quasi sempre la sala di lettura e degli scacchi. Anton gioca,vince e incassa il premio.
Quando si ferma più a lungo in una città partecipa anche a un torneo. Ha sempre con sé un libro di scacchi. Il suo giocatore prediletto è Morphy, l’inglese, con i suoi attacchi fulminanti.
Anton insegna a Greta il gioco degli scacchi. Greta si rivela subito un’ allieva moto attenta e capace. Memorizza con facilità le combinazioni di mosse che, in situazioni diverse, inchiodano il re.
Anton le dice: diventerai una campionessa degli scacchi.
Don Mario invita Anton a tenere lezioni di scacchi in parrocchia. Senza compenso, in cambio ,chiede solo un panino o una scatola di biscotti.
Anton diventa famoso, il barbone che gioca a scacchi.
Cluj Napoca è una città del nord-ovest della Romania, nella valle del Somesul Mic, a 440 chilometri da Bucarest. E’ la vecchia capitale della Transilvania. La sua storia, ricca e movimentata, ha lasciato un patrimonio architettonico di prim'ordine. Oggi la città di Cluj è al tempo stesso il più grande centro culturale della comunità ungherese di Romania e uno dei più importanti centri culturali del Paese: teatri, biblioteche, gallerie d'arte, vari festival sono tra i migliori della nazione.
Anton arriva a Cluj Napoca la sera del venerdì. Con Ansoumane passano la nottata nelle stalle dell’ippodromo. L’indomani incontrerà suo cugino Leonid, figlio di Lev, e alloggerà qualche giorno da lui. E’ tutto deciso. Leonid aveva scritto: “vieni a stare da me. Non transigo!” Sono come fratelli.
Si fermeranno qualche giorno, giusto il tempo di rifocillarsi un po’ e di far riposare i cavalli. Sono 6 anni che non si vedono, da quando Leonid si è trasferito a Cluj, poco prima dello scoppio della guerra. A Odessa, Leonid aveva conosciuto una ragazza ungherese, Katinka,se ne era follemente innamorato e l’aveva seguita. Per lei aveva imparato una nuova lingua, sacrificato tanto e lasciato un futuro sicuro.
A Odessa non era più tornato. La ricordava bene, le strade, i profumi, le persone. Quanto gli mancava la sua città natale, Ma più che Odessa, adesso più che mai, gli manca Katinka, avrebbe voluto far tornare indietro il tempo . La tubercolosi se l’era portata via e con lei aveva portato via la voglia di vivere di Leonid. Non avevano avuto figli e lui era rimasto solo, lui solo, con quel suo velo malinconico che, dal giorno della morte indossava ogni giorno
A 3 anni dalla sua morte lui continuava, ogni settimana, a far visita ai suoceri, a controllare che stessero bene. Ogni settimana, lo stesso giorno alla stessa ora; una abitudine rigorosa che aveva costruito con il tempo .Si fermava mezz’ora, si sedeva sulla panca di legno vicino alla stufa ed osservava il legno che iniziava a presentare i segni dell’usura e i morsi dei tarli. Il tempo di bere un caffè, due chiacchiere e se ne andava.
Anton gli ha dato appuntamento la mattina del sabato alle 9 in piazza Onirii. Leonid si presenta in piazza alle 8.40, per lui la puntualità, è da sempre di fondamentale importanza. Controlla sulla lettera che gli aveva scritto dieci giorni prima. Sì, c’era proprio scritto “piazza... ore...!”. Anton non c’è, ma riconosce Trick, “Dio, quanti anni ha quel cane?” pensa fra sè. Quando se n’era andato da Odessa era un cucciolone. Lo vede bere acqua da una pozzanghera, il bel pelo bianco e folto del maremmano è bianco solo per metà, le zampe sono piene di fango e il pelo è ricoperto di pallottole di terriccio secco, sterco di cavalli e chissà.
Cerca Anton con lo sguardo, si gira attorno e lo vede. È davanti alla macelleria, sta cercando di scroccare qualche scarto a buon prezzo per il cane. Ci tiene a viziare Trick. “è l’amico più fedele che ho, ovvio che ogni tanto qualche osso se lo merita”lo sente dire al macellaio.
-“È sempre il solito, cazzo! Ma possibile che non cambi mai?!”- pensa Leonid.
Lo raggiunge mentre Anton è ancora in trattativa; lui si gira, i due sorridono. Anton lo scruta ed esclama in ucraino: “Ti ricordavo più bello” “Sì, ma almeno non ho tutti quei capelli grigi” risponde Leonid in russo. Scoppiano in una grassa risata e si stringono in un abbraccio. Il macellaio cerca di concludere la trattativa iniziato ma a Anton interessa solamente stare con suo cugino; con i suoi modi burberi saluta e viene via. Il macellaio si incazza:”quanto tempo perso.. per un bel niente, che si fottano!”.
Si trovavano ora, sempre uguali, con un po’ di anni in più.
Anton, sa di Katinka. Leonid gli ha scritto durante la malattia, era il suo modo di nascondere il dolore, trascriverlo, come per scacciarlo via. Erano riusciti a mantenere i contatti nonostante il tempo e la distanza. Eccolo, è lui, Leonid, lo ha riconosciuto, suo cugino, lo stesso con cui aveva fatto le prime gare a cavallo, lo stesso che lo batteva e poi lo prendeva in giro in modo benevolo, sempre lui, sempre Leonid. Adesso però, a distanza di anni, è diverso, non ha più quella scintilla nello sguardo, quella che caratterizzava i suoi occhi azzurri e li rendeva più belli degli altri. Leonid lavora duramente,sfoga la sua rabbia sul lavoro per provare a dimenticare una moglie ormai scomparsa..Si è tagliato più volte e dei calli sono cresciuti, ruvidi, su quelle sue mani da taglialegna, ha un costante dolore di schiena; tutto ciò a cosa è servito? A niente, adesso anche il suo corpo porta i segni di un dolore con il quale convive. E’ lui che si è condannato a quella vita, a quell’abbandono , a quella trascuratezza. Ha venduto il negozio di alimentari che gestiva Katinka e si è fatto assumere da Alexandru Pusok come taglialegna. Ogni mattina, all’alba esce da Cluj e torna la sera, quando il sole ha fatto il suo corso e si nasconde dietro le montagne. Ora è fermo, “una settimana di malattia per la frattura del polso.
Così può stare con Anton. Fanno un giro per il centro, all’ippodromo, controllano i cavalli, salutano Ansoumane. Poi si ritrovano davanti al fuoco a mangiare la cena a base di palinka, preparata dalla madre di Kalinka. I piatti giacciono sporchi sopra il tavolo .
“Anton, ma ti ricordi quando hai vinto la tua prima gara?”
“e come potrei scordarla? Avevo appena compiuto sedici anni, a momenti, dall’emozione me la stavo facendo addosso” i due viaggiano nei ricordi “è tutto merito di tuo padre se sono l’uomo che sono” dice Anton
“mi ha scritto che vi siete visti, era contento!”“Si. Era contento. Gli manchi, ti saluta”“lo so.”
“Leo, ma perché ti sei ridotto a questa vita?..”
A Leo l’alcol viene su e rutta.
Anton prosegue, ‘tu hai lasciato tutto!! Lo sai che con i cavalli, sei ancora in tempo per qualche bella vittoria”
Scuote la testa:” non mi va di parlare”
“hai un futuro e lo stai buttando. Per cosa? Per avere la schiena spezzata ..”
Leonid si altera e alza la voce : “ti ho detto che non mi va di parlare, siete tutti con questa voglia di dirmi che devo parlare, che devo gareggiare, che devo fare questo o quello”
C’è un attimo di silenzio, Leo ha la testa bassa e fissa il bicchiere che tiene stretto fra le mani.
“ok,ok” esclama Anton“però mi fa piacere che hai sempre un buon giro all’ippodromo, oggi mi sei sembrato tuo padre”
“Si, vado spesso, ho parecchi amici e mi piace stare coi cavalli”
“Ma lo sai che, quando ci siamo visti, tuo padre mi ha spiegato per l’ennesima volta cos’è il pastone”
I due recitano in coro, come una cantilena
“Bisogna preparare il pastone, una sorta di minestrone, di orzo e avena, denso,
da dare loro due volte al giorno, oltre a fieno e biada, imperlarsi di rugiada”
“un brindisi allo zio Lev”
I bicchieri tintinnano ed i due buttano giù il cicchetto tutto d’un colpo.
Dopo tutto quel bere Anton esce a pisciare. Torna e trova Leo accosciato che dorme sulla sedia dove poco prima avevano brindato. Lo lascia là e si butta sulla branda che gli aveva assegnato. Fissa il soffitto e si mette a pensare e rimugina sul passato, sulle ragazzate che hanno fatto da giovani, a quando ha conosciuto Katinka e a come è cambiata la vita una volta che lui se n’è andato.
Quando Leonid e Katinka si sono conosciuti facevano invidia a tutti, era cristallino, tangibile, il legame che c’era tra loro. “Come un legame divino” aveva esclamato la madre di Anton la prima volta che aveva conosciuto Katinka. Lui di ungherese non sapeva un bel niente, lei componeva quelle due o tre frasette fatte di russo. Eppure si capivano.
I genitori di Katinka parlavano russo. Di buona famiglia, con buoni propositi Leonid era stato accolto a braccia aperte. Anton pensa a quella volta che ha conosciuto Katinka ma l’alcol gli scorre nel sangue, le palpebre si chiudono e inizia a russare.
È passata una settimana.
“Leo, io parto!” esclama Anton.
Come al solito, prima di stingere le briglie fa il punto della situazione, ha bevuto molto. Spesso si era svegliato ancora sbronzo ma aveva gareggiato ed aveva vinto. Al gran premio di Romania il monte premi è alto e Anton deve vincere. Un bel gruzzoletto di leu che gli fanno comodo lungo quel suo viaggio, ormai a metà. Ovvio che, se gli scommettitori sapessero quanto alcol gira nel suo corpo quella mattina, non scommetterebbero nemmeno un leu su di lui. Dio, quanto gli piace vincere! E’ proprio l’atmosfera che c’è all’ippodromo, la tensione prima di una gara, la pulizia del cavallo, la sella buona, le scommesse e le urla della gente. E’ questo che Anton ama davvero, Più di una donna, di un lavoro sicuro. . E si sa, un giorno sei il fantino più stimato del paese ed il giorno dopo ti ritrovi ad essere troppo vecchio per gareggiare. Pensare a una gara lo fa impazzire, la concentrazione è talmente alta che il cervello cerca di tenere sotto controllo l’adrenalina che sembra correre lungo tutto il corpo, è una sensazione unica. Lo sparo e poi quei pochi momenti per dare il massimo di sè e con Lucky ed Argento avrebbe vinto ancora molto.
La polizia di Odessa risponde rapidamente alla richiesta di informazioni su Boris trasmessa dalla questura di Milano. E’ quasi sempre impossibile ricevere informazioni dalla polizia sovietica. L’ispettore Mirco è sorpreso.
Apre con visibile soddisfazione il plico sigillato. Boris è ricercato da oltre 20 anni per i numerosi crimini commessi. Le ultime tracce sono a Budapest da dove è scomparso 6 anni fa. E’ un cosacco che ha fatto parte delle milizie controrivoluzionarie negli anni ’20 . E’ riparato in Moldavia, dove ha svolto molteplici attività, fino ad arruolarsi nei battaglione cosacchi con i tedeschi, i più feroci con la popolazione locale, partecipando a numerose razzzie.
La polizia di Odessa chiede di inviare un ispettore a Milano per arrestare Boris.
Non ci sono accordi di estradizione fra Italia e Unione Sovietica. Mirco spiega che se Boris ha commesso un crimine in Italia sarà processato qui, altrimenti la questura di Milano non può rimandarlo in Unione Sovietica. Sarà una questione da trattare per via diplomatica,
Queste informazioni consentono di mettere a posto alcuni tasselli dell’indagine.
Ora può incastrare Boris. E’ il momento per interrogarlo.
Tutto finito, anche questa tappa del viaggio è ormai andata. Ad ogni tappa un paesaggio nuovo, un vecchio amico ritrovato o una nuova conoscenza. Tutto sommato è contento di essere partito. Oradea lo aspetta. Leonid ha dato ad Anton dei viveri, una coperta e una bottiglia di palinka fatta in casa “per rimanere al caldo” gli ha detto. Dopo una cinquantina di km da Cluj Trick inizia di nuovo a sanguinare. Anton decide di fermarsi. Si ferma, piscia nel bosco e poi, mentre sta mangiando si accorge di quella ferita che ancora non si e chiusa del tutto. “Ok Trik, per oggi basta corse”... I ricordi spaziano, vede il suo fedele compagno accanto a sè, Anton pensa a quel giorno in cui l’aveva trovato.
Al tempo Anton andava spesso fuori Odessa per qualche giorno, quella volta però, per la via del ritorno aveva perso la strada. Era partito la mattina presto ancora con l’alcol nel sangue e l’alito che puzzava di vodka. La sera prima aveva trovato un russo che conosceva suo zio Lev e che gli aveva offerto da bere, un drink, poi un altro e poi un altro ancora. Era andato a dormire che saranno state le quattro inoltrate. Aveva dormito poco più di due ore e aveva totalmente perso la bussola. Ancora sbronzo si era presentato in casa di contadini a chiedere informazioni, la moglie robusta coi capelli ricci ed i lineamenti marcati lo aveva accolto in casa e gli sembrava avere un animo gentile. Ma quando il marito era tornato dopo aver lavorato la terra era andato su tutte le furie nel trovare un uomo sbronzo, in casa , con sua moglie, era andato nel fienile, aveva preso la vanga e inseguito Anton per tutta la proprietà.
Anton si era incazzato di brutto.
Aveva deciso di rimanere là, aspettare che quel coglione si allontanasse per rubargli uno di quei cuccioli pieni di pelo che aveva visto aggirarsi attorno la casa.
Era il momento giusto, il contadinotto si era allontanato verso la zona ovest della casa, la moglie era da un po’ che si vedeva, né aveva visto nessun altro aggirarsi per il terreno. Aveva calcolato male le distanze, si era messo a correre per andare incontro al cucciolo, tempo di arrivare là aveva già il fiatone. Ormai doveva resistere, voleva fargliela a quello stronzo. La moglie l’aveva visto e si era messa a urlare. Preso dal panico aveva acchiappato due polli per le zampe, erano più vicini di quel dannato cucciolo ed aveva fatto retrofront. Mentre correva per tornare alla carrozza però aveva pensato “no, io gli voglio prendere il cucciolo”. Era tornato nella direzione del cucciolo con i polli in mano. Aveva afferrato il cucciolo sotto il braccio sinistro ed i polli che teneva per le zampe con la mano destra non facevano altro che sbattere le ali e fare casino. Adesso il fiatone era a mille, ed il peso sostenuto dalle braccia fastidioso, i polli agitati e quel cucciolo che lo guardava. “cazzo, cazzo, cazzo!” Anton si era messo a correre , Il contadino stava per raggiungerlo. Arrivato al carro aveva lanciato i polli ed il cane nel cassone della carrozza, era saltato su e neanche il tempo di afferrare le briglie che il contadino lo aveva acchiappato per la caviglia. Aveva provato a liberarsi ma non riusciva. Una frustata secca sul culo del cavallo, una schioccata di briglia e il cavallo impennatosi era partito come un ossesso. Il contadino non aveva retto il colpo ed era cascato a terra. Anton l’aveva sentito urlargli dietro qualche insulto ma ormai era fatta.
Tornato a Odessa il mal di testa dovuto all’alcol era ben forte ma Anton era felice “cazzo, che notte!”. Era sceso dal carro, aveva preso il cucciolo dal cassone, lo aveva alzato verso il cielo, e, guardandolo dritto negli occhi, gli aveva detto “Ti chiamerò Trick!”. Aveva staccato la carrozza dai cavalli, aveva liberato quei due polli. Una volta entrato in casa aveva esclamato: “Quei due polli non si mangiano! Ne adesso, nè mai! Ci siamo intesi?” e dopo questa frase di gran effetto si era buttato sul letto e si era addormentato con gli scarponi sporchi ancora addosso.
Quei polli hanno vissuto a lungo ma l’unico superstite di quell’avventura è il suo vecchio Trick. Dopo averlo medicato e fasciato al meglio la ferita lo fa sedere sulla carrozza accanto a lui ed ecco, il viaggio riprende.
Marina è nata nel 1920 a Modena. E’ una studentessa brillante. Già al liceo è nella redazione del giornale della scuola. Sa già che farà la giornalista. E’ eclettica, suona e canta in una band jazzistica. Qui conosce Boris, arrivato dall’Ungheria che progetta di trasferirsi in una cittadina dell’hinterland milanese, Novate Milanese . Boris si qualifica come musicista, suona il basso. Marina è giovanissima, si innamora e lo segue.
il rapporto familiare di Boris e Marina non è idilliaco. I due non potrebbero essere più diversi. Boris compra una salumeria. Marina è vegetariana, in negozio non ci mette piede perchè non sopporta di vedere animali morti in giro. In casa, dove non cucina carne, sono sempre liti..
Da quando ha comprato la salumeria Boris dice di spendere tutte le energie per il negozio. E’ anche cambiato di carattere, è diventato più violento e manesco, come se stare in mezzo a carne e cadaveri non abbia un buon influsso su di lui. Lei da tempo sta pensando di lasciarlo, sono diventati incompatibili e poi lei nel ruolo di moglie si sente costretta. Vuol fare la cantante in una rock band. Ora si tratta di dirlo a Boris e di fare le valigie. Solo Anton sa di questo progetto . Con lui Marina si intrattiene spesso. Gli prepara qualcosa da mangiare , un cartoccino di prosciutto o un panino alla mortadella o col salame.
Dopo una lite con botte, Marina corre in parrocchia da don Mario e gli chiede aiuto.
L’incontro con l’ispettore avviene in parrocchia. Marina è tesa, è appena venuta via da casa. Boris è arrivato rabbioso in parrocchia a cercarla. Don Mario lo ha convinto ad andarsene.
Mirco cerca di tranquillizzarla e le chiede per prima cosa: Mi parli del suo incontro con Boris e della sua vita con lui. E Marina: Per me è stato un amore a prima vista, siamo stati insieme a Modena per un anno. Poi….. e sospira,….. ho voltato le spalle alla mia vita felice a Modena per seguirlo. Poi, il colmo, la salumeria.
Come me lo descriverebbe ? ‘Un uomo violento, e misterioso. Qualche volta si assenta per un paio di giorni, non dice mai dove va. Pare che la salumeria non gli interessi. Non sopporta di condividere le sue preoccupazioni, con me. Confesso che mi capita di avere paura’.
Prima di congedarsi Mirco le chiede: E con Anton che rapporto aveva ?E Marina: di buona amicizia, mi dava l’impressione che cercasse la pace, forse nascondeva qualche segreto. Un giorno mi sorprese. Voleva darmi un diamante, per ripagarmi del cibo che gli portavo. Lo rifiutai
“Ansoumane, fammi luce!” i due sono impantanati in una grossa pozza d’acqua. Manca poco a far buio. ma Anton vuole arrivare a Karcag prima di notte.. Adesso si trovano loro due con tanto di cavalli e Trick che non la smette di abbaiare nel bel mezzo di una prateria a tirare cavalli e carrozza con la speranza, almeno, di passare la notte in santa pace.
“ma cazzo! è tutta pianura questa pulsa e proprio noi ci dobbiamo bloccare qua? Ansoumane, ma stai tirando?”
“Si Anton, comunque si chiama puszta..”
“eh?”
“si dice puszta non pulsa!”
“Ma che cazzo! ti ci metti anche te? Tira i cavalli e lasciami in pace! Prima ci togliamo da questa pulsa e meglio è! Ma dico io, proprio in Ungheria dovevamo passare?”
“P-U-S-Z-T-A”
“è quello che ho detto!”
Ansoumane non ha voglia di litigare ma fra sè borbotta “no, tu hai detto pulsa!”. Anton non lo sente, è troppo incazzato e ha paura di spaccare la ruota del carro, o, peggio ancora, che uno dei cavalli si faccia male. Passa una buona oretta, tra “spingi da una parte” e “spingi dall’altra”, “sposta i cavalli”, “tira”, imprecazioni e discussioni varie , ma i due ce la fanno. Accendono il fuoco e si mettono a mangiare, è rimasto ancora qualcosina di ciò che gli aveva dato Leonid. Accanto al fuoco e sotto il cielo stellato Anton si ammorbidisce.
“Ansoumane, mi spieghi con quale forza interiore hai sopportato tutte quelle persone meschine a Chisinau?”
“Senti vecchio ubriacone, ti dirò una cosa che non ho quasi mai rivelato a nessuno. Quando sono arrivato a Chisinau uno dei primi giorni ho fatto a botte con un tipo, mi aveva conciato per le feste. Ero accasciato accanto ai bidoni dell’immondizia più di là che di qua, fino a quando una ragazza, molto più piccola di me, ha deciso di darmi una mano. Mi ha portato a casa sua, dal suo vecchio. Sono passati giorni prima che riprendessi conoscenza. Finalmente mi riprendo e quando mi sveglio davanti a me trovo un vecchio su una carrozzina. Era György, mi stava medicando le ferite che avevo sulla faccia. Le prime cose che mi ha detto sono state “non ti preoccupare mia nipote, Margit, è andata a prendere altre fasciature dalla vicina, forse ti ricordi di lei, ti ha trovato accanto alla spazzatura, Dio, figliolo, ma cosa hai combinato?” non ricordavo che Margit mi avesse trovato accanto alla spazzatura, ma mi ricordavo di quello stronzo che mi aveva conciato così. Sono rimasto con loro più di un mese, il dottore ha detto che quello mi aveva rotto un qualche cosa della gamba e così, senza che io lo chiedessi, mi hanno ospitato. Dovevi vederli, si amano così tanto. Lui un vecchio testardo un po’ burbero a momenti, ma con una testa da far invidia a tanti. Lei invece l’opposto, totalmente spensierata e sempre allegra. Non sai quante litigate ho sentito fare a quei due. Eppure dopo poco facevano sempre pace. Quando lei non c’era lui mi raccontava delle cose su di lei, emanava così tanto amore quando ne parlava. Non te lo saprei descrivere, davvero. Lei lo stesso. Tra loro c’erano come una sessantina d’anni, ma lei innamoratissima di lui, le brillavano gli occhi solo a parlarne. Sai, litigavano per le cose più assurde, una volta hanno persino litigato su dove comprare il latte. Lei voleva andare nel negozietto più piccolo, dove c’era una sua amica che a lei stava simpatica, György invece voleva che lei andasse nella bottega accanto dove il latte era del contadino tal dei tali e di conseguenza più buono. Lei piantava giù il muso, lo faceva imbronciare un po’, ma poi andava nella bottega del contadino che voleva lui. Non c’era niente che li rendesse più felici che fare la pace. Litigavano sempre, ma dico, sempre, per delle stronzate così. Eppure non ho mai visto nessuno amarsi così tanto”.
“Cazzo Ansu, che storia”
“si, li ho invidiati tanto. Mi sono sentito davvero parte della famiglia, appena arrivo a Trieste scrivo a György E’ nato a Trieste , mi ha detto di salutargli la sua città”.
“Dicono sia una delle più belle città d’Italia”
“Me l’ha detto. Ho già dei posti da visitare e persone che mi ha detto di contattare”
“Dai, dormiamo che Karcag ci aspetta, non vedo l’ora di passare questa pulsa, belli i cavalli, bello il verde, ma ora mi son rotto i coglioni”
“Puszta, Anton, la famosa puszta ungherese!”
Boris è nato nel 1895 a Novorossirsk da una famiglia di cosacchi del Kuban. E’ lì che ha imparato a cavalcare fin da bambino e a usare le tradizionali armi dei cosacchi il kindsal (pugnale ricurvo), la saska (sciabola) e la nagajka (frusta). Poi la famiglia si è trasferita a Daphne, vicino a Odessa. All’età di 10 anni, Boris è andato a lavorare come garzone di stalla all’ippodromo di Odessa. Lì lo zio Lev ha notato la sua confidenza con i cavalli e lo ha preso con sé, assistente groom. Boris è rissoso, sferra un colpo di kindsal a uno stalliere durante un diverbio. Viene allontanato dall’ippodromo. Lo zio Lev chiama a sostituirlo Anton.
Boris si arruola nelle milizie controrivoluzionarie, dove si macchia di diversi delitti. E’ ricercato dalla polizia di Odessa. Si rifugia prima in Moldavia e poi , durante la guerra, in Ungheria a Budapest.
Qui incontrerà, alla fine della seconda guerra mondiale, Piotr il nipote della contessa Natascia, che è sulle tracce di Anton. Sta cercando un sicario, da inviare in Italia. Ha saputo che Anton da Trieste è andato a Milano, dove è rimasto circa 20 anni, poi è arrivato in una cittadina vicina, Novate Milanese-
Piotr gli consegna un bel gruzzolo di dollari per uccidere Anton e ricuperare i diamanti. Boris arriva in pullman a Modena , si ferma qui un anno, conosce Marina, che gli insegna l’italiano e poi lo segue a Novate Milanese. Per crearsi una copertura decide di acquistare la salumeria. Un errore, crede di convincere Marina, vegetariana, a stare in negozio.
Sono passati quasi due anni dall’incarico ricevuto da Piotr, che lo sollecita ad agire, con un telegramma perentorio.
Incomincia così a mettere nei panini della sera destinati a Anton una dose di tallio, sostanza priva di sapore ad effetto progressivo sul sistema nervoso , fino a provocare il decesso. Non vuol rischiare se, per caso, un panino venisse mangiato da un’altra persona. All’alba va poi a vedere di nascosto se Anton è ancora vivo oppure no.
E’ gentile con Greta, che , un giorno gli porta gli porta un diamante, in pagamento dei panini, che Boris rifiuta, avendo però conferma che i diamanti ci sono.
Quando vede Anton morto alle 6 del mattino, lo palpa dappertutto….ma i diamanti.non ci sono più !
L’ispettore Mirco ha davanti l’uomo su cui pendono i maggiori indizi. Un criminale incallito come risulta dal rapporto della polizia di Odessa. Decide di procedere con domande brevi e dirette.
Quando è arrivato in Italia ? 6 anni fa, risponde Boris. E Mirco Perchè ha lasciato Budapest ? E Boris: Io sono un musicista,suono il basso: Dopo l’uccisione del premier Nagy, il regime ha chiuso il locale dove suonavo e mi son trovato senza lavoro.
E Mirco: ora suoniamo un’altra musica. Lasci perdere il basso. Voglio sapere perché è venuto in Italia e ha scelto Novate Milanese..
E Boris: Mi dicevano che in Italia, c’era molto lavoro, che la gente aveva voglia di divertirsi, insomma che potevo sistemarmi
Poi Boris racconta l’incontro con Marina, l’arrivo a Novate, l’acquisto della salumeria.
Mirco affonda: Lei conosceva Anton ? E Boris: No, me ne parlava Marina e poi Greta, la ragazzina che veniva a prendere il panino per lui.
E Mirco: Come mai non lo faceva pagare ? Perché mi faceva compassione dice Boriss. Mirco sbotta in una fragorosa risata. Non dica cazzate Boris. Mi segua in questura , avrà modo di riflettere. Nel frattempo procederemo a una perquisizione del negozio e dell’appartamento.
Boris chiede di salire in casa per prendere una borsa. Mirco manda con lui un agente, raccomandandogli di controllare che Mirco prenda solo effetti personali
Szolnok si trova a circa 100 km a sud-est di Budapest nel mezzo della Grande Pianura Ungherese, alla confluenza dei fiumi Tibisco e Zagyva. Szolnok offre ai turisti un gran numero di centri termali attrezzati con piscine e bagni medicinali per il trattamento di problemi allo stomaco e reumatici.
Szolnok, finalmente Szolnok. “Eccomi di nuovo, sono tornato, sono tornato!” continua a ripetere Anton a voce bassa. Ricordi belli gli riempiono la mente come bollicine in una bottiglia di prosecco-
Ma perchè stancare i p cavalli, proseguire giorno e notte il proprio viaggio fino alla poco conosciuta Szolnok? In fondo la modesta cittadina ungherese ha sì acque termali miracolose che sarebbero un toccasana per la delicata e capricciosa schiena di Anton ma nient'altro che possa invitare forestieri e viaggiatori a fermarsi. Cibi grassi che emanano odore di burro e sciunka da lontano, vino scadente e dolci troppo speziati.
La ragione di questo viaggia su gambe sinuose e affascinanti. Ha due occhi nocciola e labbra carnose . E’ così che Anton ricorda la contessa Angela Von Morosita, ricca ereditiera conosciuta alcuni anni prima proprio in quella cittadina ungherese. Complice una sera di gala a base di frutti di mare e troppo alcol i due erano finiti a letto, proprio dopo un'esibizione equestre nel locale ippodromo. Per Anton non era stato particolarmente difficile fare colpo su Angela, qualche storia vera e molte inventate avevano conquistato la contessa. Non aveva mai visto quelle terre esotiche piene di animali a due teste e otto zampe, frutto della propria fantasia, ma era comunque bastato per stregare Angela.
Adesso, arrivato in città, ricorda senza esitazione dove si trova villa Von Morosita, impossibile non ricordarsene. In cima all'unica collina si erge una splendida fortificazione circondata da una fitta vegetazione, percorso il vialetto principale si arriva alla villa.
“Mi scusi, ho fatto un lungo viaggio per salutare la contessa. Ho per caso la fortuna di incontrarla?” chiede Anton a una robusta e distinta signora , intenta a leggere un libro sotto l'ombra di una quercia.
Con qualche perplessità nella voce la signora risponde“Anton?Ma tu sei Anton! Riconoscerei quel tono di voce fra mille, sono io la contessa Angela!”
Deve esserci un errore pensa il driver, questa se l'è mangiata Angela e ha nascosto i resti da qualche parte in giardino. Anton ha infatti davanti a se un'altra persona rispetto alla fanciulla sensuale di alcuni anni prima. Le labbra non erano l'unica cosa che vedeva di carnoso addosso alla ragazza, le curve sinuose che ricordava sono diventate altre forme geometriche poco attraenti.
“Dai Anton, sono io! Ricordo benissimo come mi avevi conquistata all'ippodromo. Sono un pochino cambiata, sai tre gravidanze, j dolci dopo i pasti e un po' di pigrizia hanno avuto qualche effetto. Ma del resto sono sempre attraente perché dovrei perdere anche un solo grammo della mia bellezza?”
“Assolutamente sì, sempre affascinante” risponde Anton che a raccontar balle è un asso “rimani l'unica donna a capace di farmi battere il cuore”. Mente spudoratamente. Non solo si trova di fronte alla sorella sovrappeso di Angela ma deve velocemente trovare un modo per uscire da quella situazione che rischia di diventare inquietante.
“Senti bellissima signora perché non mi offri uno di quei dolci di cui mi accennavi? Ho fatto un lungo viaggio per vederti, me lo merito!”
“Ma certo, magari sopra ci spalmo anche il nostro miglior burro, dobbiamo festeggiare la tua visita”. Così dicendo la contessa entra in casa per ordinare alla servitù il dolce più calorico di casa.
I due minuti di distrazione sono però fatali alla contessa, Anton veloce come un cosacco alla carica in un campo di battaglia sale sul cavallo e sparisce come un fulmine nel cielo sereno.
“In fondo non ho mai fatto del male a nessuno che ho fatto di male per meritarmi una contessa grassa con la passione per il burro?” ripete sotto voce Anton mentre vola via da villa Morosita.
L’ispettore Mirco è nato a Sarteano nel 1925. E’ dunque giovanissimo. Vive con la mamma Donatella , il padre Ivo muore quando Mirco frequenta il liceo. Appena laureato a Perugia, Mirco cerca lavoro. Si presenta a un concorso per entrare nella polizia e lo vince. Nel 1950 viene assegnato alla questura di Milano . Dopo un breve praticantato diventa ispettore a soli 30 anni. Questa è la prima indagine che dirige.
Mirco è un bel giovanottone , di statura media, capelli scuri, sguardo penetrante, con gli occhiali, esercita un notevole fascino. Le prime ragazze entrate in polizia vogliono far parte della sua squadra.
A Milano ha affittato un monolocale in zona Brera. Il bar Giamaica, all’angolo fra via Brera e via Pontaccio è un locale storico milanese, aperto tutta la notte, dove si può sostare solo per un caffè o consumare un pasto. E’ un ritrovo di intellettuali. Lo frequentano Ernesto Treccani, Salvatore Quasimodo, Dario Fo e molti altri.
Mirco abita in una mansarda lì vicino e ci passa spesso,anche tardi, alla sera, tornando dalla questura, in via Fatebenefratelli, che non è distante. Mirco è un gran camminatore, va sempre a piedi, Gli capita di attraversa Milano, da Brera ai Navigli, impara a conoscere tutti i ritrovi notturni.
Riserva particolare attenzione ai luoghi della malavita. Quando ritorna a Sarteano per qualche giorno, la mamma vuol sapere tutto di Milano, del lavoro, di dove vive.
Donatella se lo mangia con gli occhi. Sentendo che ha trovato casa in un quartiere di vita notturna, si mette in ansia. Mi raccomando gli dice: ‘ Torna a casa presto la sera.’
Mirco la abbraccia e la tranquillizza. Poi le racconta che le ragazze in questura lo filano e Donatella: ‘ Non farti accalappiare, ricordati ‘ Moglie e buoi, dei paesi tuoi, cerca di trovare e sposare una sarteanese!
Mirco ha molti amici a Sarteano, fra i quali un giovane cardiologo e il figlio del veterinario , che, dopo alcuni anni trascorsi a Malta, è tornato a Sarteano.
Ha anche molte amiche, ma, contrariamente alle aspettative di Donatella, non prende in considerazione l’idea di avviare una relazione fissa. I 3 amici si dicono sempre, siamo giovani, godiamoci la vita… ma gli anni passano.
L’indagine novatese prosegue, Mirco ha sentito tutti, ne sta studiando il profilo
Ecco la famosa Budapest, già capitale del regno d’Ungheria. Le tribù ungheresi vi arrivarono nel corso del X secolo e ne fecero una delle sedi dei principi, prima, e dei re, poi. In quell'epoca la città si chiamava Buda.
Sulla riva opposta del Danubio fu fondata Pest. Già luogo di una certa importanza, venne ricostruita velocemente dopo la distruzione a opera degli invasori Mongoli nel1241, ma fu Buda, sede del Palazzo Reale fin dal 1247, a diventare la capitale dell'Ungheria. Le perdite umane della prima guerra mondiale quelle conseguenti alla perdita di due terzi del territorio del paese con il trattato di pace del Trianon, causarono un temporaneo rallentamento, lasciando Budapest capitale di uno Stato, piccolo ma finalmente sovrano
Fra Buda e Pest scorre maestoso il Danubio. Margit Szigel è un’isola lunga 2500 metri e larga fino a 500 metri, in mezzo al Danubio, composta in gran parte da un parco. La città è ricca di monumenti che ne raccontano la storia –
Anton è preoccupato. I soldi scarseggiano. Bisogna pagare l’affitto dell’ippodromo per ospitare e allenare i cavalli Anton e Ansoumane dormiranno nel box di Lucky e Argento. Manca 1 settimana al gran premio della Repubblica, al quale partecipano cavalli dell’Ungheria, della Cecoslovacchia e della Romania.
Anton trova nel centro di Budapest un grande Caffè , dove si ritrovano molti giocatori di scacchi. Anton entra nella sala degli scacchi, e senza farsi notare, osserva i giocatori, l’ammontare delle poste in gioco e torna all’ippodromo. Di notte pensa le giocate da fare e le prova sulla scacchiera. Il giorno dopo sceglie il giocatore da sfidare . E’ un mercante di maiali, grande e grosso. Anton gli lascia mangiare un cavallo con la regina e , con l’altro cavallo, gli dà scacco a re e regina. Il mercante si arrabbia e rovescia la scacchiera. Poi tira fuori un coltello, vuole riavere i 1000 euro della posta in gioco, che Anton ha intascato rapidamente. Anton salta in piedi, mentre il mercante gli tira una coltellata nello stomaco. Fra i spettatori della partita c’è Ansoumane, che lo ha seguito dall’ippodromo nel caffè. Si lancia sul mercante e gli afferra il braccio, la coltellata colpisce Anton, ma non affonda. Anton sferra il suo micidiale gancio e stende il mercante.
Anton e Ansoumane scappano. Chiamano un dottore ,che visita Anton, mette 10 punti per suturare la ferita e medicala. Non escono più dall’ippodromo fino al giorno del Gran Premio.
Purtroppo Lucky si azzoppa il giorno prima. Corre Argento. Come sempre Anton prende lo steccato, ma sente subito che la falcata del cavallo non è lieve. A metà gara gli si affianca minaccioso il campione d’Ungheria. Anton gli dà un colpo col frustino. Anton viene squalificato.
Don Mario è rimasto turbato dal colloquio con l’ispettore Mirco. . Anton è stato dunque ucciso, c’è un assassino nella sua parrocchia. Lui sa il movente, si tratta dei diamanti,di cui Anton gli ha parlato nella confessione. Accidenti al segreto confessionale, pensa e subito dopo si pente di questo pensiero sacrilego. Non dorme più la notte
La questura di Milano ha commissionato a Nando Pagnoncelli un sondaggio per conoscere l’opinione dei novatesi, sul delitto e sui personaggi sospettati. Chi ha rubato i diamanti ?
Sono stati intervistati 200 novatesi, chissà che cosa hanno detto ! Il rapporto è secretato, ma la gente mormora.
Chi mi può aiutare ? pensa don Mario.
Don Mario telefona alla Curia e prende un appuntamento con l’arcivescovo Montini, che lo riceve benevolmente. ‘ Eccellenza’ dice don Mario’ come le avranno forse detto , nella mia parrocchia a Novate Milanese è stato commesso un delitto. Un anziano, Anton , di origine russa, frequentatore della parrocchia, non è morto di morte naturale, come pareva in un primo momento, ma è stato avvelenato con un piano diabolico. L’ispettore che conduce le indagini mi ha interrogato .Anton mi aveva confessato dei fatti importanti per le indagini, ma io mi sono trincerato dietro il segreto confessionale.’
‘ Bravo don Mario, mi raccomando, mai dire nulla che possa essere riferito alla persona confessata’ dice il vescovo.
E don Mario ‘ lo so, lo so; ma oggi sono qui per avere qualche notizia sul sondaggio d’opinione fatto da Pagnoncelli per la questura di Milano fra i novatesi. Sono certo che con una telefonata la Curia potrebbe avere conoscenza dei risultati del sondaggio. Temo che i novatesi, affezionati a Anron, rimproverino il mio silenzio .L’ispettore Mirco un furbacchione un po’ spregiudicato, deve aver lasciato intendere che il parroco sa molte cose, ma non parla.’
Se le cose stanno così’ dice Montini ‘ telefono senz’altro, non si scherza con il segreto confessionale. Stia tranquillo don Mario, le farò sapere.’
Il giorno dopo don Mario riceve un plico sigillato dalla Curia. E’ una copia del rapporto sul sondaggio. Don Mario si chiude in canonica e lo legge. A grande maggioranza i novatesi pensano che devono parlare tutti coloro che sanno qualcosa sul delitto. E’ un dovere morale nei confronti del povero Anton. Neanche il parroco può sottrarsi.
Don Mario prende una decisione sofferta. Telefona all’ispettore Mirco. ‘ I diamanti sono il movente del delitto’ Mirco sorride e gli dice ‘ questo lo so, da lei vorrei sapere di pià’.’ Non possumus’ è la risposta perentoria di don Mario.
Rilegge ancora una volta il rapporto di Pagnoncelli. A dire il vero I novatesi non accusano il parroco di mancata collaborazione all’indagine, ma pensano che il Signore Iddio, può suggerire a don Mario una via d’uscita, insomma la Chiesa è a favore della giustizia oppure no ?
Come spesso accade dopo la lettura di un rapporto di indagine, a don Mario restano molti dubbi.
Don Mario vorrebbe tornare dall’arcivescovo. Poi accantona l’idea. Il Papa, rappresentante di Dio in terra, potrebbe scioglierlo dal segreto confessionale.
Ma il Papa ha tante cose cui pensare. Meglio aspettare.
Veszprém , a nord del lago Balaton, è un'importante meta turistica, sede universitaria e arcivescovile.
Per Anton Veszprem è piena di dolci ricordi. Qui era scappato da Budapest con la bella Dona, anni addietro, dopo la truffa a un ricco contadino. Erano andati a casa sua. Dona gli aveva dato da intendere che Anton doveva partire. Gli aveva fatto gli occhi dolci. Quello era andato in brodo di giuggiole. Anton aveva finto di andarsene e gli aveva rifilato un diamante falso , da regalare a Dona. Il contadino aveva sborsato una bella somma e Anton era uscito aspettando Donaa fuori dalla porta. Più tardi era uscita anche lei dopo aver somministrato un sonnifero nel bicchiere del contadino.
A Veszprem Anton si era fermato qualche giorno prima di ritornare a Odessa. Quei giorni erano stati una sorta di luna di miele. Ora Anton vuole riviverli. Deve ritrovare Dona.
Va in giro per la città chiedendo qua e là della bella Dona, finchè un negoziante gli indica il Centro Benessere da Dona. Anton suona il campanello e…. si ritrovano l’uno nelle braccia dell’altra. Dona è felicemente sposata, ma il marito è andato per alcuni giorni a Budapest per affari. Nulla osta dunque ad una nuova luna di miele. Per entrambi il loro è stato il primo grande amore.
Dona appende fuori dalla porta il cartello Chiuso. La sauna è tutta per loro. Nudi, si stringono in un amplesso senza fine. A sera sono stremati, felici di essersi ritrovati. Vanno a cercare Ansoumane infreddolito nella carrozza e, insieme, vanno a cena nel miglior ristorante della città. Mangiano un ottimo Lecso, la tipica zuppa di verdure con paprika, e il cholent, lo stufato alla moda ungherese. E per concludere il buchtel con ricotta. Il tutto anaffiato con 2 bottiglie di eccellente tocai. Un ottimo ricostituente per i due amanti e un buon carburante per l’infreddolito Ansoumane.
Dona è benestante. ‘Non ti offendere Anton quello che possiedo lo devo a te, lasciami pagare il conto.’ Dice Dona.
Le giornate volano .E’ tempo di partire. Da Budapest il marito di Dona ha telefonato. Arriva il giorno dopo. L’abbraccio dell’addio non finisce mai. Entrambi sanno che non si rivedranno più. La carrozza si muove, davanti al Centro Benessere Dona agita un fazzoletto bagnato di lacrime.
L’ispettore Mirco fa il punto sull’indagine. Ha completato gli interrogatori, ha studiato il rapporto di Pagnoncelli, ha ricevuto il dossier della questura di Odessa, don Mario gli ha sussurrato il movente, un sacchetto di diamanti.
Dove sono i diamanti ? Chi li ha rubati, dato che non sono stati trovati addosso ad Anton ?
Per quanto riguarda il delitto l’ispettore Mirco potrebbe già procedere con l’arresto di Boris, gli indizi sono molteplici. Ma, in tal caso bisognerebbe aprire una seconda indagine sui diamanti e la questura di Milano vuole evitarlo.
Demba è l’indiziato principale. E’ stato il primo ad accorrere, dopo le grida di Greta. Da tempo curava Anton, gli apriva persino il suo pied a terre nel seminterrato della scuola. Ha avuto tutto il tempo per intascare i diamanti. A Mirco Demba non piace, ma bisogna guardarsi dalle simpatie e antipatie, quando si conduce un’indagine. Una perquisizione rischia di essere un buco nell’acqua. Demba ha certamente avuto il tempo di nasconderli altrove.
Poi c’è la maestra Agostina. Dietro una parvenza austera, sono rimasti impressi a Mirco i suoi occhietti vispi, scintillanti, furbeschi. Pur di realizzare il nido d’amore lontano sulle spiagge e convincere il bel fusto di Demba a seguirla….
E che dire dei coniugi Restelli ? Hanno bisogno di soldi per far studiare i figli e poi c’è la giusta causa di Greta, cui sono affezionati e per la quale vorrebbero contribuire insieme alla mamma Viviana a costruire un futuro senza pensieri.
E poi chissà a quanti farebbe gola un sacchetto di diamanti? Non si può escludere nessuno. Il denaro è tentatore. Anche don Mario potrebbe averli presi per finanziare le attività della parrocchia. Il fine può giustificare i mezzi talvolta-
E poi c’è il dottore Betti che va su e giù da Novate a Sarteano, e Marina, che non è ancora tornata dopo la sua fuga a Sarteano, e lo stesso sindaco, chissà quante cose potrebbe fare per il bene della cittadinanza ?
Meglio aspettare, pensa Mirco, prima di concludere l’indagine
Zalaegerszeg è una città immersa nel verde. Si estende tra le colline della contea Zala, sulle rive del fiume Zala, a 200 km dalla capitale Budapest. Grazie alla sua posizione geografica, bagnata dal fiume, in mezzo ai boschi, ricca di pesci e di selvaggina, la zona era già abitata fin dal 7000 a.C. (Paleolitico superiore), unico esempio di insediamento umano nell’Ungheria settentrionale.
Anton è incazzato. Gli torna in mente Dona, le giornate trascorse che non torneranno più, la bruciante sconfitta di Budapest. Sgrida Ansoumane, non ha attaccato bene i cavalli, non ha curato bene la zoppia di Lucky, non sarà pronto per correre a Lubjana. Poi si scusa, lo prende tra le braccia, ma non è Dona e si incazza di nuovo.
Ma la puszta ungherese è troppo bella. E’ una piana infinita. Prima di arrivare alle foreste al confine con la Slovenia, bisogna fermarsi. Fanno scendere Lucky e Argento dalla carrozza. Lucky si lancia in un trotto veloce, non zoppica, è contento. Staccano dalla carrozza anche i 4 cavalli da tiro. Anton li guarda e sorride. I cavalli sono la sua vita.
Mentre sta fantasticando, sente degli spari. In lontananza si intravvedono due uomini, sembrano avvicinarsi nella loro direzione. Ansoumane prende i cavalli cerca di tranquillizzarli. Anton imbraccia il fucile pronto a sparare da dietro la carrozza. Quando i due sono a un centinaio di metri, Anton scarica una raffica. Uno dei due, forse ferito a un braccio, urla. I due bestemmiano e scappano.
Per fortuna i cavalli non si agitano, sono ormai abituati alle sparatorie.
Prima che scenda il buio è meglio affrettarsi e raggiungere Zalaegerszeg . Mancano 50 chilometri. Dovrebbero farcela in poco più di due ore.
Dona gli ha consigliato di cercare la locanda da Firpo. E’ una stazione di posta molto confortevole. Il padrone è un vecchio amico di Dona. A cena la ricordano insieme mangiando il lecso, buono, ma non quanto quello della sera prima. Anton è un po’ geloso di Firpo, lui può rivedere Dona. C’est la vie. Il destino di Anton è altrove.
Un ultimo brindisi e poi a nanna, domani si parte all’alba. Addio Ungheria.
L’ispettore Mirco sta meditando sulle mosse da fare, quando riceve una telefonata
dalla polizia di Odessa. E’ l’ispettore Sciolokov che gli preannuncia la sua visita a
Milano. Mirco tenta di dissuaderlo, non ci sono accordi fra Russia e Italia, non potrà
fare nulla per lui. Invano, Sciolokov ha già prenotato l’aereo, sarà a Milano il lunedì
successivo.
L’ispettore Mirco consulta il questore. Riceveranno insieme Sciolokov. Bisogna
evitare complicazioni a livello diplomatico.
L’ispettore Mirco va a Malpensa. Sciokov scende dall’aereo. E’ un ometto piccolo e
grassottello, un tipo qualunque.Mirco è sorpreso. Se lo aspettava diverso. Sciolokov
gli legge nel pensiero. ‘ Da noi il KGB, seleziona i poliziotti , persone che non devono
dare nell’occhio, si confondono nella folla e spiano. Sciolokov è ciarliero, durante il
percorso dall’aeroporto alla questura, invece di parlare di Boris, racconta una
barzelletta:’ Mi hanno detto che da voi i carabinieri girano sempre in due, uno sa
leggere e l’altro sa scrivere! Da noi i politseyskiy girano in tre : uno sa leggere, un
altro sa scrivere e il terzo controlla quei due intellettuali! Ha, ha , ha ‘
L’incontro con il questore è gioviale. Sciolokov fa capire, senza dirlo, che a lui non
interessa un fico secco di Boris. Gli hanno ordinato questa missione e lui esegue. Il
pranzo da Alfredo, di fronte alla villa Sinonetta è squisito : il mitico risotto al
salto,l’ossobuco e lo zabaione, il tutto accompagnato dalla Barbera.
Sciolokov chiede ad Alfredo la ricetta del risotto al salto e annota : far raffreddare il
riso al dente su un tavolo di marmo, prima di riprenderlo in una padella ben calda’.
‘ Nel mio rapporto scriverò che siete stati molto gentili, ma non avete potuto dirmi
nulla. Spero che verrete a trovarci a Odessa sul Mar Nero.
La visita di Sciolokov è conclusa, Mirco lo riaccompagna a Malpensa.
Maribor è una città della Slovenia, secondo centro più popoloso del paese dopo la capitale Lubjana, nonché capoluogo e maggiore città della regione della Stiria slovena.
Durante la guerra, molti sloveni in Carinzia e Stiria sono stati imprigionati in quanto considerati nemici dello Stato. Ciò ha provocato successivi conflitti tra austriaci tedeschi e sloveni. Dopo la caduta dell’ impero austro-ungarico, Maribor è contesa tra lo Stato degli sloveni, croati e serbi e dalla Prima Repubblica Austriaca. Tra fine ottobre e novembre 1918, l'ex maggiore austriaco di etnia slovena Rudolf Maister occupa la città, scioglie la giunta cittadina e proclama l'annessione di Maribor e di tutta la Bassa Stiria alla neonata Slovenia
A Maribor si trova la più vecchia pianta di vite del mondo, chiamata Stara trta, che ha più di 500 anni.
Il 27 gennaio 1919, mentre la popolazione attende nella piazza principale l'arrivo di una delegazione statunitense che ha l'incarico di verificare la situazione etnica per le successive trattative di pace, le truppe slovene al comando di Maister chiudono gli accessi alla piazza e aprono il fuoco, causando 13 morti e oltre 60 feriti tra i civili. La giornata viene tradizionalmente ricordata nelle fonti tedesche come Marburger Blutsonntag (domenica di sangue a Marburg).
Anton e Ansoumane siedono sulle rive della Drava, l’inponente fiume scorre lentamente. Fra un centinaio di chilometri si getterà nel Danubio, raddoppiandone la portata. Mancano ormai 200 chilometri per arrivare a Trieste. Da Odessa ne ha percorsi già 1500. Anton ripensa a tutte le avventure di questi 6 mesi di viaggio.
Anton prova a immaginare il futuro. Si fermerà a Trieste almeno un anno. Basta viaggiare per un po’. Poi si vedrà. Forse Milano o Torino, andrà dal conte Orsi, che gli aveva offerto qualche anno prima un incarico importante nel suo allevamento.
Ora Anton vuole concludere il viaggio al più presto. Sarebbe bello fermarsi qui a Maribor. Ma la città è un vulcano che può esplodere da un momento all’altro. Tedeschi e slavi si guardano in cagnesco, devono imparare a convivere, in mezzo a loro una minoranza di ungheresi, tutt’altro che pacifici.
A Lubjana lo aspetta una corsa importante, ha bisogno di tornare a vincere. Ripartono il giorno dopo l’arrivo.
Dopo aver letto il rapporto del sondaggio, don Mario è agitato, non dorme la notte. Pensa e ripensa a una via d’uscita, come far sapere all’ispettore Mirco quello che lui sa, senza tradire il segreto confessionale. Al mattino, mentre beve il caffè doppio, ecco l’idea ! Greta sa le stesse cose, bisogna convincerla a parlare.
Greta arriva in parrocchia. Ha promesso a Anton di non raccontare mai nulla a nessuno. Non intende venir meno alla promessa. Don Mario le spiega con pazienza che cos’è il segreto confessionale. Ora bisogna rendere giustizia a Anton e solo lei può farlo.
Greta è cocciuta, il signore Iddio è buono, anche lui vuole giustizia per Anton, sarà contento se don Mario racconta tutto.
Finalmente Greta si convince e, seduta stante, mandano a chiamare l’ispettore Mirco.
Come un torrente in piena Greta scarica il suo segreto. ‘I diamanti di Anton erano di proprietà della contessa Natascia Besuchova Rostov. Li avevano custoditi prima suo nonno e poi suo padre. Dovevano consegnarli al nipote della contessa che allora si trovava a Parigi. Alla fine della guerra Anton scappò da Odessa portando con sé i diamanti. Il nipote della contessa, Piotr Rostov, rientrato a Odessa , mise alla ricerca dei diamanti e assoldò un cosacco per dare la caccia a Anton’
L’ispettore Mirco sorride soddisfatto, tutto torna. Boris è un cosacco. ‘ Anton conosceva Boris ? chiede Mirco. ‘ No, ma sapeva di essere ricercato da un sicario del conte. ‘ Greta scoppia in un pianti dirotto.'Non potrò mai perdonarmi di avergli portato io,la sera prima, il panino avvelenato!
L’ispettore Mirco e don Mario cercano di calmarla.‘ Non è stato il tuo panino a ucciderlo' le dice Mirco ‘ da una settimana i panini erano avvelenati, più persone glieli hanno portati. Ti ricordi che da qualche giorno Anton aveva cominciato a tremare ? Era l’effetto del tallio, il veleno che Boris metteva nei panini.'
Greta smette di piangere ‘ Ora lo arresterete ?'
'Certo! sarà processato prima in Italia e poi in Russia per tutti crimini che ha commesso! Ne avrà per tutta la vita. Brava Greta, la tua testimonianza è stata preziosa.'L’ispettore Mirco le dà un buffetto sulla guancia e le consegna una scatola di cioccolatini
Lubiana è la capitale della Slovenia. La città si trova a 298 m di altitudine nella valle del fiume Ljubljanica, a 300 metri sul livello del mare. Il castello è situato su una collina a sud del centro storico, a 400 metri sopra il livello del mare, mentre il punto più elevato della città, nominato Hrib Janske, è arroccato a 800 m. Il territorio su cui sorge Lubiana presenta un elevato rischio sismico. Nel corso dei secoli, la città è stata più volte devastata dai terremoti.
Il simbolo della città è un drago che rappresenta potere, coraggio e grandezza. Nello stemma, esso è raffigurato sopra la torre del castello di Lubjana. Lo stemma compare inoltre sul ponte dei draghi
Anton pensa al suo futuro, ha bisogno di sapere quanto valgono i diamanti. Durante il viaggio ne ha spesi alcuni, ne ha ancora parecchi. Nella piazza principale c’è un’oreficeria. All’interno una donna sta esaminando un orologio d’oro. Anton ha un aspetto poco rassicurante, La donna si spaventa e tira fuori una pistola. Anton la guarda e ride. Nessuna donna resiste al suo sorriso. Anche la donna sorride e mette via l’arma. Si presentano, Anton piacere, Nicolette, piacere. Lei è svizzera. ‘ Cosa posso fare per lei ? Ad Anton viene spontanea una battutaccia, ma si trattiene. Tira fuori dal sacchetto un diamante : ‘me lo può valutare per cortesia ?.Nicolette mette via l’orologio, prende la lente e il diamante. ‘ Molto bello’ esclama: Viene mica da una refurtiva ?
Anton finge di arrabbiarsi. ‘ Ma per chi mi prende ? Sono diamanti che mi sono stati regalati dal conte Rostov di Odessa, quando sono arrivati i bolscevichi. ‘ Fortunato lei, uno di questi vale almeno 10.000 marchi. Glielo compero. Mi serve un diamante per fare un anello prezioso.’
‘Glielo vendo se può pagarmelo in lire, sono diretto a Trieste’ Affare fatto, le do 5000 lire’.Quanto si ferma qui a Lubjana ? dice Nicolette con un sorriso accattivante, Fino a dopo domani, corro il gran premio della Liberazione all’ippodromo e poi riparto subito.
Nicolette è appassionata di corse al trotto e assidua frequentatrice dell‘ippodromo. Che bello ! Vengo anch’io domenica. Domani chiudo bottega e le faccio conoscere Lubjana. E’ più interessante di quanto sembra, Anzi diamoci del tu, vuoi ?
Oggi e domani devo però stare all’ippodromo almeno un paio d’ore per allenare il cavallo Nicolette ride:’ Non di notte però. Vieni a prendermi stasera alle 19’
Alla sera Nicolette lo porta alla ‘Lubjanca’ il locale che prende il nome dalla famosa cotoletta farcita e fritta nel burro. Una bomba calorica. Parlano di corse, di cavalli e bevono il vino dalmata, un rosso di 14 gradi. Poi a casa di Nicolette per una notte brava.
Al sabato salgono al castello. Nicoletta gli racconta la storia di Lubjana. Poi lo segue all’ippodromo per seguire l’allenamento di Lucky. ‘ Che dici posso scommettere su di lui domani ? ‘ ‘ Quanto vuoi’ dice Anton’ è in perfetta forma, non gli resiste nessuno’
La corsa è un trionfo. Lucky prende lo steccato e non lo molla più. Vince con due lunghezze dal secondo. Al bookmaker lo pagano 10 a 1.
Nicolette è contenta. ‘ E’ stato bello incontrarti. Da tempo non passavo un fine settimana così. Fammi sapere dove alloggi a Trieste, magari vengo a trovarti.
Se vieni mi farà piacere, puoi chiedere di me all’ippodromo di Montebello’. Il loro non è un addio, ma un arrivederci’.
Cristina Rossi è nata a Milano nel 1890. Ha il physique du role dell’insegnante. Incontrandola viene spontaneo rivolgersi a lei con un ‘ Buongiorno professoressa.’Occhiali, capelli grigi, tailleur pantaloni classico, portamento eretto, un’eleganza naturale, non ricercata. Laureata in fisica al politecnico di Milano con il massimo dei voti, ha partecipato alla fondazione dell’Abacus, si è sposata e ha seguito il marito per un anno negli Stati Uniti. Ha due figli, è separata. Da 30 anni dirige la scuola di Novate Milanese. Senza clamori ha preso subito decisioni ‘clamorose’.Ha assunto come bidello un giovane senegalese, ha introdotto lo studio delle lingue, francese e inglese. Perciò ha assunto la maestra Agostina. Avvicinandosi l’età della pensione,ha nominato vice direttrice proprio la maestra Agostina.
Uno stile di vita irreprensibile. Ma anche la direttrice Cristina Rossi ha il suo lato oscuro- Le piace bere. Con l’amica Fulvia Kanizsa, di origine ungherese, si ritrovano a fare solenni bevute, a casa dell’una o dell’altra, a suon di Egeszegedre ( cin cin in ungherese). Può essere un nuovo metodo per apprendere le lingue.
Con l’avanzare dell’età la direttrice è diventata meno severa, conosce la storia di Greta, sa quanto è importante per lei il rapporto con Anton e , quindi, ne sopporta la presenza. Per ringraziarla Anton le offre un diamante. La direttrice rifiuta, a malincuore, perché vale almeno una decina di casse di buon tocai.
L’ispettore Mirco prende un appuntamento a scuola. Non ha molte cose da chiederle. La scheda dei vigili novatesi sulla direttrice è esauriente, pur non menzionando gli Egeszegedre notturni. L’ispettore chiede alla direttrice di parlarle delle maestre, di Agostina in primo luogo e delle altre. In particolare di Isa Cipriani, una maestra, prossima alla pensione, arrivata da Sarteano.
Questo crescente andirivieni da Sarteano, complica la conduzione dell’indagine, introduce sempre nuovi potenziali possessori dei diamanti, tutti con qualche motivazione. Isa Cipriani, per esempio è una assidua viaggiatrice, un moto perpetuo nonostante l’età.
E, si sa, i viaggi costano.
L’ispettore Micco ha ormai completato il puzzle. Boris non ha scampo. Bisogna solo convincerlo a confessare, La salumeria è chiusa. Mirco sale in casa, accompagnato da due agenti. Pensano di trovarlo armato fino ai denti. La porta è socchiusa. Boris li ha sentiti arrivare, Avanti grida entrate pure!
E’ in poltrona con in mano un bicchiere di cognac. Li accoglie con un ghigno feroce. I poliziotti entrano. Boris, la dichiaro in arresto’ ‘ ha, ha non avete un becco di prova per farlo, se non quel po’ di tallio che avete trovato nella perquisizione, l’altro giorno ma lei sa bene, ispettore, che non può costituire una prova.
Qui si sbaglia, replica Mieco, ‘ abbiamo numerosi testimoni, che venivano in salumeria a prendere ogni giorno il panino avvelenato che lei preparava per Anton.
‘ Vedremo in tribunale che cosa sarete capaci di provare per condannarmi.’.
Mirdo con voce sprezzante : Le conviene una condanna in Italia, starà meglio che nelle carceri sovietiche. Hanno fatto ruchiesta di estradizione per i numerosi crimini che ha commesso nell’’ oblast di Odessa
Boris impallidisce, vuota d’un sorso il bicchiere: ‘ Non potete consegnarmi ai boscevichi, non esistono accordi di estradizione fra Italia e Russia
E vero,dice Mirco , mentendo spudoratamente ‘ ma abbiamo avviato la procedura diplomatica. Boris bestemmia e si arrende. Vanno in questura a verbalizzare la confessione di Boris.
Sono un soldato ‘ inizia Boris’ ho combattuto i bolscevichi negli anni 1919. 1920 e di ciò anche l’Italia dovrebbe essermi grata. Ho lottato per la democrazia e per salvare la Russia dall’onta della pace di Brest Litowsk.’
L’ispettore Mirco lo blocca ‘ Non siamo qui per parlare di storia, bensì dell’omicidio di Anton. Avanti’
Boris racconta l’incontro con il conte Rostov a Budapest. L’incarico ricevuto di recarsi in Italia per acciuffare quel furfante di Anton , accusato di aver rubato i diamanti. ‘ Il conte mi diede una bella somma e mi promise altrettanti soldi a completamento della missione, il cadavere di Anton e il sacchetto di diamanti. Da Budapest arrivai a Modena. Il resto lo sapete già’ L’ispettore Mirco incalza: ‘ Devi dichiarare che per una settimana hai avvelenato i panini con il tallio. Boris ha un motto di stizza, ma confessa.
Trieste è il porto principale dell’impero asburgico. E’la seconda città dell’impero dopo Vienna. La fine della guerra segna l’inizio della sua decadenza. A Trieste convivono pacificamente diverse etnie e religioni. Austriaci, Greci, Libanesi ed Egiziami, Sloveni, Croati,ecc La sinagoga di Trieste, inaugurata nel 1912, è considerata tra i maggiori edifici di culto ebraici in Europa, seconda per dimensione solo al Tempio di Budapest. Il tempio della Santissima Trinità e di San Spiridione la chiesa della comunità serbo-ortodossa di Trieste, si affaccia maestoso sul Canal grande. La Basilica di San Silvestro (XI/XII sec), sede delle Comunità Evangeliche Elvetica e Valdese. è la più antica chiesa di Trieste.
Trieste è un centro culturale importante, Qui vivono Italo Svevo, James Jotce, Umberto Saba. Qui trovano rifugio nobili decaduti austriaci, russi, ungheresi. Fra questi la contessa Anga , occhi di smeraldo, già proprietaria di un’importante scuderia in Russia e assidua frequentatrice dell’ippodromo.
L'ippodromo di Montebello si trova nella zona nord della città., su un'area di circa 85.000 metri quadrati. La pista da corsa, lunga 800 metri ad un metro dalla corda interna, ha una larghezza massima di metri 19 ed una minima di 15 (alla curva delle scuderie). La pista di allenamento, lunga 680 metri, si trova concentricamente all'interno di quest'ultima. Il recinto del pubblico contiene circa 10.000 spettatori, con 2.000 posti a sedere.
La contessa Anga ,appena apprende la notizia dell’arrivo di Anton Finn a Trieste, la comunica subito a tutti gli amici. L’ippodromo è pieno quando Anton si presenta e vince, acclamato dalla folla.
Arrivato a Trieste, Anton sistema i cavalli e si separa da Ansoumane, consegnandogli metà dei soldi ricavati dalla vendita del diamante a Lubjana. Il loro è stato un bel sodalizio. Da solo Anton non sarebbe arrivato fino a Trieste.
Anton acquista un puledro. Lo allenerà qui a Trieste in modo che sia pronto per correre a Milano.E’ più volte ospite della contessa Anga, dove si ritrovano i nobili russi. L’ippica è ovviamente l’argomento prediletto.
Anton continua a vincere. E’ ricco. Ha preso dimora all’hotel Savoia, sul lungomare. E’ lì arriva Nicolette, senza preavviso. Trova Anton in dolce compagnia della nipote della contessa. Ritorna a Lubjana maledicendolo. Anton trascorre un anno a Trieste. In trionfo, coccolato dall’elite della società triestina. Anton non si è mai occupato di politica, ma il fascismo violento che cresce a Trieste non gli piace. Decide quindi di trasferirsi a Milano all’inizio del 1922..
La storia di Anton dal 1922 al 1945 potrebbe essere parafrasata con la famosa espressione:dalle stelle alle stalle
L’ippodromo di San Siro è enorme. Tre volte quello di Trieste. Sul piazzale antistante si erge Il Cavallo di Leonardo, la statua equestre più grande al mondo. A fianco del galoppatoio ci sono la pista del trotto e le piste da allenamento. I box dei cavalli sembrano piccoli chalet. Dietro ai box lungo un viale alberato, chiuso al traffico, una schiera di villette ospita una folla di stallieri, groom, maniscalchi ecc
Anton Finn viene accolto da trionfatore con i suoi due cavalli, Lucky e il puledro Lev. Prima di lasciare Trieste Anton ha venduto Argento. Anton acquista due costumi nuovi , Elegantissimo si presenta alla villa del conte Orsi. Raggiungono subito un accordo. Trascorrerà una settimana al mese nella tenuta dei Prati del Fogliano, a sud di Anzola Emilia e due volte al mese correrà con i cavalli dell’allevamento. Il compenso è sontuoso.
Gli anni ’20 passano all’insegna di vittorie, donne e champagne.
Nell’ambiente di San Siro le gelosie sono all’ordine del giorno. Alcuni fantini prendono di mira Anton. Gli presentano Manila, una loro complice bellissima, dalla lunga chioma bionda. Anton, ammaliato dal suo fascino, viene irretito. In una bisca clandestina, perde jn pochi giorni una fortuna al chemin de fer.
Per far fronte ai debiti vende i cavalli. Si presenta ubriaco alla partenza con i cavalli del conte Orsi. Alla vigilia della guerra, nel 1939, viene licenziato. Ha appena 50 anni, ma sembra vecchio. Nessuno crede più in lui, né gli fa credito.
Si trascina all’ippodromo Qui incontra don Mario, abituale frequentatore . Lo convince a trasferirsi a Novate Milanese, una verde cittadina dell’hinterland milanese, dove approda alla fine della guerra
Sarteano è già gemellato con una cittadina della Puglia e con una cittadina tedesca. Il giovane sindaco Francesco Landi sogna di estendere i rapporti con altre regioni d’Italia. Guarda in particolare al Nord.
Alcuni concittadini, il dottor Betti, l’ispettore Mirco, lo stesso parroco don Mario, vanno e vengono da Novate Milanese e ne raccontano le meraviglie. Cittadina aperta all’accoglienza di barboni e neri d’Africa. Da ben 30 anni il bidello della scuola è un senegalese. Sarebbe auspicabile che i sarteanesi, poco propensi all’accoglienza, frequentassero questa cittadina del Nord.
Sarteano è un Comune politicamente atipico. Il segretario del circolo PD, Mattia Nocchi, giornalista, dice il vero affermando che a Sarteano il sindaco è stato eletto con il 74% dei voti, ma non dice che il PD raccoglie solo la metà di questi voti.
Com’è possibile ? Francesco piace, ha una faccia simpatica, ispira fiducia, potrebbe essere il testimonial della Galbani ( Galbani vuol dire fiducia), piace soprattutto alle donne, per cui è probabile che molte donne di famiglia leghista nel segreto dell’urna, abbiano votato per lui. Ai giovani piace il suo progetto di gemellaggio con Novate Milanese, di cui hanno tanto sentito parlare.
Francesco è sposato con Monica, ma si mostra raramente in pubblico con lei, forse per lasciar sognare l’elettorato femminile.
E’ arrivato finalmente il momento di sancire questo gemellaggio. Francesco e Monica arrivano a Novate Milanese con la delegazione sarteanese, di cui fa parte anche la giovane non più giovane Rosanna Pugnalini, primo sindaco donna di Sarteano. E’ la sera che precede la morte di Anton. Sono tutti ospiti del sindaco Carlo Ghezzi.
Carlo Ghezzi è un furbacchione. E’ sposato con Cesarina, ormai sessantenne. Alla cerimonia del gemellaggio, fa un discorso proiettato verso il terzo millennio: Noi rappresentanti di Novate Milanese e Sarteano, diamo l’esempio di un nuovo gemellaggio, più forte, più intenso. Come gli esquimesi, apriamo le nostre porte e offriamo ai nuovi amici la nostra moglie, e, così dicendo, guarda Monica.
Inizia una nuova era. Don Mario acquista due pullman per la nuova linea da Sarteano a Novate Milanese. Un successone. Nelle parrocchie congiunte di Sarteano e Novate Milanese aumentano le nascite . Forse hanno trovato la soluzione all’annoso problema del calo delle nascite.
Don Mario riceve le congratulazioni dalla Curia e anche dal Vaticano.
L’ispettore Mirco ha concluso brillantemente l’indagine. Boris è stato condannato a 15 anni di carcere. Gli sono state concesse le attenuanti. Il delitto è stato commesso per conto terzi, Boris era convinto di dare la caccia a un furfante che si era impadronito dei diamanti della famiglia dei conti Rostov. L’avvocato difensore ha persino insinuato nella giuria il dubbio che Boris abbia usato il tallio non per uccidere Anton, ma per renderlo incapace di difendersi. Ma chi ha preso i diamanti ? Il bidello Demba, la maestra Agostina, i coniugi Restelli?
Bisogna aprire una nuova indagine ?
L’ispettore Mirco ritorna a Novate Milanese e convoca Greta in parrocchia. Chi può
essere il ladro dei diamanti ?
Don Mario sorride e dice: ‘ Non c’è nessun ladro. Anton, sentendo che la fine era vicina, ci chiamò, Greta ed io. Ho avuto una vita avventurosa e spregiudicata. Ho commesso molti peccati, ho fatto soffrire molte persone, ho dilapidato una fortuna.
Finalmente mi è dato di fare una buona azione. Ecco i diamanti che mi sono rimasti.
Metà per lei don Mario, per finanziare le attività della parrocchia, metà per te Greta,
perché tu possa avere un futuro migliore. Chiamate questo numero a Lubjana, vi
risponderà Nicolette. Ditele che Anton è morto , le chiede perdono e avete voi i suoi
diamanti. Verrà certamente e ve li comprerà. Lei sa il loro valore. Vi voglio bene’
Così si è congedato Anton. L’ispettore Mirco se ne va ridendo: ‘ chi ha inventato la
storia dei diamanti? Non sono mai esistiti !!!’.